E' allarmante la situazione negli
ospedali del nostro Paese: sono stati
163 i decessi per
errori o
sottovalutazioni negli ultimi dieci mesi, la maggior parte concentrati nel meridione. In media, si verifica
un errore ogni due giorni. Una realtà drammatica, che rivela la
discutibile funzionalità del nostro sistema sanitario nazionale sul territorio. Secondo un report del
Simes (Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità,
ndr) tra il
2005 e il
2012 sono state circa
2 mila le
'gaffes' mediche. Il caso di
Lucca, per esempio, dove a un uomo è stato asportato il rene sano anziché quello malato, non è affatto isolato: nel giro di pochi anni sono state ben
26 le operazioni su parti del corpo
sbagliate. E in altri
159 casi è stato lasciato
materiale operatorio all'interno del paziente, tanto da procurare un ulteriore intervento. Sono eventi dovuti a fatalità, superficialità o negligenza dei medici? I dati ci mostrano un quadro inquietante: sono circa
15 mila i
'camici bianchi' indagati per errori. Tuttavia, se da una parte è giusto sottolineare ciò che non va nel personale medico, dall'altra bisogna anche valutare l'organizzazione della struttura stessa, spesso in difficoltà per
carenza di figure professionali, per
turni massacranti, attrezzature
non idonee e
diagnosi individuate
con ritardo. Se poi ci aggiungiamo le
471 'cadute fatali' che hanno provocato la morte o gravi danni alle persone, oltre ai
285 suicidi dei pazienti, con
135 casi di decessi o danneggiamenti non previsti a seguito di interventi chirurgici, bisognerebbe fermarsi una attimo per cercare di comprendere quali siano le
cause di questi
'picchi negativi', che diventano spesso irreversibili. Secondo una ricerca dell'associazione
'Salute e Società Onlus' e dell'ospedale
'San Giovanni Addolorata' di
Roma, su
otto milioni di ricoveri, in Italia ogni anno si contano
320 mila casi di
danni al paziente, con conseguenze di diversa gravità. Danni che potrebbero, in qualche modo, essere evitati. In
2 casi su 3, gli errori sono dovuti a problemi gestionali della struttura ospedaliera, mentre solo un terzo è provocato dal personale sanitario. Negli ultimi
25 anni, il numero di denunce per
'malasanità' ha raggiunto, qui da noi, un incremento del
300%: sono circa
12 mila le cause in corso, per un ammontare di
2,5 miliardi di euro di richieste di risarcimento. Dai decessi legati al parto, fino alla morte per alterazione dovuta a errata terapia farmacologica, oltre alle reazioni per trasfusioni di sangue incompatibile o alle
'sviste' verificatesi in sala operatoria, è evidente che gli errori, in medicina, arrivano a causare più vittime degli incidenti stradali. La
maglia 'nera' per
'malasanità' spetta alla
Calabria; seguono la
Sicilia e il
Lazio. La regione più virtuosa sono le
Marche, dove non risulta registrato alcun
decesso per errore. Chi si trova a essere bersaglio di uno sbaglio grave in ospedale, spesso non sa a chi rivolgersi e come affrontare il problema. Infatti, solo un altro medico può verificare l'errore di un collega. Ecco, allora, che diventa necessario rivolgersi a un avvocato che, con l'aiuto di un
medico legale, può verificare se esista o meno l'errore. E' di fondamentale importanza avere tutta la documentazione e la cartella clinica per chiedere assistenza. Per aiutare i pazienti in difficoltà è nata, nel
2002, l'associazione
'Vittime degli errori medici', che promuove e sostiene iniziative e attività allo scopo di prevenire ogni sorta di disagio, fornendo un rapporto costante tra medico e paziente nella tutela della salute della singola persona. Ad affrontare in un libro la delicata tematica della
'malasanità' con
'sguardo critico' c'è da segnalare il lavoro di
Giovanni Del Giaccio, dal titolo
'Sangue sporco', edito da
Giubilei Regnani: quindici testimonianze
'choc', ben documentate, sulle trasfusioni di sangue di dubbia provenienza che hanno trasmesso
Hiv ed
Epatite C, o che veniva utilizzato nelle strutture ospedaliere senza garantire la sorveglianza e la giusta tutela del paziente che necessitava di cure. Una
'indifferenza' che ha rappresentato un vero e proprio
atto criminale e di
corruzione, spesso
inosservato. Tutto ciò fa emergere lo
'scandalo' di una
sanità che danneggia le vittime di imprecisioni mediche, che avvengono per evidente
superficialità. Sono storie di uomini e donne che non sono stati minimamente risarciti del danno subito e che attendono giustizia. Ma cosa ha inciso a incrementare la
'malasanità'? La crisi economica ha contribuito a rendere più fragile il sistema sanitario italiano: i
'tagli' continui e
'lineari' sono stati uno dei fattori dominanti, che hanno gravato sull'andamento generale del modello sanitario italiano. Ma oltre ai fattori politici, però, ci sono anche quelli
demografici: anche se siamo un popolo
longevo, molti anziani stanno trascurando la propria salute poiché non possono accedere alle cure necessarie per mancanza di
risorse monetarie. In un Paese che invecchia più degli altri, il numero dei
decessi è in crescita per una tipologia di efficienza della nostra sanità a
'macchia di leopardo', che spesso non è in grado di rispondere alle esigenze della popolazione anziana. Altro elemento da prendere in considerazione è il
cambiamento climatico, unito
all'inquinamento, in cui siamo al
primo posto in Europa per
morti 'premature'. L'esposizione al
biossido di azoto e ad altri composti organici riduce fortemente l'aspettativa di vita delle persone. Le
'micro-polveri sottili' hanno provocato circa
403 mila vittime nell'Unione europea: un vero e proprio
'killer'. I cittadini sono costantemente esposti a gravi rischi come malattie cardiache, problemi respiratori e, non ultimo, il
cancro. L'inquinamento atmosferico ha provocato
84 mila 400 vittime solo nel
2012 e, nei prossimi vent'anni, le cifre potrebbero aumentare. Le politiche per la salute pubblica dovrebbero tener ben presente che i
numeri sulle morti del nostro Paese non vanno
sottovalutati: la sanità non dovrebbe essere considerate solo un
'costo' da ridurre, bensì una
risorsa da valorizzare, per il bene di tutti.