Un cubo colorato al centro del Circo Massimo, un omaggio a Mondrian, una provocazione artistica, un esperimento urbano, “ma anche”, ha spiegato l’autore, Francesco Visalli, “una denuncia nei confronti dell'amministrazione capitolina e delle istituzioni culturali locali che, per intere settimane, hanno completamente ignorato l’installazione”. Una ‘Place de la Concorde’ assolutamente abusiva issata al Circo Massimo nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2013, per rimanerci indisturbata fino al 29 gennaio, quando è stata rimossa. L’architetto racconta che quell’opera, che non ha voluto nemmeno firmare, era e deve essere letta come un manifesto di protesta, un grido di allarme, per “darci una svegliata”. Perché il disinteresse da parte di tutti nei confronti delle opere d’arte antiche e moderne dell’Urbe sta conducendo a una progressiva perdita dell’incommensurabile patrimonio della città. L’installazione, da inserire nel più vasto progetto ‘Inside Mondriaan’, incita alla riflessione sul valore universale dell’arte. E Roma sembra essere avvezza a questo tipo di provocazioni artistiche. Come non ricordare, per esempio, le solenni Mura Aureliane impacchettate da Christo negli anni Settanta? Nel gennaio del 1974, l’artista di origine bulgara aveva ‘imballato’ i quattro archi di Porta Pinciana, ovvero il tratto delle antiche mura compreso, oggi, tra Villa Borghese e via Veneto. Utilizzando un tessuto in polipropilene e alcune corde in dacron, Christo aveva avviluppato entrambi i lati della cinta muraria, la parte superiore e gli archi, realizzando un’installazione che, come quella del Circo Massimo, costituiva un modo inconsueto di portare l’arte all’attenzione del pubblico. Entrambe le opere volevano, infatti, porre l’accento sul paesaggio urbano, spesso ignorato e dimenticato sia dal comune, sia dagli abitanti della città. Del resto, l’amministrazione capitolina da tempo insegna che a Roma tutto può accadere. Perfino che un monumento di tre metri per tre, composto da due tonnellate di acciaio, per due mesi rimanga collocato di fronte alla cavea del Circo Massimo, sullo sfondo delle rovine del Palatino, delle residenze di Augusto, Tiberio e Domiziano. Senza che nessuno se ne accorga o controlli le relative autorizzazioni.