E' in scena fino al prossimo
15 maggio 2016, presso
l'Atir Teatro Ringhiera di
Milano, lo spettacolo
'Utoya', tratta dal saggio-inchiesta
'Il silenzio sugli innocenti' di
Luca Mariani (Ediesse edizioni), un giornalista, nostro caro amico, che sa fare bene il suo mestiere, che non si ferma alle prime risposte, che chiede, insiste, cerca e non si arrende. Lo spettacolo, che vede la regia di
Serena Sinigaglia imperniata attorno al toccante testo di
Edoardo Erba e l'interpretazione di
Mattia Fabris e
Arianna Scommegna, dopo il debutto al
Teatro Magnolfi di
Prato è stata una prima assoluta per la
'piazza' milanese. E' il
22 luglio 2011, siamo in
Norvegia. Anders Behring Breivik, il
'mostro', scatena
l'inferno: otto morti con un'autobomba a
Oslo e poi
69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell'isola di
Utøya, il
'paradiso nordico' sede storica dei campeggi estivi dei socialisti di tutto il mondo. Una strage, però, dimenticata:
"Leggevo il libro di Mariani", racconta
Serena Sinigaglia, "e mi chiedevo come fosse stato possibile che avessi dimenticato una strage tanto grave, avvenuta nel cuore di un'Europa in teoria in pace, in teoria unita. Avevo l'impressione che tutto fosse accaduto molti anni fa e invece era il 2011, l'altro ieri, insomma...". Sotto accusa la
narrazione dei media, distorta quando non faziosa e arbitraria. Una delle tante tragedie che
'pazzi' armati possono causare, "come quelle che succedono spesso negli
Stati Uniti. Insomma, quel genere di fatti che hanno a che fare con il disagio psichico, la violenza nelle nostre società e le patologie che ne derivano. Ti sembra di perdere la testa, ma poi passi oltre fino, appunto, a dimenticartene: niente di più sbagliato. Grazie al libro di Mariani", prosegue la regista,
"scoprivo che se di follia si era trattato, si trattava di tutto un altro tipo di follia e che la strage era stata pianificata per anni con lucidità e coscienziosità al limite del maniacale...". Breivik, dichiarato sano di mente, è finora l'unico condannato. Ma nulla è emerso sui suoi contatti, sul come si procurò le armi e l'esistenza, in
Europa, di una rete di estrema destra nazionalista, violenta, xenofoba: il libro di
Luca Mariani interpella tutti noi su questi angosciosi interrogativi.
"L'opera teatrale", spiega
Edoardo Erba, autore del testo,
"osservando tre coppie coinvolte in modo diverso in quello che stava accadendo, spalanca una nuova finestra di riflessione, che se non può dare al pubblico tutto il filo per uscire da quel labirinto, per lo meno a 'sprazzi' ne illuminerà alcune zone oscure, con la luce della poesia".