Michela Zanarella"Questo diario di viaggio sui generis non è frutto di finzione: è tutto vero, anche i nomi ed è arrivato il momento di condividerlo". Nell'introduzione al libro 'L'araba felice. Un'italiana tra i Mori' edito da Albatros, l'autrice Kati Galli ci accompagna nella lettura di una storia autentica, la sua personale esperienza di europea tra gli arabi nell'arco di quattro anni, dal 2010 al 2014. Quello che colpisce sin dalle prime pagine è la descrizione nei minimi particolari delle persone e dei luoghi: difficile non rimanere affascinati da una realtà che noi occidentali conosciamo per sommi capi, o soltanto per sentito dire. Quando a raccontare è una donna in prima persona e la scrittura è fluida e scorrevole, diviene piacevole conoscere i retroscena di una cultura diversa. Già dal primo capitolo, che per riferimento ci riporta al film 'Il mio grosso grasso matrimonio greco' e, in qualche modo, ci fa sorridere, è naturale sentirsi catturati dalle immagini che la Galli ci propone: lei seduta per terra insieme a tre donne in tunica colorata, con una miriade di bambini intorno. La protagonista sta consumando una cena egiziana, a base di molokhiya, una salsa di verdure verdi a foglia, cotta nel brodo. Non è lì per caso: ha scelto proprio di viverci, cambiando per sempre la sua esistenza. Ma cosa ha portato l'autrice a decidere di trasferirsi in Egitto? Tutto ha inizio con un primo viaggio prenotato su internet: un pacchetto vacanze con destinazione Tunisia. Dopo di allora, sono seguiti viaggi in Marocco, Quatar ed Egitto. La bellezza dei luoghi e del contatto umano con la gente locale hanno fatto scattare qualcosa, che legherà Kati al mondo arabo definitivamente. Appena può, si organizza col lavoro e cerca, in questi viaggi da 'single', nuove emozioni, nuove amicizie. L'autrice racconta queste avventure e trova il modo di riflettere sulla diversità tra culture, stili di vita, etica e religione. Stimola il lettore a interrogarsi. E lo fa con una chiarezza di linguaggio che rende tutto più semplice da affrontare, nonostante le tematiche non lo siano affatto. Da un confronto con alcune persone con cui Kati fa amicizia, emerge che l'Islam è uno stile di vita: non esiste separazione per un musulmano tra etica e religione. Il Corano non dà linee guida generiche, ma fornisce una serie di norme comportamentali che toccano ogni momento della vita quotidiana. Per la protagonista, di estrazione cattolica, non è stato certo facile capirne gli aspetti, in particolare quel che riguarda la condizione della donna. Da un preconcetto di partenza, per Kati il mondo femminile appariva recluso e sottomesso. Invece, una volta vista con occhi propri la realtà ha compreso il limite del suo pensiero. La Galli osserva, chiede, socializza e trova alle sue domande le risposte che cerca. Scopre un Qatar ricco, dove è stridente il contrasto tra l'ostentazione del lusso e l'esortazione islamica alla sobrietà; si rende conto di essere l'unica donna con i capelli corti e in viaggio di piacere non accompagnata da un uomo; non passa inosservata e suscita curiosità, tanto da esser giudicata coraggiosa per essere arrivata sin lì da sola. Ogni luogo ha le sue caratteristiche e, nel mondo arabo, la distinzione è ancor più particolareggiata, perché sono diverse le interpretazioni del Corano. Il Marocco e la Tunisia non sono come il Bahrein o l'Arabia Saudita, a cominciare proprio dalla lingua, l'arabo, che assume differenze lessicali. Uno spunto di riflessione si pone, inoltre, in riferimento all'arte e alla proibizione musulmana di raffigurare il sacro. Ecco allora il confronto con i cristiani e il ricordo delle funzioni serali pre-pasquali, rimasto impresso nella memoria di chi racconta. La natura di Dio e la sua centralità diventano motivo di riflessione. E la Galli riesce a portare il lettore a un costante impegno di indagine, tanto da far scaturire quesiti spontanei. Dopo un capodanno tra le dune e altri viaggi davvero particolari, Kati conosce anche l'amore. L'incontro con Mahmoud la porterà a scelte stravolgenti, tanto da decidere di affrontare una vita di coppia e sposarsi, stabilendosi in Egitto. Dovrà scontrarsi, però, con la burocrazia italiana ed egiziana, con tutte le complicazioni di un matrimonio misto. Il matrimonio legalmente riconosciuto da due Stati è l'unica soluzione per uno status di coppia ufficiale, poiché in Egitto non esiste la convivenza come viene intesa in Europa. La scelta di Kati è sicuramente particolare, ma motivata, non dettata dall'istinto: decide di mettersi in gioco in un Paese arabo moderato, consapevole di tutte le difficoltà che dovrà affrontare. E proprio da lì racconta come vede l'Italia, di come si percepisce l'Is, di come si parli spesso senza conoscere davvero cosa accade nel mondo, lanciando un fondato 'j'accuse' ai media occidentali, che riportano un'interpretazione distorta degli eventi. Alla fine, l'autrice esorta il lettore a studiare in particolare la Storia, poiché non si può ignorare quel che è stato e ciò che siamo: l'odio ha sempre radici profonde e non bisognerebbe mai dimenticare il passato. 'L'araba felice' offre dunque una visione personale, ma attenta, del mondo arabo. Il punto di vista di una donna che, per destino e per amore, ha imparato ad approfondire una cultura senza troppe paure.

L'araba felice
di Kati Galli
Gruppo Albatros
Pagg. 76 - 12 euro


L'autrice
Kati Galli è nata a Cremona. Laureatasi presso l'Università Cattolica di Brescia in Lingue e Letterature Straniere Europee, ha svolto ricerche di mercato quantitative, insegnato inglese e ricoperto per anni il ruolo di district manager per un'azienda manifatturiera italiana. Circa un anno fa, ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla scrittura, in attesa di trasferirsi definitivamente in Egitto. 'L'araba felice' è la sua prima pubblicazione.


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