Non ha tutti i torti,
Massimo D'Alema: il
Governo Renzi sta sbandando a destra e a manca in ogni questione che affronta. Prima parte
'lancia in resta' col
ddl Cirinnà per poi lasciarsi imporre lo
'stralcio' della
'stepchild adoption'; in seguito, organizza le
primarie su
Roma, dove
Giachetti vince unicamente con i voti del
'Roma club' di
Testaccio; infine, si dice pronto a schierare
5 mila uomini in Libia e, già il giorno dopo, ci ripensa.
"Avanti e 'ndré, avanti e 'ndrè, che bel divertimento..." recita una vecchia canzone. Ma il
'bello' è che i
'renziani' si
'incazzano' pure, quando gli si dice qualcosa. E infatti, subito hanno accusato l'ex premier di
"slealtà", poiché attraverso la sua intervista al
'Corsera' avrebbe
"pugnalato alla schiena il Partito". Ma perché? Quale altro sport si pratica nel
Pd? Non siete proprio voi
'renziani' quelli che vi siete messi a giocare allo
'schiaffo del soldato' pur di sfiduciare
Ignazio Marino? Non siete voi quelli che hanno fatto dimettere
21 consiglieri comunali trascinandoli a viva forza dal notaio?
Ignazio Marino aveva vinto le primarie e ottenuto la maggioranza dei voti capitolini
in 15 municipi su 15: un risultato che a Roma non era riuscito né a
Francesco Rutelli, né a
Walter Veltroni, né a
Giulio Carlo Argan. La verità è che i
'renziani' ancora non si sono resi conto del
vicolo 'cieco' in cui si sono andati a
'infilare'. E non hanno nemmeno compreso che il
Governo resta in piedi solamente perché nessuno ha la minima voglia di andare verso un
'bagno di sangue' prima del
2018. Restate pure lì, al
Governo del Paese, col vostro
'Pd di centro'. E fate tutti gli errori politici che siete in grado di fare: alla fine vedremo come andrà a finire, in un'epoca in cui chi governa
prende 'legnate' in tutta Europa. Il centrodestra sarà pure un'armata di
malati di mente, ma ha fiutato benissimo la
'trappola' in cui
Renzi si stava andando a
'cacciare': in certe cose, non gli si può proprio dir niente a quelli lì. A
Roma, non c'è modo di recuperare
un voto che è uno, rispetto al patrimonio elettorale che
Ignazio Marino si era sudato e
'straguadagnato'. Nella capitale, il
Pd non vuole più votarlo nessuno. E non certo per colpa di
Ignazio Marino, che neanche due mesi dopo il proprio insediamento è stato costretto a correre in
Procura e alla
Guardia di Finanza. Lo
'strike' del
40,8%, che alle europee gli italiani hanno concesso al
Pd 'renziano' era solamente un voto in libertà. Persino il
Pci, alle europee del
1984, riuscì a sorpassare la
Democrazia cristiana, in tempi in cui a votare ci andava
l'80% degli aventi diritto. Fare il
33,3% con un quorum complessivo di votanti superiore
all'80% significava avere dietro di sé un intero
'pezzo' del popolo italiano. Ecco per quale motivo
Roma avrà ben presto un
sindaco a '5 stelle': perché i
'renziani' si sono
'ubriacati'. Punto, fine della questione: non c'è
Giachetti che tenga. Le terrificanti condizioni della capitale d'Italia urlano
'paura' da tutte le parti già da un mucchio di tempo. E
Ignazio Marino è stato
'liquidato' proprio da una
'congiura' delle
'mafiette' interne all'amministrazione cittadina e regionale, stracolma di gente che non fa un
'tubo' da interi decenni. Ignoranza, volgarità e cafonerie testimoniate persino da molti servizi giornalistici, in cui gli inviati di
Corrado Formigli o di
Riccardo Iacona hanno dovuto sorbirsi minacce e ingiurie da
autisti dell'Atac che sembrano
reclutati tra le
cosche camorriste più sgradevoli e spietate. Eliminando
Marino, il
Partito democratico ha scientemente deciso di rinunciare a condurre quella necessaria
rivoluzione che
Roma attendeva da molto tempo in tutti i settori, pubblici e privati. Dunque, nella
'città eterna' il destino è già segnato: se rivoluzione dev'essere, i romani hanno già deciso di incaricare di ciò il
Movimento 5 stelle, con la speranza che la facciano fino in fondo. Anche perché, con
Beppe Grillo 'imperatore' di Roma, male che vada due risate ci
'scapperanno' senz'altro.