Far le battaglie per una pratica consapevole del sesso e per la diffusione degli anticoncezionali è cosa giusta,
ma anche facile.
Tutto quel che viene coinvolto è coerente con un modo di vedere
non ideologico e non fideistico: è giusto che
il profilattico sia una barriera contro la diffusione delle
malattie infettive; è giusto che la natalità sia
frenata laddove la miseria divora le vite e la moltiplicazione delle bocche diviene una
divisione dello
sviluppo; è giusto sperare in
maternità e paternità consapevoli; è giusto che il sesso sia
erotismo e non solo esercizio riproduttivo. Le cose si complicano quando si tratta di
procreazione medicalmente assistita.
Si complicano perché vengono in ballo questioni
etiche di più difficile gestione.
Nessuno dubita del fatto che una coppia desiderosa di avere figli ed incapace di ottenerli, possa rivolgersi ad uno specialista. A questo già lavorano migliaia di ginecologi ed andrologi. Se la soluzione del problema sta in una
fecondazione extrauterina, salvo reimpianto, anche questo non crea particolari problemi culturali. Ma che succede se si deve
prendere a prestito un ovulo o uno spermatozoo di donatore estraneo alla coppia? E se tale pratica è possibile, è giusto
consentire anche a coppie non sposate di ricorrervi? E come ci si comporta con le
coppie omosessuali? Passo dopo passo, non è difficile accorgersi che si esce fuori dal ragionevole, per entrare nell’incubo (tipo predeterminazione delle caratteristiche genetiche del nascituro).
E’ bene, quindi, capire da quale primo passo discendono gli
errori. Il passo sbagliato è quello di considerare che la maternità e la paternità siano
un diritto dell’individuo.
Per carità, è un diritto il non porre limiti alle proprie capacità
riproduttive (anche quello cinese è un incubo), ma non lo è
la rimozione di qualsiasi ostacolo pur di avere in mano un ‘oggetto’ chiamato figlio.
L’errore discende dal fatto che
il figlio non è un oggetto, quel che conta non è solo il desiderio
dell’individuo procreante, ma è egli stesso un
essere
dotato di diritti e di tutela. Dotato, attenti laici, che qui si fa scandalo,
di tutela fin da prima della nascita.
L’aborto, per il quale ci battemmo, più che un diritto
è un dramma, ma un dramma che si volle, giustamente,
regolare. Dopo il trascorrere di un dato
periodo, però,
l’aborto, per la legge, diventa omicidio ed il feto è
dotato di tutela. Credo che sia
giusto.
Tornando alla procreazione medicalmente assistita, quindi, non è che tutto quello che la scienza rende possibile è, per ciò stesso, giusto e lecito. Un pazzo come Mengele poteva crederlo, non certo gente civile. E noi laici, che abbiamo difeso e difendiamo la scienza dal dogmatismo religioso,
dobbiamo, a nostra volta,
stare attenti a non farne un dogma.
La maternità e la paternità
non sono diritti e non meritano tutela se intendono sottrarre la procreazione a quelle regole che hanno, almeno fin qui, assicurato la sopravvivenza e lo sviluppo della specie. Forse è scomodo dirlo, forse è più
autogratificante sostenere che tutto è lecito
quel che produce gioia, ma è anche
irresponsabile. E non avendo morali da prendere in appalto,
i laci non possono permettersi d’essere irresponsabili.