Carla De LeoI mari italiani sono più blu: lo dichiarano gli annuali rapporti del ministero della Salute, del Fee e di Legambiente, confermando come una maggior attenzione verso la qualità delle acque e il potenziamento dell’ecoturismo siano le chiavi per rendere una meta turisticamente al ‘top’. L’arrivo dell’estate è vissuto generalmente come un momento ‘magico’, in funzione del quale si vive, spesso, tutto il resto dell’anno. La parola estate, infatti, suscita immagini gradite, come quella delle vacanze, del riposo e del ristoro. La base che crea le premesse per poter vivere una vacanza da sogno è rappresentata dalla ‘cornice’, ovvero dal luogo (verso il quale si riversano molte aspettative) in cui ‘tutto avviene’. L’immagine più comune verte nel modello di località in cui tradizione, gastronomia, folklore, arte e cultura si coniughino e convivano contemporaneamente con la bellezza dei territori e dei paesaggi, costituendo lo sfondo ideale e perfetto. In Italia, il primo posto nella classifica delle mete estive più gettonate è occupato dalle località di mare. Cosa ci potrebbe essere di meglio di una spiaggia sulla quale riposarsi al sole, giocare con i propri figli, rinfrescarsi con un bagno e godere della vista (mozzafiato) che si estende fino all’orizzonte di un cristallino mare, il cui blu ‘immacolato’ si (con)fonde nel blu del cielo? Per gli amanti del mare nulla può essere più appetibile. Spesso, però, dietro l’apparente ‘limpidezza’ senza ‘macchie’ delle acque, potrebbero celarsi delle insidie dannose per la salute. A quanto pare, però, quest’anno gli ‘inesauribili’ del mare possono tirare un respiro di sollievo. Dall’annuale rapporto del Ministero della Salute si evince, infatti, che i mari italiani sono più ‘blu’ e che il 96,6% delle coste della Penisola risulta a norma, poiché soddisfa i parametri obbligatori. Rispetto al 2012, questa percentuale fa registrare un margine di miglioramento del 4,7%. Non male per il Bel Paese: su 5.509 siti censiti (4.880 costieri, il resto lacustri e fluviali) solo l’1,3% delle rive ha ricevuto la ‘bandiera nera’ per la non conformità e soltanto in 61 punti è interdetta la balneazione per motivi di inquinamento.

Acqua pulita: l’Italia all’ottavo posto in Europa
L’Arpa – l’agenzia regionale preposta al monitoraggio e al prelievo – accerta lo stato di salute delle acque, utilizzando un criterio di valutazione chimico-fisico e batteriologico (regolato da una direttiva europea e pertanto identico in tutti i Paesi membri) attraverso il quale viene quantificato il grado di concentrazione di enterococchi intestinali ed escherichia coli. In base al livello di questa concentrazione batterica sarà, infine, definita la qualità delle acque che saranno denominate come Eccellenti, Buone, Sufficienti o Scarse. In classifica europea, sui 27 Stati membri, l’Italia si colloca in ottava posizione. Ci precedono, in ordine, Cipro e Lussemburgo (le sole, tra l’altro, ad avere il 100% dei punti di balneazione eccellenti), ma anche Malta, Croazia, Germania, Grecia e Portogallo.Nel panorama regionale italiano detengono lo scettro l’Emilia Romagna e il Veneto – le uniche con acque conformi al 100% ad un livello ‘eccellente’ –. Gli ultimi posti, con i peggiori punti di balneazione, sono invece occupati da Abruzzo, Campania e Lazio. La ‘lotta’ isolana viene vinta dalla Sardegna che detiene il 92,73% di luoghi ‘eccellenti’, contro l’89,93% della sfidante Sicilia.

248 le spiagge con ‘Bandiera blu’
Anche il rapporto della Fondazione per l’educazione ambientale (Fee) conferma che il nostro mare è sempre più pulito. Sono 248 le spiagge che, nell’estate 2013, possono fregiarsi dell’ambito titolo di ‘Bandiera Blu’ assegnato come premio per la qualità dell’acqua e dei servizi offerti ai turisti, + 2% rispetto all’estate scorsa. Aumentano anche le località marittime premiate che salgono da 131 del 2012 a 135 del 2013. L’86% delle spiagge riconferma la bandiera ricevuta l’anno precedente, mentre ben 9 sono le ‘new entry’ nella classifica: Francavilla al mare (Abruzzo), Fermo e Pedaso (Marche), Campomarino (Molise), Tortolì (Sardegna), Carrara (Toscana), Framura e San Lorenzo al mare (Liguria) e la località lacustre di Levico Terme (Trentino). Nella lista delle ‘eliminate’ compaiono, invece, 5 spiagge: Marina di Giosa Jonica, Amendolara e Cariati (Calabria), Pozzallo (Sicilia) e la spiaggia lacustre di Scanno (Abruzzo). Nella graduatoria completa, la Liguria si piazza in testa con 20 località (+2 rispetto al 2012), seguita da Marche (+2) e Toscana (+1) con 18 spiagge. Restano costanti i valori, dal 2012, di Abruzzo con 14 coste, Campania con 13, Emilia Romagna e Puglia con 8 e, infine, del Lazio con 5. La Sardegna aggiunge un ‘trofeo’ e le spiagge premiate passano da 6 a 7. Sei bandiere blu per il Veneto che riconferma il trend dell’anno scorso, mentre il Molise guadagna un ‘punto’, salendo a tre. La Calabria, dove non sventolano più le bandiere citate prima, si dimezza conservando solo tre località. Come nel 2012 per Piemonte e Friuli Venezia Giulia che conservano due bandiere e, in coda alla classifica, anche per Basilicata e Lombardia, con una sola bandiera a sventolare solitaria.

Orientarsi con le ‘vele’ della Guida Blu
Legambiente,in collaborazione con Touring Club, è responsabile della ‘Guida Blu’ (giunta alla tredicesima edizione), una guida che mette in evidenza tutti quegli itinerari costieri che garantiscono un’altissima qualità ambientale congiuntamente a un buon turismo. Nella guida vengono segnalate le località che hanno ottenuto il premio di qualità contrassegnate dalle ‘Vele’ (l’equivalente delle ‘stelle’ degli alberghi, con un punteggio che va da 1 a 5). Per attribuire tale voto, oltre che per l’aspetto strettamente qualitativo delle acque, la guida valuta altri 7 parametri, fra cui, lo stato di conservazione del territorio e del paesaggio, la qualità dell’accoglienza turistica, la pulizia degli arenili, la quantità di spiagge libere e di fondali interessanti per chi pratica attività subacquea, la presenza di luoghi di interesse storico-culturale e la presenza di servizi per disabili. Le località premiate rappresentano, quindi, un modello nel settore dell’ecoturismo, che hanno conquistato l’eccellenza perseguendo, come obiettivo, la valorizzazione e la tutela dei territori, la protezione ambientale e la qualità nei servizi. Luoghi che sono stati in grado di far conoscere la bellezza e la forza dei territori italiani e che hanno, quindi, trovato la chiave per rilanciare l’economia locale. È solo attraverso una maggior qualificazione dell’offerta turistica volta a valorizzare le migliori risorse paesaggistiche e naturalistiche della Penisola, infatti, che si può intercettare un turismo nazionale e internazionale che sia attento nelle scelte. Nella selezione di quest’anno il Tirreno è risultato il mare più ricco di ‘vele’ e Posada (Nu) è stata eletta ‘regina’ dell’estate 2013, conquistando il gradino più alto nella classifica delle 15 località balneari premiate. Seguono Santa Marina Salina (Me), Pollica (Sa), Castiglione della Pescaia (Gr), Villasimius (Ca), S.Vito lo Capo (Tp), Capalbio (Gr), Baunei (Og), Ostuni (Br), Bosa (Or), Melendugno (Le), Vernazza (Sp), Otranto (Le), Maratea (Pz) e Nardò (Le). In generale, Sardegna e Puglia sono le regioni con più località a 4 o 5 vele (18 la prima, 11 la seconda), seguite da Toscana (con 9), Liguria, Sicilia e Campania. Legambiente si occupa anche della compilazione di un altro rapporto annuale, il ‘Mare Monstrum’, nel quale sono descritte la serie di illeciti continuamente commessi nei nostri mari, dall’abusivismo edilizio, alla pesca di frodo, dalla mala depurazione agli scarichi fognari fino allo sversamento di idrocarburi. Nel tentativo di combattere i ‘pirati del mare, l’associazione promuove (già dal 1986) il progetto della ‘Goletta Verde’. Un viaggio che si snoda lungo le coste italiane (quest’anno diviso in 34 tappe) con il fine di monitorare lo stato di salute dei mari, delle coste e dei laghi. Ma anche per denunciare, informare e coinvolgere i cittadini, con l’auspicio di promuovere esempi positivi in linea con la sostenibilità ambientale. Posto che il ruolo e le scelte delle istituzioni e delle amministrazioni locali svolgono un ruolo di fondamentale importanza in materia di decisioni e gestione ambientale, è indubbio che il rispetto nei confronti dell’ecosistema dovrebbe essere un sentimento collettivo di una società progredita. La pulizia dell’ambiente dipende, per molta parte, dai comportamenti personali e ogni singola azione sbagliata può mettere a rischio un patimonio che è di tutti. Gettare mozziconi di sigaretta, bottigliette di plastica e residui di ogni genere in mare o abbandonarli sulla spiaggia, sono forme di inquinamento dettate da inciviltà e menefreghismo che non possono essere poi ‘spacciate’ per negligenza delle istituzioni o del sistema-Paese. Il mare pulito c’è, occorre però mantenerlo tale, non solo a parole.




(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
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