Un anno fa,
il ministro dell'Istruzione pubblica, Stefania Giannini, agli
Stati Generali della cultura affermava che la
'Storia dell'arte' sarebbe stata inserita nei programmi di tutte le scuole e in tutti i livelli, prospettando un investimento di circa 25 milioni di euro l'anno. Invece, il Governo è riuscito a far approvare la sua riforma per la
'buona scuola' trasformando il reintegro della materia in un auspicio generico, tra gli obiettivi formativi. Una promessa disattesa che, rendiconti a parte, la dice lunga sulle problematiche legate alla
'buona scuola' di
Matteo Renzi, al centro di numerose polemiche che interessano soprattutto le sorti dei precari, in particolar modo dei
'tieffini', ovvero quei docenti in possesso dell'abilitazione selettiva conseguita tramite il
Tfa (Tirocinio formativo attivo,
ndr) formalmente istituito dal
ministro Gelmini con il Decreto ministeriale n. 249 del 2010 che prevede una selezione durissima, composta da una prova preliminare nazionale, un test scritto e uno orale. Un provvedimento al quale ha fatto seguito un anno di corsi, oltre 400 ore di tirocinio diretto nelle scuole e un esame abilitativo finale. Tantissimi candidati, pochi posti (10 mila vincitori circa su una platea di 120 mila aspiranti) calcolati sul fabbisogno di pensionamenti (art. 5). Proprio i
'tieffini' risultano esclusi della
riforma 'Renzi-Giannini', poiché provvisti di un titolo 'inflazionato' dall'avvio di altri percorsi senza selezione e senza posti contingentati, destinati a un ulteriore concorso, che di fatto rende vana la durissima selezione precedentemente affrontata. A
Silvia Chimienti, deputata del
Movimento 5 stelle, abbiamo posto alcuni quesiti sulla questione, per comprendere meglio la posizione del
M5S sulla recente riforma scolastica e, soprattutto, le tante proteste che hanno fatto seguito all'approvazione del
ddl sulla 'buona scuola', promosso dall'attuale Governo.
Onorevole Chimienti, quali sono le principali obiezioni mosse dal Movimento 5 stelle alla riforma Renzi-Giannini sulla 'buona scuola'?"Le obiezioni sono infinite. Non possiamo accettare una riforma scolastica che accentri ogni potere nelle mani del dirigente attraverso il meccanismo della chiamata diretta, che rischia seriamente di iniettare anche nella scuola torbide dinamiche di clientelismo, inquinamenti già verificatisi in altri settori della pubblica amministrazione. La chiamata diretta e l'indebolimento degli organi collegiali introduce una visione 'manageriale' della scuola che, invece, è l'ente pubblico per eccellenza. In secondo luogo, il piano 'assunzionale': esso era già iniquo prima del passaggio al Senato ma, se possibile, è stato addirittura peggiorato. Oltre a condannare alla disoccupazione migliaia di precari, abilitati e titolati a tutti gli effetti a ricevere una cattedra, esso non porterà, come invece 'sbandierato' sui media, alle 100 mila assunzioni a settembre 2015. Tutt'altro: questa sorte toccherà - peraltro con le vecchie regole - soltanto a circa 40 mila fortunati. Gli altri 50 mila verranno assunti solo con decorrenza giuridica da settembre 2015: ciò significa, in pratica, che non percepiranno un euro di stipendio per tutto il prossimo anno prima di essere 'fagocitati' nell'incomprensibile meccanismo 'assunzionale', che 'scatterà' nel 2016. In terzo luogo, la follìa dell'organico per il potenziamento dell'offerta formativa: docenti assunti unicamente per fare i 'tappabuchi' in quanto privi delle opportune competenze didattico-disciplinari (sappiamo bene come nelle 'Gae', le graduatorie a esaurimento, vi sia una carenza estrema di docenti abilitati nei settori scientifico-matematici, a cui corrisponde un eccesso di abilitati nelle discipline umanistiche). C'è poi il gravissimo capitolo dello 'school bonus', il credito d'imposta per i privati che investono denaro nelle singole scuole, oltre alle detrazioni fiscali delle rette per le famiglie che iscrivono i loro figli alle scuole paritarie: se esiste un ordine di priorità dettato dall'emergenza, questi soldi andrebbero immediatamente 'dirottati' sulla scuola pubblica statale, che oggi sopravvive grazie ai contributi volontari delle famiglie".
Cosa propone, invece, il M5S per il miglioramento del sistema scolastico?"Noi abbiamo proposte che vanno nella direzione opposta: volevamo un piano assunzionale equo, che partisse dal fabbisogno, assumendo, già da quest'anno, anche gli abilitati; chiedevamo di ampliare gli organici per risolvere definitivamente il problema delle 'classi-pollaio'; intendevamo intervenire seriamente sull'edilizia scolastica con stanziamenti strutturali; ritenevamo opportuno dirottare le risorse disponibili sui fondi di funzionamento delle scuole e combattere seriamente il fenomeno dei 'diplomatici', quelle scuole paritarie che rilasciano diplomi e promozioni dietro pagamento di rette salatissime e che, talora, sfruttano i docenti sottopagandoli o non pagandoli proprio. Queste erano e sono alcune delle nostre priorità".
