Carla De LeoLe grandi città sono l'ossatura dell'Italia e possono diventare il motore dell'economia per il rilancio del nostro Paese. Da queste considerazioni è nata 'Start city', l'operazione che coinvolge 14 città metropolitane italiane, istituite grazie all'approvazione della Legge n. 56 del 2014, il cosiddetto 'Ddl Delrio', in un progetto teso alla delineazione e realizzazione di azioni politiche ed economiche che puntino sul territorio urbano come motore di rilancio dell'economia del nostro Paese. L'impegno è stato recentemente reso ufficiale grazie alla firma di un 'Protocollo d'intesa', che sigla l'azione congiunta del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, della presidenza del Consiglio dei ministri e dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci), finalizzato a favorire la creazione di aree metropolitane fortemente attrattive e competitive a livello internazionale. Le città sono luoghi di opportunità, fulcro di attrazione turistica ed economica e, quindi, di creazione di posti di lavoro. Tenendo conto che la competizione globale vede tra i suoi principali attori la competizione tra aree metropolitane, era dunque 'fisiologico' che anche nel nostro Paese le 'città metropolitane' occupassero, prima o poi, un ruolo centrale nell'agenda politica. Noi italiani, nell'ambito di questa competizione "ci troviamo in una posizione di potenziale vantaggio rispetto a molti Paesi, grazie all'attrazione turistica esercitata dalle nostre città e alla competizione per i grandi eventi, che spesso ci favoriscono", ci ha spiegato il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni. "L'Italia", afferma, "è fortissima come 'marchio-Italia', ma anche come marchio delle sue diverse città. Occorre, pertanto, una sinergia tra le città e il sistema Paese. Il ruolo delle città è fondamentale dal punto di vista economico e questo porta all'esigenza di internazionalizzare sempre più le nostre imprese e, quindi, anche le nostre città. L'Italia ha grandi potenzialità, ma può fare molto di più: soprattutto in azioni mirate alla valorizzazione e all'attrazione di investimenti. E nonostante nel 2014 gli investimenti esteri siano stati di oltre 20 miliardi di euro, facendoci collocare al dodicesimo posto al mondo", ha concluso il ministro, "abbiamo ancora tantissimo da fare e molto da rivendicare". Riguardo alla creazione e all'avvio del progetto 'Start city', esito di un dibattito lunghissimo, iniziato 24 anni fa, è stata finalmente introdotta lo scorso 1° gennaio l'istituzione delle prime 10 città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria), alle quali si sono aggiunte successivamente altre quattro grandi realtà urbane (Cagliari, Catania, Messina e Palermo). Un progetto sicuramente ambizioso, che dovrà certamente fare i conti con le diversità dei vari tessuti metropolitani e delle eterogeneità sociali e culturali dei rispettivi territory, ma che ormai è divenuta una strada 'obbligata', se consideriamo che il 54% della popolazione mondiale si concentra nelle grandi aree urbane e che ben l'80% del Pil mondiale viene prodotto in città con più di 500 mila abitanti. Le aree urbane sono indiscutibilmente luoghi di criticità, ma è altrettanto fuori discussione la consapevolezza che esse rappresentano anche una fonte di grandi opportunità. Per questo occorre sviluppare una visione unitaria e condivisa da tutte le 'città metropolitane', che si concentri sugli aspetti positivi e che possa realmente rappresentare un incentivo allo sviluppo del Paese. "Da questo punto di vista", sottolinea Piero Fassino, presidente dell'Anci e sindaco di Torino, "la legge prende atto e dà forza alle città metropolitane, affinché esse diventino soggetti con responsabilità istituzionali, motori di sviluppo degli investimenti e luoghi in cui creare posti di lavoro. Hanno, infatti, un alto tasso di sviluppo quei territori che sanno attrarre. Ovviamente, si tratta di una sfida che, anche per l'insufficienza delle risorse, si dichiara molto ambiziosa". E qui diventa nodale anche il ruolo rivestito da tutti gli 'stakeholder': Università, Fondazioni bancarie, varie professionalità, Camere di commercio e via dicendo. Siamo tutti chiamati in causa per 'fare regia' assieme agli obiettivi delle città metropolitane, affinché esse possano diventare quel motore di sviluppo teoricamente declamato. Tuttavia, gli ostacoli da affrontare non sono soltanto di natura economica: se veramente si vuol far funzionare questo progetto di attrazione e di investimenti, bisogna dare alle nostre principali città un assetto e un progetto di natura programmatica, di capacità di governo e di gestione dei problemi. La legge corrisponde certamente a una sollecitazione nell'adozione di questa visione. Ma a essa diviene fondamentale affiancare una capacità di leadership che sappia 'far riconoscere' tutti gli attori coinvolti in un meccanismo di natura identitaria che la legge, da sola, non è in grado di costruire. Ovviamente, a queste azioni di 'concertazione', è necessario far precedere un lavoro di lettura e analisi specifico per ogni singolo territorio, nel quale, una volta individuate criticità e potenzialità, si possa mirare all'ampliamento e rafforzamento delle possibilità, costruendo un'intelaiatura 'ad hoc'. Il progetto 'Start city' si concluderà il 4-5 dicembre  2015 con un 'Forum' che riunirà i vertici delle Giunte locali e il Governo nazionale. Un forum della 'business community' e della società civile che si pone l'obiettivo di dibattere sulle priorità strategiche delle città metropolitane italiane, per condividere le azioni concrete da fare. Nel frattempo, la firma del Protocollo d'intesa promosso dal ministero degli Affari Esteri, della presidenza del Consiglio dei ministri e dall'Anci, un provvedimento che si inserisce in quella serie di riforme che ruotano attorno al riordino e al rinnovo delle funzioni degli enti territoriali, risulta particolarmente attuale e si inserisce in quella volontà e impegno tesa ad assicurare continuità a un approccio di proiezione estera del nostro 'Sistema-Paese', che si raggiunge anche e soprattutto attraverso la proiezione estera delle grandi aree metropolitane. Speriamo che questa volta si riesca veramente a 'fare gruppo' per la crescita e per il benessere di tutti e non solo per gli interessi di singoli soggetti. Ne va del nostro futuro.


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