Serena Di GiovanniIl 21 e il 22 febbraio scorsi, la capitale d'Italia ha dedicato una 'due giorni' alla video-arte contemporanea attraverso il 'Retina Video Art Festival', svoltosi presso il Macro di piazza Orazio Giustiniani. Prodotto da Artelligent.org, Retina ha tracciato una mappa delle produzioni contemporanee di video-arte, promuovendone il potenziale artistico coinvolgendo i visitatori nelle espressioni artistiche nel campo dell'audio-video digitale. Sono stati esposti i progetti di 21 creativi digitali selezionati da tutto il mondo, i cui lavori hanno riprodotto lo spettro dell'attuale scenario internazionale nel campo audio-video. L'evento, patrocinato dall'Università 'la Sapienza' e dall'Assessorato Scuola, Sport, Politiche giovanili e Partecipazione del Comune di Roma, ha presentato dibattiti, spettacoli audiovisivi dal vivo, visite guidate interattive, seminari. Sabato 21, il sottofondo sonoro è stato curato da tre rinomati produttori del panorama romano: Dj set di Fabio Sestili e Giulio Maresca e la Live Performance Audiovisiva di Martux-m & Lanvideosource. Domenica 22, invece, la scelta musicale è stata affidata al producer greco Andreas Sarmanis. Sempre nella giornata del 22, alle 18,30 si è tenuta l'apertura della mostra. Gli artisti coinvolti erano: Albert Alcoz; Alessandro Amaducci; Amir Khanpoor - Seyyed Mohammad Jeddi; Annetta Kapon; Arthur Tuoto, Dvein - Teo Guillem - Carlos Pardo; Guglielmo Embolo; Hernán Apablaza; Ivan Svoboda; Jake Fried; Juan Aizpitarte; Mimmo Rubino; Min Kim Park; Pooja Iranna; Recep Akar; Sebastián Murra; Silvia Iorio; Studio Aira; Tell No One; Thomas Fleisch e Walter Paradiso. Il 21 febbraio, invece, alle ore 21,00, nella sala Cinema ha avuto luogo il seminario 'Il post video', a cura della direttrice Cta dell'Università 'la Sapienza', Valentina Valentini e dell'esperto di cinema, Raul Grisolia. Nel seminario è stata tratteggiata una sintesi della storia della video-arte dagli anni '60 del secolo scorso, sino alle sue più recenti evoluzioni. Il tutto, ponendo al pubblico un interessante quesito: se la video-arte nasce essenzialmente come critica nei confronti dell'uso strumentale e commerciale dei mass media, la grande sperimentazione che dagli anni '60 ha condotto alle enormi e attuali trasformazioni tecnologiche, ha realmente determinato un impoverimento della carica sperimentale stessa dell'arte-video? Ai nostri lettori l'ardua sentenza.


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