Se la vita fosse una partita di calcio e la tutela del patrimonio culturale una competizione prestigiosa, a vincere la 'finale' con un bell'1 a 0 sulla Repubblica italiana sarebbe - anche questa volta - un ente privato, nella fattispecie Bulgari, che di recente ha finanziato una complessa opera di restauro su un celebre monumento della capitale: un intervento che, seppur necessario, senza uno sponsor di tal 'peso' non sarebbe mai stato avviato né portato a compimento in tempi così brevi Lo scorso
23 settembre, la celebre
scalinata di Trinità dei Monti a
Roma è tornata a brillare dopo lunghi lavori di restauro conservativo. In un
'post' su
Facebook, la
'pentastellata' neosindaca capitolina,
Virginia Raggi, ha scritto a tal proposito che
"uno dei più grandi gioielli artistici del mondo è tornato al suo immenso splendore e sarà pienamente fruibile ai cittadini". Per festeggiare il restauro, avviato, a dire il vero, dalla precedente Giunta di
Ignazio Marino, è stato organizzato un grande evento in
piazza di Spagna, con il concerto dell'orchestra
dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro
Antonio Pappano, cui hanno partecipato una rappresentanza delle cittadine e dei cittadini romani e dieci detenuti del
carcere di Rebibbia, impegnati in attività di volontario a titolo gratuito per la città e per i cittadini di
Roma. "Per questo intervento", ha aggiunto
Virginia Raggi, "dobbiamo ringraziare la Maison Bulgari, che si è fatta promotrice del restauro di uno dei simboli di Roma, consolidando così quella collaborazione virtuosa tra pubblico e privato oggi quanto mai necessaria per valorizzare e rendere pienamente attrattivi i beni storici, artistici e archeologici della nostra città". Bene: è proprio sul concetto di
"collaborazione virtuosa tra pubblico e privato" che vorremmo, per un attimo, soffermarci. Pur apprezzando le significative e beneauguranti parole del
sindaco Raggi, che ha parlato della necessità di curare e tutelare il patrimonio artistico capitolino, è lecito porsi qualche quesito sulla natura di una simile collaborazione, che ci sembra stia cominciando a diventare
'squilibrata' e
'impari'. Soprattutto quando
il privato, sempre più frequentemente, finisce per sostituirsi al
pubblico nella tutela dei beni culturali e ambientali che, secondo la
Costituzione, dovrebbe essere appannaggio dello Stato
(art. 9 C.). A conti fatti, in questo caso (ma non solo) è stata
Bulgari a mettere sul '
tavolo' i fondi necessari all'effettuazione dei lavori: ben
1,5 milioni di euro investiti per un restauro progettato in base a un accordo siglato dall'ex sindaco
Ignazio Marino e la sovrintendenza capitolina, all'epoca presieduta da
Claudio Parisi Presicce, con l'amministratore delegato della Maison,
Jean-Christophe Babin. Una storia, tra l'altro, già vista e rivista. Sempre
Marino, infatti, aveva firmato, nel
2015, un accordo con
Fendi per il restauro della
Fontana di Trevi: un intervento di oltre
2 milioni di euro conclusosi il
3 novembre 2015 dopo
17 mesi di lavori, con un'apertura a ulteriori
'sponsorizzazioni' per altri restauri: quello delle
Fontane del Gianicolo; del
Mosé; del
Ninfeo; del
Pincio e del
Peschiera. Da
Biagiotti, con le
Fontane di piazza Farnese e la
Scala Cordonata del
Campidoglio, all'impegno di
Tod's per il restauro del
Colosseo, fino all'intervento conservativo del
Palazzo della Civiltà italiana all'Eur e del complesso delle
Quattro Fontane da parte, ancora una volta, di
Fendi, sono stati numerosi, negli ultimi anni, gli esempi di
'sponsorizzazioni alla moda'. Lodevoli iniziative, sia chiaro, ma comunque rivolte a beni molto conosciuti e con un grande
'ritorno d'immagine', spesso immortalati nella memoria cittadina da targhe e invasivi manifesti pubblicitari. A tal riguardo, alcune domande sorgono spontanee: in un prossimo futuro, quali effetti potrà produrre il fenomeno crescente delle sponsorizzazioni private sulla tutela del patrimonio culturale italiano? E cosa accadrà, col tempo, a quei monumenti meno noti, quindi meno appetibili a livello pubblicitario poiché non destano il medesimo interesse della
Fontana di Trevi e della scalinata di
Trinità dei Monti, se lo
Stato, per la manutenzione dei beni culturali e ambientali, continuerà ad affidarsi quasi esclusivamente
al denaro dei privati?