Serena Di GiovanniLa scrittrice Monica Granchi sarà prossimamente a Roma, ospite dell’associazione culturale ReadyMade RM, per approfondire le tematiche del suo nuovo romanzo: ‘Mio nonno era comunista’, edito da Effigi. Dopo averlo già presentato alla Festa democratica nazionale di Genova e a palazzo Madama, presso il Senato della Repubblica, in compagnia di ospiti come lo storico Marcello Flores e la psicologa Maria Rita Parsi, l’autrice si concede una chiacchierata informale con il pubblico romano. L’incontro è previsto per il 15 novembre 2013, alle ore 18.30, presso la sede dell’associazione romana ReadyMade RM, in via dei Piceni 1, nel cuore del quartiere San Lorenzo. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Vittorio Lussana, direttore responsabile delle testate di informazione www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it. L’attrice Patrizia Schiavo leggerà inoltre ai presenti le pagine più significative dell’opera. Prendendo spunto dalla propria vicenda personale, che è poi un lungo e doloroso percorso attraverso gravi disturbi alimentari, che l’hanno condotta all’anoressia, Monica Granchi ci riporta gli umori, i sentimenti, le sensazioni e i fatti che lentamente, ma inesorabilmente, hanno travolto l’immaginario ideale della sinistra italiana. Ciò ha aperto la strada a un’autentica degenerazione antropologica collettiva, che facendosi falsamente ‘scudo’ con l’esaltazione della libertà individuale ha letteralmente travolto ogni elemento valoriale, solidaristico o più semplicemente identitario, abbandonando due intere generazioni di giovani alla mercé del qualunquismo trionfante. ‘Mio nonno era comunista’, infatti, è il resoconto di un’educazione sentimentale, sociale, politica e intellettuale: la storia di una bambina divenuta donna tra il rigore della famiglia materna, operaia e comunista, e quello della famiglia paterna, cattolica e contadina. Questo libro, edito da Effigi, ci consegna, insomma, un vero e proprio spaccato degli anni ’70 del secolo scorso in una delle province più rosse d’Italia: Siena. In primo piano, la figura del nonno intransigente e idealista, onesto e lavoratore. Un nonno con una diffidenza per il nuovo, un’avversione per gli intellettuali e un vero disgusto per l’America, ma anche una passione per Totò, uno sviscerato amore per la musica appresa da autodidatta e per i versi di Dante e dell’Ariosto mandati a memoria. Sullo sfondo, una generazione povera, ma in cammino verso l’emancipazione. Un flusso di coscienza che rompe gli argini della narrazione in uno stile sincopato, denso di emozioni, in cui ricordi e valutazioni si rincorrono come in una seduta di analisi.


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