Michela ZanarellaSale il numero delle persone intolleranti al glutine, un vero e proprio 'boom', diffuso ormai su scala globale: una dieta 'gluten free' è l'unica terapia, ma prevenzione e informazione sono necessarie per rendere meno gravosa la quotidianità di chi ne soffre

Sono aumentati di oltre il 15% in due anni, tra il 2012 e il 2014, i celiaci in Italia. E la cifra complessiva è quasi raddoppiata negli ultimi 7 anni. Continuano a crescere soprattutto le diagnosi, che hanno raggiunto quota 172 mila. L'ultima relazione sulla celiachia consegnata dal ministero della Salute al parlamento indica come la maggior parte delle persone che ne risulta colpita viva, prevalentemente, nel nord'Italia. La Lombardia è in testa alla classifica con un 17,7%, seguita dal Lazio con il 10% e dalla Campania con il 9% dei casi. A essere malati sarebbero almeno 600 mila italiani, ma una buona parte di questi ancora non sa di esserlo. Gli intolleranti al glutine sono sempre di più e non si tratta di allergia o sensibilità: la celiachia è una malattia autoimmune, che si sviluppa in individui geneticamente predisposti. In percentuale maggiore colpisce le donne; il 90% dei censiti sono adulti; i bambini sono comunque la categoria più a rischio. Stanchezza cronica, vomito, diarrea e problemi ossei sono solo alcuni dei sintomi che si manifestano. Considerata una malattia sociale, poiché investe le famiglie, la scuola, il mondo del lavoro e le strutture sanitarie, tale patologia necessita di un'adeguata e, per ora, unica terapia per contrastarla: l'assunzione di alimenti 'sicuri', 'gluten free'. Anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è celiaca e ha dichiarato recentemente che "è buona regola iniziare dall'educazione alimentare, senza allarmismi e senza medicalizzare la dieta, affiancata da una corretta analisi dell'etichetta". A svolgere attività di sostegno e supporto costante ai celiaci sul territorio della regione Lazio, sin dal 1979 è Aic Lazio, l'associazione italiana celiachia con sede in Roma. L'organizzazione consiglia e informa tutte le strutture pubbliche e private, tra cui ristoranti, alberghi e gelaterie, per un servizio sicuro. La presidente, Paola Fagioli, ha scoperto di essere celiaca a 48 anni e da oltre 10 è impegnata, attraverso l'associazione, a rendere la vita dei celiaci più semplice, puntando sulla qualità del cibo e, quindi, sulla salute. La incontriamo per conoscere meglio questa realtà.

Paola Fagioli, la celiachia è una malattia sempre più diffusa: in Italia si registrano circa 172 mila casi. In cosa consiste, quali sono le cause e i sintomi e a cosa è dovuto, secondo lei, questo incremento notevole?
"La celiachia è un'infiammazione cronica dell'intestino tenue che si manifesta nei soggetti geneticamente predisposti, a seguito dell'ingestione di glutine. Essa può avere sintomi sia di tipo intestinale che extra-intestinali, come nella variante cutanea cosiddetta 'Dermatite erpetiforme' o tramite l'associazione con altre patologie autoimmuni, spesso geneticamente correlate alla celiachia stessa. La celiachia non diagnosticata, quindi non trattata, può portare a complicanze anche drammatiche come il linfoma intestinale. A livello epidemiologico, stiamo assistendo a una crescita annuale delle diagnosi di circa il 10% dovuta a diversi fattori, come la maggiore sensibilità della classe medica alla malattia, ma anche la disponibilità di mezzi di diagnosi, sempre più sensibili e altamente tecnologici. Aic si è molto impegnata a sensibilizzare i medici di base per facilitare il processo di diagnosi, ma risultano essere ancora 7 su 10 i celiaci non diagnosticati".

Attraverso quali strumenti avviene la diagnosi?
"Per avere una diagnosi corretta è necessario rivolgersi alle strutture ospedaliere accreditate presso la Regione Lazio per la celiachia. A seguito di un'attenta visita specialistica, il medico prescriverà gli esami necessari per arrivare a una diagnosi, partendo proprio dal dosaggio di 'IgA totali' e anticorpi antitransglutaminasi o antiendomisio (anticorpi e auto-anticorpi marcatori della patologia, ndr) come suggerito sia dai protocolli delle varie società scientifiche, italiane e straniere, sia dallo stesso ministero della Salute. Nel caso in cui gli esami avessero un valore positivo, nell'adulto verrà eseguita una biopsia duodenale che, invece, nel bambino, in particolari circostanze, si può evitare. È importante che i test vengano eseguiti mentre il soggetto segue una dieta contenente glutine. Escludendo il glutine dall'alimentazione, infatti, si corre il rischio di risultare negativi a qualunque esame, non perché si sia effettivamente guariti, ma semplicemente per via dell'esclusione della sostanza che provoca la malattia".

