![Alessandro Bertirotti]()
Che via sia crisi è fuori discussione. E che di fronte a questa situazione le soluzioni trovate siano ancora inadeguate comincia a emergere. Anzi, dal mio punto di vista, prenderemo consapevolezza della gravità del problema, che è planetario, solo a partire da questo nuovo anno. Ma anche se la situazione non si presenta rosea, continuo a rimanere ottimista circa la "vittoria della vita" sulla morte, perché in effetti si tratta proprio di una battaglia fra Eros e Thanatos, fra l'Amore e la Morte. Il capitalismo nasce in occidente per la produzione di lavoro che a sua volta è destinato ad aumentare il capitale iniziale, permettendo ulteriori investimenti. E così è stato per molti anni, sino a quando si è generata, lentamente e subdolamente, una convinzione diversa verso l'utilizzazione del capitale, o meglio del plusvalore che il lavoro creava sotto forma di ulteriore capitale. Senza che nessuno realmente se ne accorgesse, anche se i filosofi contemporanei lo andavano evidenziando in saggi, interviste ed articoli, il capitale ulteriore, e frutto dell'investimento sul lavoro, non veniva più utilizzato per la produzione, ma per la rendita personale o di piccoli gruppi. In questo semplice modo, si è andato sottraendo ulteriore possibilità di lavoro e di occupazione, creando la situazione nella quale siamo, perché le banche rappresentano gli interessi di coloro che non vogliono più investire sul lavoro, ma solo ricavare rendite. La conseguenza più ovvia è il fermo di tutto il ciclo produttivo del capitale, con l'ulteriore conseguenza di sviluppare una serie di atteggiamenti mentali che vanno a confermare l'idea di fondo la quale caratterizza anche coloro che non investono più sul lavoro ma solo sulla rendita: l'idea di futuro. Ecco la vera crisi del nostro Occidente: l'idea di futuro, di possibilità e di scoperta, che non sia intimamente legata a quella di guadagno economico. In sostanza, secondo la mia opinione, il futuro, che il concetto di rendita propone a coloro che la inseguono, è quello legato ad un guadagno che deriva dalla fatica altrui e dalla furbizia di colui che accumula denaro. In sostanza, è come se l'ambiente dell'Uomo, che è sempre stato il pianeta con le sue risorse, sia diventato ora quello virtuale delle transazioni finanziarie, nelle quali l'espressione della propria supremazia avviene quasi esclusivamente sulla capacità di sfamare se stessi oltre misura, cercando di affamare il più possibile gli altri. La questione diventa dunque etica per il solo fatto che è antropologica, ossia legata a quello che oggi l'umanità continua a ritenere sia ad appannaggio di uno stile di vita che si possa dire umano. Fino a quando non riusciremo, secondo la mia opinione, a recuperare il valore della relazione umana come fondamento di qualsiasi rapporto economico, ossia di scambio di oggetti e soggetti di altrettanto valore, non penso che la nostra specie riuscirà a progettare un futuro solidale e per tutti. È cambiata la visione planetaria di questa nostra vita, e siamo andati dietro alla solita idea negativa che la nostra specie è in grado di esprimere quasi perfettamente: la megalomania, con la quale si prevede il godimento solitario delle proprie conquiste economiche, secondo il criterio furbo/stupido. In realtà, questo atteggiamento di base è stato quello primordiale, forse uno dei primi utilizzati dall'Uomo delle caverne, proprio perché esso non aveva ancora compreso il significato complesso di similitudine, grazie al quale le persone sono tra loro molto più simili che diverse. Eppure, i media ci propongono sostanzialmente il messaggio opposto: più siamo originali, più riusciremo a vincere la banalità degli altri. E questo può anche essere vero, in periodi storici precisi della propria vita, ma non può essere vero che gli altri siano sempre tutti coloro che non sono con me, perché ognuno di noi è altro a se stesso, e questa ambivalenza contemporanea, da sempre presente, ma oggi più che mai sperimentabile, non è eliminabile dall'idea singolare di superuomo...
(articolo tratto dal sito www.affaritaliani.it)