Annalisa Civitelli"Urge grandezza, non mania di grandezza. Urge andare dentro le cose, andare oltre. Urge altro. Urge fantasia. ...e che nessun Dogma... Urge far voto di vastità"! Questo il motto con il quale Alessandro Bergonzoni ci dona un'empatica energia per scuotere le menti. Il 1° marzo scorso, al cinema 'Farnese Persol' di Roma, sito nella storica piazza di Campo de' fiori, due proiezioni di 'Urge' (una pomeridiana, l'altra serale), lo spettacolo teatrale prodotto dallo stesso Bergonzoni che ha debuttato nel 2010 con un vasto richiamo di pubblico. Di qui, 'l'urgenza' del film, di e con Alessandro Bergonzoni, la cui regia è stata curata da Riccardo Rodolfi per la casa di produzione 'Allibito'. Noi di 'Laici.it' abbiamo avuto il piacere di assistere al secondo appuntamento della giornata, introdotto da Iris Martín-Peralta e Federico Sartori, distributori di 'Urge' per 'Exit Med!a', di cui sono fondatori. Si tratta di un'organizzazione internazionale che opera nell'ambito del cultural managment, dà rilievo a film particolari e di qualità, ma soprattutto promuove l'iniziativa 'Cinema Spagna', il festival del cinema spagnolo che ha decretato il successo di 'Exit Med!a' anche in altre città italiane, come Milano, Firenze, Cagliari, Torino, Napoli, Bergamo, Bari e l'isola di Capri. In sala, Alessandro Bergonzoni e il regista, Riccardo Rodolfi, colui il quale ha avuto l'idea di sviluppare il film, sia per il successo che lo spettacolo teatrale aveva ottenuto, sia per la presenza di Bergonzoni. L'obiettivo finale è stato quello di raccontare 'Urge' sotto due differenti prospettive, quella del primo piano e quella acustica, nonché superare le difficoltà del teatro nel conquistare e raggiungere luoghi dove non è facile mettere 'piede', rendendoli in tal modo accessibili mediante il cinema. Portare il teatro nel cinema è, infatti, una grande impresa. Lo stesso Bergonzoni sostiene, infatti, che "andare al cinema è azione: si vede il film, si sceglie di parlarne o meno, a differenza del teatro, più faticoso per i prezzi che propone e, forse, meno abbordabile". Ecco dunque 'Urge' con i suoi concetti, la sua comunicazione, le sue arti e le sue percezioni, per sviscerare il mistero dell'arte stessa, intorno alla società attuale, assai poco 'reattiva'. Giochi di parole: Bergonzoni, come sappiamo, li ama. Parte dall'interpretazione di un sogno qualunque, ove intrecciandosi vivono collegamenti, immagini, metafore, filosofia, rimandi familiari, mondo circostante, persone, atteggiamenti, movimenti. Il primo piano ci dà modo di guardare da vicino le espressioni del volto che l'artista adotta, 'snodando' il suo respiro e i 'bisbiglìi', appresso all'assonanza dei termini, implosione non trattenuta che apre le porte all'etimologia più autentica delle parole stesse, attraverso il 'suo' linguaggio empirico. Dare-danno; offesa-altruismo; generosità-maleducazione; immedesimarsi, far succedere, far esplodere la propria energia in luce, pedalare per scoprire dentro la verità, pensare, pazientare, ascoltare la coscienza, intimidatrice della vastità. Domande, 'flash' di pensieri, paragoni, distanze, critiche tese a carpire il significato delle frasi. Un'urgenza insistente al richiamo dell'arte che richiede estro, all'insegna della punteggiatura, ché "se levi un segno nella vita qualcosa cambia" al rinascere, seguendo una chirurgia etica per rifarci il 'senno', fino alla necessità del bisogno ricorrente, al 're-agire' per ritornare a parlare nelle scuole, soprattutto negli asili. Un 'oltre' che scuote le menti e le coscienze sopite, per vivere un passato di cui riappropriarci e in cui, forse, si viveva meglio. Senza eccesso alcuno. E' un metodo induttivo, quello dell'attore, che spinge in modo viscerale a pensare e non fermarsi in un solo punto. Portatore di un fine sarcasmo, base fondamentale del suo lavoro, Bergonzoni ci presenta meticolosità per esprimere la decadenza del nostro tempo. Fra un intercalare e l'altro, ci costringe a uscire dal nostro stato di 'mummie' compresse. Noi, che teniamo tutto dentro e rimaniamo zitti, dovremmo rivoluzionare lo Stato tramite manifestazioni, mentre le prigioni diventano luoghi del menefreghismo per chi ne rimane fuori. Aneddoti, dunque, che coinvolgono e non dovrebbero lasciar basiti neanche i più deboli orecchi, muovendosi sul palco in mezzo a piccole luci che sembrano persone, facendo del tavolo e di un'impalcatura appoggi congeniali del momento. Un prodotto qualitativamente interessante, che aggrega libertà di pensiero, collocamento in spazi per un'iperimmaginazione da sfruttare, ma soprattutto vasto quanto può essere la nostra materia grigia sconfinata.

Urge
di e con: Alessandro Bergonzoni
Regia: Riccardo Rodolfi
Fotografia: Valerio Barbati
Montaggio: Alberto Cerchierini
Produttore esecutivo: Marco Sermenghi
Scene: Alessandro Bergonzoni
Riprese: Fonoprint Bologna
Aiuto regia: Leonardo Bergonzoni



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