Il premier, Matteo Renzi, di recente ha pubblicamente asserito che l'abilitato Tfa "ha dovuto pagare per un corso, ma non ha lo stesso titolo e la stessa validità giuridica di chi ha fatto un concorso o le Ssis": cosa ne pensa di questa affermazione?"Penso che sia una questione di volontà politica, più che di equiparazioni giuridiche. A nostro avviso, il percorso del Tfa è assolutamente equivalente a quello delle Ssis: un meccanismo di abilitazione molto rigoroso, estremamente selettivo e qualificante. Dunque, sarebbe bastato equiparare i titoli attraverso una modifica normativa, oppure aprendo le procedure di assunzione anche agli abilitati con Tfa e Pas attraverso l'istituzione di un anno di prova con valore concorsuale, come proponiamo già da un anno. Ricordiamo anche che nelle Gae non tutti hanno superato prove con valore concorsuale, o concorsi veri e propri. La presa di posizione del Governo è stata, dunque, del tutto pretestuosa".
Nonostante l'assenza di una normativa che stabilizzi il primo ciclo Tfa, il Governo ha deciso comunque di istituire un secondo ciclo per il biennio 2014-2015, rigenerando il medesimo 'pantano' di ambiguità della precedente situazione: quali saranno le ripercussioni di una scelta del genere, secondo lei?"L'unica ripercussione positiva si avrà per le casse delle università, che intascheranno circa 3 mila euro ad abilitando. La conseguenza pratica, invece, sarà quella di illudere nuovamente migliaia di persone costrette a intraprendere questi percorsi dalla totale assenza di prospettive e che, dopo essere state testate con estremo rigore e aver sostenuto un concorso a tutti gli effetti, si troveranno, nella migliore delle ipotesi, a essere testati da 'zero', partecipando a un ennesimo concorso: una follia che non ha precedenti".
Sulla base dei più recenti accadimenti e delle proteste in tutta Italia contro la riforma approvata, cosa prevede possa accadere nel prossimo futuro e come si comporterà il Movimento 5 stelle?"Le strade sono molteplici e le stiamo vagliando con attenzione, perché occorre valutare al meglio ogni sfumatura giuridica: referendum, ricorso alla Corte Costituzionale. Quel che è certo è che il M5S non si arrende, non arretra di un millimetro. E la nostra lotta non si arresterà dopo l'approvazione del ddl, ma proseguirà ancora più determinata".
Un'ultima domanda, che riguarda da vicino il campo dell'informazione e il codice deontologico di noi giornalisti, spesso accusati dal vostro leader, Beppe Grillo, di settarismo e parzialità: cosa ritiene sia stato taciuto dai maggiori canali di informazione del Paese in merito alla 'buona scuola' di Renzi e cosa, invece, vorrebbe porre all'attenzione dei cittadini?"La cosa peggiore e che meno è stata portata alla luce sono le 8 materie che il Governo si è delegato e su cui potrà legiferare indisturbato nei prossimi mesi. In particolare, la delega che riforma il sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti: si prevedono un concorso iniziale a cui seguiranno ben tre anni di tirocinio a scuola, alla fine dei quali non ci sarà alcuna certezza di essere assunti. Questo è un disegno pericolosissimo: i tirocini sono retribuiti attualmente 300 euro al mese. E noi temiamo che l'obiettivo del Governo sia quello di estendere il 'jobs act' anche alla scuola, garantendosi i supplenti a costo zero, da mandare a casa dopo tre anni di sfruttamento. Inoltre, il Governo si è delegato la riforma del testo unico della scuola e, in questo caso, il timore più grande è che esso possa agire in totale autonomia, senza neppure consultare le parti sociali, nella riscrittura del contratto dei docenti e, per esempio, sul loro orario di lavoro. Altra questione gravissima riguarda lo stravolgimento dello status giuridico dei docenti, che saranno assunti per fare i 'tappabuchi' negli albi territoriali: saranno docenti con contratti triennali, insegnanti di serie 'B' rispetto ai colleghi già di ruolo: un'evidente disparità di trattamento che viola l'art. 3 della nostra Costituzione. Il mio messaggio per i cittadini è questo: teniamo viva l'attenzione e la mobilitazione; sensibilizziamo i colleghi e apriamoci al resto della società civile per spiegare a tutti quanto sia grave ciò che sta avvenendo nella scuola; organizziamo 'flash mob' e assemblee; continuiamo a contrastare con tutti i mezzi questa riforma e a fare informazione. Se sarà possibile dal punto di vista tecnico, raccoglieremo le firme per il referendum. Ma la cosa più importante è questa: conserviamo l'unione d'intenti e di obiettivi che si è creata in questi mesi, per merito di questa 'buona scuola', che un miracolo lo ha compiuto: ha riunito e riaggregato tutto il mondo della scuola, prima estremamente diviso dalle proprie singole rivendicazioni".