E' sempre attuale la poesia di
Emily Dickinson. Lo dimostra il fatto che, con il passare degli anni, riesce sempre a conquistare e ad affascinare lettori e critici. E' una delle autrici più amate e misteriose, forse per il fatto di aver vissuto una sorta di reclusione che non le ha permesso di avere contatti con l'esterno. Eppure, è riuscita a viaggiare con le parole e a tracciare le immagini di un mondo in evoluzione, con le sue contraddizioni. E' proprio la poesia il mezzo che le ha consentito, senza muoversi da casa, di 'transitare' ovunque. Nata nel
1830 da una famiglia borghese di cultura puritana è cresciuta in un ambiente severo e rigido, dove il rispetto delle regole era essenziale. Ed essenziale fu anche il linguaggio, quando si avvicinò alla poesia. C'era una certa laconicità, una brevità nell'espressione che la rese unica nello stile di scrittura. Ora, dal volume
'Dickinson. Poesie con il racconto di Franco Buffoni' edito da
Giunti Demetra, cerchiamo di avvicinarci ai dieci percorsi di lettura della sua poetica, attraverso l'analisi, precisa e mirata, del poeta e docente di critica letteraria,
Franco Buffoni. Buffoni ci guida con dieci
'parole-chiave' a conoscere la poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo. Dieci parole, dieci sentieri da intraprendere per una lettura attenta e approfondita dei versi di una donna schiva e riservata, che ha segnato la storia della poesia:
amore, libro, Bibbia, traduzione, realtà, congiunzione, estasi, rivelazione, viaggio, mistero. La prima parola,
'amore', lascia intendere il profondo valore che la poetessa attribuiva a questo sentimento, intenso non nel lato erotico del termine, ma in un concetto platonico, spirituale, nel rispetto dei valori di un'educazione religiosa affine alla
Bibbia. La vita di solitudine e isolamento, dovuta soprattutto agli insegnamenti educativi morali e sociali impartiti dal padre, non le consentì un adeguato sviluppo nei rapporti amorosi, tanto che rimasero misteriosi, quasi non svelati. Chi amò
Emily, oltre ai familiari, resta un segreto. Ma ciò che importa è come descrisse in poesia le sue emozioni legate all'amore. Non poteva mancare, tra le
'parole-chiave', il
'libro': leggere per la poetessa assumeva il significato di un viaggio, l'evasione dalla propria condizione. E', quindi, una sorta di libertà necessaria, che la portò ad allargare orizzonti e a raggiungere il mondo, l'universo, senza uscire minimamente dalle pareti della propria stanza.
Il libro non creava problematiche, non dava spiacevoli sensazioni legate al clima: esso rappresentava una via di fuga discreta, piacevole e veloce, più di qualsiasi mezzo terreno.
La Bibbia, altra parola fondamentale, il
'libro-guida' per eccellenza, doveva essere sempre il primo riferimento per ogni forma di azione e pensiero. Non seguire la
Bibbia significava andare contro il bene della società e smarrire l'anima. La verità era infatti racchiusa proprio lì, secondo la
Dickinson. E le immagini contenute furono una grande fonte di ispirazione per le sue liriche. Lo stile della poetessa prende forma in un contesto dove i racconti biblici regolano il linguaggio. Ed è per questo che è puro, essenziale. La quarta parola da considerare è
'traduzione', il fatto di riuscire a comunicare agli altri, di tradurre ciò che si percepisce, è compito del poeta, che si trasforma in una sorta di tramite. Ecco allora che la poesia della
Dickinson diventa atemporale, proprio per il fatto che si adatta al tempo che scorre attraverso le numerose e diverse traduzioni che ne sono succedute. La poesia di
Emily allora è
traduzione. E, infatti,
Buffoni scrive porprio questo:
"La poetessa si impose come missione quella di rivelare verità metafisiche in linguaggio terrestre". E la
traduzione si lega indissolubilmente alla parola
'rivelazione', in una lotta continua e costante che doveva in qualche modo trasmettere una verità.
Buffoni ci indica la modalità per capire la poetica della
Dickinson e i dieci percorsi individuati risultano illuminanti per addentrarsi nelle sue opere. Il viaggio di
Emily si compie in un 'volo' tra visioni, estasi e metafore. La metrica assorbe distanze e confini in cui l'ispirazione si fa vortice continuo, fino a chiarire il
mistero dell'esistenza, che non è altro che la consapevolezza della morte. Leggere e riscoprire i poeti del passato non è solo un processo di crescita e apprendimento, diventa anche un modo per compiere un viaggio con la mente tra le parole di chi ci ha preceduto.
Dickinson. Poesie con il racconto di Franco Buffoni.
Giunti Demetra Edizioni
pagg. 160, 6 euroFranco Buffoni è nato a Gallarate (Va) nel 1948 e vive a Roma. Esordisce come poeta nel 1978 su 'Paragone' presentato da Giovanni Raboni. E' un poeta, traduttore, giornalista pubblicista e professore ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate. Ha insegnato nelle università di Parma, Bergamo, Milano Iulm e Torino. Attualmente, è professore ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate presso l'Università degli studi di Cassino. Dal 1989 è direttore della rivista sulla teoria e pratica della traduzione poetica 'Testo a fronte' e, dal 1991, è curatore dei 'Quaderni italiani di poesia contemporanea', pubblicati ogni due anni. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e romanzi. Le sue opere sono state incluse in varie antologie di poesia italiana contemporanea. Ha tradotto tra gli altri Keats, Donald Barthelme, Robert Fergusson, George Byron, Coleridge, Rudyard Kipling, Oscar Wilde e Yeats.