Michela ZanarellaE' allarmante la situazione negli ospedali del nostro Paese: sono stati 163 i decessi per errori o sottovalutazioni negli ultimi dieci mesi, la maggior parte concentrati nel meridione. In media, si verifica un errore ogni due giorni. Una realtà drammatica, che rivela la discutibile funzionalità del nostro sistema sanitario nazionale sul territorio. Secondo un report del Simes (Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità, ndr) tra il 2005 e il 2012 sono state circa 2 mila le 'gaffes' mediche. Il caso di Lucca, per esempio, dove a un uomo è stato asportato il rene sano anziché quello malato, non è affatto isolato: nel giro di pochi anni sono state ben 26 le operazioni su parti del corpo sbagliate. E in altri 159 casi è stato lasciato materiale operatorio all'interno del paziente, tanto da procurare un ulteriore intervento. Sono eventi dovuti a fatalità, superficialità o negligenza dei medici? I dati ci mostrano un quadro inquietante: sono circa 15 mila i 'camici bianchi' indagati per errori. Tuttavia, se da una parte è giusto sottolineare ciò che non va nel personale medico, dall'altra bisogna anche valutare l'organizzazione della struttura stessa, spesso in difficoltà per carenza di figure professionali, per turni massacranti, attrezzature non idonee e diagnosi individuate con ritardo. Se poi ci aggiungiamo le 471 'cadute fatali' che hanno provocato la morte o gravi danni alle persone, oltre ai 285 suicidi dei pazienti, con 135 casi di decessi o danneggiamenti non previsti a seguito di interventi chirurgici, bisognerebbe fermarsi una attimo per cercare di comprendere quali siano le cause di questi 'picchi negativi', che diventano spesso irreversibili. Secondo una ricerca dell'associazione 'Salute e Società Onlus' e dell'ospedale 'San Giovanni Addolorata' di Roma, su otto milioni di ricoveri, in Italia ogni anno si contano 320 mila casi di danni al paziente, con conseguenze di diversa gravità. Danni che potrebbero, in qualche modo, essere evitati. In 2 casi su 3, gli errori sono dovuti a problemi gestionali della struttura ospedaliera, mentre solo un terzo è provocato dal personale sanitario. Negli ultimi 25 anni, il numero di denunce per 'malasanità' ha raggiunto, qui da noi, un incremento del 300%: sono circa 12 mila le cause in corso, per un ammontare di 2,5 miliardi di euro di richieste di risarcimento. Dai decessi legati al parto, fino alla morte per alterazione dovuta a errata terapia farmacologica, oltre alle reazioni per trasfusioni di sangue incompatibile o alle 'sviste' verificatesi in sala operatoria, è evidente che gli errori, in medicina, arrivano a causare più vittime degli incidenti stradali. La maglia 'nera' per 'malasanità' spetta alla Calabria; seguono la Sicilia e il Lazio. La regione più virtuosa sono le Marche, dove non risulta registrato alcun decesso per errore. Chi si trova a essere bersaglio di uno sbaglio grave in ospedale, spesso non sa a chi rivolgersi e come affrontare il problema. Infatti, solo un altro medico può verificare l'errore di un collega. Ecco, allora, che diventa necessario rivolgersi a un avvocato che, con l'aiuto di un medico legale, può verificare se esista o meno l'errore. E' di fondamentale importanza avere tutta la documentazione e la cartella clinica per chiedere assistenza. Per aiutare i pazienti in difficoltà è nata, nel 2002, l'associazione 'Vittime degli errori medici', che promuove e sostiene iniziative e attività allo scopo di prevenire ogni sorta di disagio, fornendo un rapporto costante tra medico e paziente nella tutela della salute della singola persona. Ad affrontare in un libro la delicata tematica della 'malasanità' con 'sguardo critico' c'è da segnalare il lavoro di Giovanni Del Giaccio, dal titolo 'Sangue sporco', edito da Giubilei Regnani: quindici testimonianze 'choc', ben documentate, sulle trasfusioni di sangue di dubbia provenienza che hanno trasmesso Hiv ed Epatite C, o che veniva utilizzato nelle strutture ospedaliere senza garantire la sorveglianza e la giusta tutela del paziente che necessitava di cure. Una 'indifferenza' che ha rappresentato un vero e proprio atto criminale e di corruzione, spesso inosservato. Tutto ciò fa emergere lo 'scandalo' di una sanità che danneggia le vittime di imprecisioni mediche, che avvengono per evidente superficialità. Sono storie di uomini e donne che non sono stati minimamente risarciti del danno subito e che attendono giustizia. Ma cosa ha inciso a incrementare la 'malasanità'? La crisi economica ha contribuito a rendere più fragile il sistema sanitario italiano: i 'tagli' continui e 'lineari' sono stati uno dei fattori dominanti, che hanno gravato sull'andamento generale del modello sanitario italiano. Ma oltre ai fattori politici, però, ci sono anche quelli demografici: anche se siamo un popolo longevo, molti anziani stanno trascurando la propria salute poiché non possono accedere alle cure necessarie per mancanza di risorse monetarie. In un Paese che invecchia più degli altri, il numero dei decessi è in crescita per una tipologia di efficienza della nostra sanità a 'macchia di leopardo', che spesso non è in grado di rispondere alle esigenze della popolazione anziana. Altro elemento da prendere in considerazione è il cambiamento climatico, unito all'inquinamento, in cui siamo al primo posto in Europa per morti 'premature'. L'esposizione al biossido di azoto e ad altri composti organici riduce fortemente l'aspettativa di vita delle persone. Le 'micro-polveri sottili' hanno provocato circa 403 mila vittime nell'Unione europea: un vero e proprio 'killer'. I cittadini sono costantemente esposti a gravi rischi come malattie cardiache, problemi respiratori e, non ultimo, il cancro. L'inquinamento atmosferico ha provocato 84 mila 400 vittime solo nel 2012 e, nei prossimi vent'anni, le cifre potrebbero aumentare. Le politiche per la salute pubblica dovrebbero tener ben presente che i numeri sulle morti del nostro Paese non vanno sottovalutati: la sanità non dovrebbe essere considerate solo un 'costo' da ridurre, bensì una risorsa da valorizzare, per il bene di tutti.


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