Serena Di GiovanniDispiace dedicare questo spazio, gentilmente concesso dalla direzione al fine di augurare una serena pausa estiva ai propri lettori, per muovere delle critiche. Ma dobbiamo dirlo: il Paese è fermo. E non servivano nemmeno i dati trimestrali dell'Istat per certificarlo: lo si poteva percepire anche a 'naso'. Quel che spiace maggiormente è che si pensava che Matteo Renzi avrebbe lasciato la gestione dell'economia allo stimato ministro Pier Carlo Padoan. Invece, la linea economica dell'esecutivo, che doveva passare attraverso un forte piano 'keynesiano' di opere pubbliche le quali, a loro volta, avrebbero dovuto 'risvegliare' il settore privato, è stata una continua sintesi di 'bonus' e salvataggi bancari, spot elettorali e 'contorsionismi' per tenere insieme questo e quello. E' la vecchia politica dei 'pannicelli caldi' di democristiana memoria: serviva ben altro. In un'economia ancora fortemente dominata dalle aziende pubbliche, in cui l'imprenditoria privata, nella maggior parte dei casi, è 'piccola' se non addirittura 'familiare', l'unica accelerazione poteva provenire dallo Stato. Se non ci sono investimenti non può esserci risparmio, né alcuna politica dei redditi. E nemmeno la possibilità di andare a ridurre il nostro debito pubblico. Quella dei 'pannicelli caldi' è una politica economica di mero 'tamponamento', che non 'aggancia' alcuna ripresa. Ovvero, proprio ciò che il Governo aveva promesso di fare, andando a 'spodestare' il 'buon' Enrico Letta. La politica delle 'mancette' non possiede certamente quell'ampio 'respiro programmatico' che servirebbe al Paese: lo scrisse già Ugo La Malfa nel 1961 e lo abbiamo spesso ribadito anche noi. Se il mercato, per come lo s'intende qui in Italia, è quello dei 'cartelli', delle relazioni amicali e delle 'raccomandazioni', in cui si continua a far finta di non comprendere che vi sono delle evidenti 'barriere d'entrata' - in molti casi anche nel settore pubblico, attraverso il discutibile 'escamotage' dei bandi di concorso 'ritagliati su misura' - l'unica mossa di rilancio non poteva che provenire dal Governo. Il quale non può certo limitarsi a svolgere un ruolo di 'croupier da casinò'. Sono cose che s'insegnano al primo anno di Economia e commercio. E che la nostra testata sostiene sin dal convegno di Pesaro sulle liberalizzazioni, tenutosi nell'autunno del 2010. Le privatizzazioni non hanno dato gli esiti sperati e, il più delle volte, hanno generato nuove forme di 'piraterìa' finanziaria, 'svendite' a basso costo, trattamenti di favore per soggetti 'stracolmi' di debiti. Il Governo Renzi era nato per evitare uno 'tsunami': ebbene, sappia che la sua 'mission' è fallita. Si avvicina l'ora in cui dover indossare il 'salvagente' e, certamente, non per motivazioni 'balneari'. Buon Ferragosto, Italia.


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Roberto - Roma - Mail - giovedi 18 agosto 2016 2.17
Non ci sono le risorse per un piano di grandi opere pubbliche: č perfettamente inutile pensare di uscire dalla crisi con i vecchi metodi. Bisogna lavorare e basta. Tutte le altre opzioni sono utopiche.


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