Ma cosa succede se un celiaco ingerisce glutine?
"Se il celiaco che non sa di esserlo ingerisce più di 50 mg al giorno di glutine, attiva una serie di reazioni immunologiche che provocano dei danni, il più noto dei quali è l'atrofia dei villi della mucosa intestinale, anche senza una evidenza dei sintomi".

Ci spiega perché è considerata una malattia sociale e prevalentemente femminile?
"La malattia celiaca è ritenuta sociale e non più 'rara' perché le diagnosi rappresentano, ormai, l'1% della popolazione e questo corrisponde alle caratteristiche epidemiologiche definite dal ministero della Salute per definirla 'sociale'. Predilige il sesso femminile con un rapporto di 2/1 rispetto a quello maschile, anche perché la patologia autoimmune a cui appartiene la celiachia è tipicamente femminile".

Per curarla serve una dieta adeguata e le offerte alimentari sono ormai svariate e sono sempre di più i prodotti 'gluten free': la vostra associazione come opera in questo senso?
"Aic si occupa di monitorare i processi produttivi dei prodotti senza glutine, al fine di tutelare la salute dei celiaci. A maggior garanzia, ha creato anche il marchio 'Spiga Barrata', che le aziende produttrici possono richiedere e apporre sulle confezioni di prodotti. Tutti gli alimenti senza glutine vengono inseriti nel prontuario degli alimenti. Inoltre, l'associazione si occupa della formazione sulla gestione del senza glutine, con riferimento a ristoratori, albergatori e a tutte le strutture pubbliche e private che offrono servizio di ricezione. Tutte le strutture che desiderano offrire regolarmente questo servizio possono aderire alla rete 'Alimentazione Fuori Casa' di Aic. Il team dei tutor dell'associazione monitora periodicamente i locali formati e valuta, di volta in volta, il rispetto dei parametri di sicurezza fissati. E' disponibile anche una App, 'AIC Mobile', scaricabile gratuitamente, la quale offre sia la possibilità di trovare i locali che fanno parte del progetto 'Alimentazione Fuori Casa', sia di consultare il prontuario on line".

Come rispondono le attività di ristorazione alle richieste di piatti appositi per celiaci?
"All'inizio c'era molta diffidenza da parte dei ristoratori, soprattutto per questioni di disinformazione. Negli ultimi tempi, invece, l'interesse da parte loro è in crescita, in conseguenza anche della crescita della domanda. Ora è necessario porre attenzione a chi, con superficialità, pensa di essere in grado di gestire un cliente celiaco, senza avere le opportune conoscenze".

Dalla celiachia si può guarire? E quali sono i rischi in caso di interruzione della cura?
"La celiachia è una malattia genetica dalla quale, almeno per il momento, non si può guarire. Più esattamente, si torna in salute escludendo rigorosamente il glutine e ci si ammala di nuovo se lo si reintroduce. Interrompere la dieta significa esporsi a diverse complicanze infiammatorie e non, talora con conseguenze molto severe per la qualità di vita".

Chi scopre di essere affetto da celiachia come si deve comportare e a chi si può rivolgere?
"Invitiamo tutti i diagnosticati a seguire le indicazioni del medico di riferimento e, a questo proposito, consigliamo di rivolgersi ai centri accreditati da ogni singola regione. E' importante, inoltre, contattare quanto prima l'Aic per avere tutte le informazioni su come orientarsi riguardo ai prodotti in commercio, ricevere consigli pratici per quando ci si trova a dover mangiare fuori casa e confrontarsi con gli esperti del settore. Altro gesto fondamentale è il sostegno all'associazione: soltanto grazie al supporto dei sostenitori potremo continuare a tutelare i diritti acquisiti e cercare di migliorare la qualità della vita dei celiaci, aiutando la ricerca scientifica".

Qual è l'andamento della patologia su scala europea?
"La celiachia è la più frequente intolleranza alimentare a livello globale. La prevalenza in Europa nella popolazione adulta è pari all'1%, con un intervallo di variabilità che va dallo 0.2% della Germania al 2-3% della Finlandia e della Svezia. Stesso dato interessa anche altri Paesi del mondo, come per esempio l'India. Negli Stati Uniti, la prevalenza si assesta intorno all'1% come in Europa. Scende attorno allo 0.6% e allo 0.8% rispettivamente in Centro e sud America, per fermarsi allo 0.5% nel continente oceanico. Un'area geografica del pianeta caratterizzata da forte disomogeneità è l'Africa: i dati della prevalenza variano tra lo 0.5% dell'Egitto e l'1% della Libia, ma troviamo anche la popolazione con la più alta prevalenza di celiachia al mondo, i Saharawi: 5-6% nell'area di confine tra Mauritania, Marocco e Algeria. Ciò può essere attribuito sia all'elevato consumo di alimenti contenenti glutine (cous-cous), sia a una genetica favorevole. Per molto tempo, la celiachia risultava essere un problema esclusivo dei Paesi occidentali, ma oggi, come dimostrano i dati, sappiamo che non è più così. Alcuni fattori, in particolare la globalizzazione dei consumi alimentari, hanno reso la celiachia una delle patologie croniche più diffuse in tutto il mondo".


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio