Stasera mi faccio un drink. Anzi, un ‘energy’ drink. Gli energy drink entrano nel paniere Istat: sono sempre più i giovani che fanno uso di integratori energetici. Le abitudini dei nostri ragazzi non sono prive di inconvenienti: insonnia, nervosismo e, addirittura, convulsioni sono pericoli che si corrono ogni giorno, spesso in maniera inconsapevole. E soprattutto la moda, in continua crescita, di miscelarli con superalcolici, costituisce un ulteriore stadio di rischio, da non sottovalutare per la salute. C’era una volta il succo di frutta. Anzi, per i salutisti più convinti, la genuina spremuta d’arancia. Oggi, invece, sono sempre più in voga le bibite energizzanti, che apportano ‘energia’ soprattutto grazie a sostanze quali caffeina e taurina. La loro diffusione tra i giovani è in aumento. Uno studio dell’università di Messina ha dimostrato che il 57% degli studenti, dai liceali agli universitari, consuma queste bevande abitualmente. Anche i recentissimi dati pubblicati in questi giorni dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (fonte consultabile cliccando
qui), il primo studio a livello europeo sugli energy drinks, conferma il trend preoccupante: il 68% degli adolescenti (11-18 anni) consuma queste bevande e il 12% ne è un consumatore assiduo (in media 7 litri al mese). Visti i potenziali effetti negativi, e data l’assenza di una campagna di informazione in tal senso, il ministero sella Sanità ha anche espresso un parere (parere n. 5/2012) volto a porre chiarezza contro gli eventuali rischi per il loro uso. Per chiarezza, intanto, si definiscono energy drinks tutte quelle bevande analcoliche, aromatizzate e contenenti sostanze stimolanti, caffeina in primis, ma a seguire anche taurina, guaranà, ginseng, vitamine del gruppo B e altri aminoacidi vari. Proprio grazie a queste sostanze si deve l’effetto ‘positivo’ sull’organismo e su di esse le aziende produttrici basano l’immagine con cui presentarsi ai consumatori. Si tratta di sostanze perfettamente lecite, non esclusivamente nocive per l’organismo. Anzi, in dosi controllate dovrebbero anche apportare dei miglioramenti. Il problema, però, nasce dal fatto che ormai il loro uso e consumo ha avuto un incremento che sta destando preoccupazioni. Già negli Stati Uniti il fenomeno ha oltrepassato la soglia del rischio, ora, in Italia si è visto che oltre la metà dei ragazzi ne fa uso frequente. Il danno è anche maggiore se si pensa che, trattandosi di bevande analcoliche, il loro consumo non è vietato ai minori. E i dati dimostrano proprio un uso abituale anche delle fasce basse della popolazione. Sarebbe proprio questa frequenza ad aver fatto suonare il campanello di allarme agli esperti del ministero della Salute. È vero, per esempio, per fare un paragone, che la nota bevanda a base di cola contiene caffeina, ma quella contenuta nei vari energy drinks è variabile e oscilla tra i 50 e 500 mg per litro, quindi ben superiore alla cola, fino al 300%. L’allarme, dunque, è d’obbligo. Gli effetti positivi della caffeina sono ben noti: migliora il livello di attenzione, memoria, reattività psicomotoria; come pure i suoi risvolti negativi: ipertensione, tremore, vertigini, toracalgie. E gli studi recenti hanno evidenziato proprio come questi ultimi sintomi siano presenti in molti consumatori abituali di energy drinks. Altro dato allarmante è l’aumento dei consumatori di queste bevande in associazione con superalcolici. Il fenomeno, bisogna dirlo, avviene indipendentemente dalla réclame del prodotto, anzi, le aziende produttrici di energy drinks si sono dotate recentemente di un codice di autoregolamentazione per cui si guardano bene dal pubblicizzare le loro bibite in associazione agli alcolici. Sono numerosi i giovani che richiedono un ‘vodka-redbull’, convinti di prendere due piccioni con una fava: far salire il livello del tasso alcolico nel sangue, per perdere quel po’ di lucidità e divertirsi, ma allo stesso tempo assumere un drink energetico, in grado di ‘traghettarli’ nel cuore della notte come leoni. Ma è davvero così? Sebbene non esistono studi che abbiano dimostrato una diretta correlazione tra aumento di assunzione di alcol e l’uso di queste bevande, dobbiamo sottolinearne la pericolosità. Bisogna dire a chiare lettere che associare alcol e bevande stimolanti è un controsenso pericoloso per la salute: i ragazzi dovrebbero sapere che l’effetto stimolante dell' energy drink annulla quello depressivo dell’alcol, col risultato di ubriacarsi senza rendersene bene conto, perché quando l’effetto della caffeina è scemato, per esempio, soltanto allora possiamo infatti percepire quello dell’alcol sul sistema nervoso centrale. Bere un cocktail ‘energizzante’, dunque, significa iniettare nel sangue due sostanze che viaggiano nel corpo a due velocità differenti, che vengono metabolizzate in maniera disgiunta e diversa nel tempo, ma soprattutto comporta il rischio di una sensibile diminuzione degli effetti alcolici. L’Assobibe, l'associazione di Confindustria sulle bibite analcoliche, ovviamente scende in campo per difendere la categoria: “sono bibite funzionali analcoliche con ingredienti sicuri”, riportano il relativo contenuto delle sostanze contenute, dunque spetta al consumatore farne un uso consapevole. Chiariamo: nessuno in questo caso sta facendo, almeno apparentemente, una guerra per tirare l’acqua al proprio mulino, anzi, Assobibe e le istituzioni, attraverso il ministero della Gioventù, hanno collaborato, mettendo in piedi un sito (http://www.infoenergydrink.it/) tramite il quale informare i ragazzi sull’uso responsabile di certe bevande. Insomma, per la serie non demonizziamo e basta. Giusto tutelare la salute pubblica, legittimo che le aziende portino avanti le proprie attività, in un’ottica di marketing responsabile che faciliti le scelte consapevoli. Qualche dubbio, però, sinceramente lo dobbiamo sollevare circa l'impatto che una simile campagna possa avere. Va benissimo aprire un sito per "evitare una crescente confusione e disinformazione, potenziale ostacolo ad un consumo responsabile". Ma francamente non ne capiamo bene il senso: la Ferrari vende auto sportive di lusso per amanti del genere, per piloti che sicuramente adorano correre. Dovrebbe consigliare o creare una campagna ad hoc in cui invitare gli acquirenti a usare quei 'bolidi' con prudenza? Non lo farebbe mai. Ecco, chi ordina un energy drink, con o senza alcool, parte dal presupposto che 'tiri su', che ci creda o meno, perché è su questo aspetto che le aziende investono e puntano. La strategia dei produttori di queste bevande è chiara: si punta diritto ai giovani, e lo si fa soprattutto nei loro luoghi: concerti e manifestazioni sono le sedi prescelte dove avvenenti coetanee o auto ‘giovanili’ rivestite coi loghi delle bevande, offrono spesso gratis gli energizzanti. La ‘moda’, l’immagine fresca e giovanile, anche sexy, unita alla convinzione molto diffusa che bere da quelle lattine faccia in qualche maniera bene, è a vantaggio delle aziende. Non c’è da meravigliarsi se, poi, in discoteca o nei cocktail bar i giovani scelgano quel mix di alcol e bevande energetiche. Diffondere la cultura del bere bene e in maniera responsabile non è un compito che può essere svolto da chi rientra in quell’industria del divertimento, fatta di immagine, frivolezza, alcol, spesso droghe. Nessuno si darebbe la zappa sui piedi. Lodevole l'impegno per il sito, ma quanta visibilità possiede? Alzi la mano quanti consumatori di queste bevande lo conoscono. Sarebbe più efficace inserire in maniera evidente sulle etichette di certi prodotti la frase "si sconsiglia in abbinamento ai superalcolici", piuttosto che lavarsi la coscienza con un sito ignorato e francamente poco efficace. Le campagne sulla salute vanno sostenute e rese visibili soprattutto nei luoghi in cui il 'danno' potrebbe essere commesso. Ma in quei luoghi i ragazzi, piuttosto che restare coi piedi per terra, preferiscono ‘mettersi le ali’. Qualcuno li avvisi per tempo che il paracadute non è in dotazione.