Intervista al fondatore e presidente di ‘Idea Europa’: un riuscitissimo laboratorio di progetti e formazione di competenze sperimentate, attualizzate e sviluppate sul campo
Da un’idea a un progetto. Da una visione alla costruzione collaborativa di nuove professionalità, alimentata dal sogno: ‘Viviamo in un’Europa migliore e contribuiamo a migliorare il mondo’. Sono questi e molti altri gli asset sui quali si fonda il lavoro di ‘Idea Europa’: un laboratorio di progetti e formazione di competenze sperimentate, poi attualizzate e sviluppate sul campo. Valori e ‘skills’ (competenze, ndr) che – dalla teoria alla pratica – puntano a riscattare, o meglio a restituire al terzo settore e ai suoi operatori, quella dignità che non ancora gli viene conferita. Tutto questo non è un’utopia, ma il frutto dell’impegno di un ‘team working’ che ha portato a risultati concreti. D’altronde, i numeri parlano chiaro: sono 450 i progetti vinti e targati ‘Idea Europa’ dall’anno 2013, quello della sua istituzione. Di questi, l’85% sono riferiti ai programmi di formazione, apprendimento e mobilità giovanile. Su 450 progetti di successo, il 60% sono stati destinati al Women Empowerment e alle comunità Lgbtqia+, perché i cittadini europei godono, in tutto e per tutto, di pari opportunità. Alcuni progetti sono stati destinati a soggetti vulnerabili, nell’ottica dello sviluppo di una società inclusiva, dove la diversità è una forza e non un limite. Un esempio concreto di questo impegno è ‘AEWiA - African and European Women in Action’: un progetto che mira a rafforzare il ruolo delle donne nei processi di empowerment socioeconomico tra Africa ed Europa. In sostanza, ‘AEWiA’ promuove veramente la formazione professionale, l’imprenditoria femminile e la leadership delle donne in contesti vulnerabili, offrendo opportunità di crescita e networking a livello internazionale. Attraverso scambi interculturali, workshop, e programmi di mentoring, ‘AEWiA’ intende abbattere le barriere di genere e favorire l’integrazione sociale ed economica delle donne, sia in Europa, sia in Africa. Un progetto attualmente in corso, i cui risultati saranno presentati nel 2025 in un evento internazionale. Un altro esempio significativo è ‘Youth Will Be Free’: un piano di lavoro dedicato alla prevenzione della radicalizzazione giovanile e alla promozione della libertà di espressione e del pensiero critico tra i giovani europei. Attraverso laboratori educativi, incontri con esperti e campagne di sensibilizzazione, quest’iniziativa ha coinvolto centinaia di giovani per aiutarli a sviluppare una maggiore consapevolezza dei fenomeni di odio e discriminazione, online e offline, promuovendo una cittadinanza attiva e responsabile. Questi percorsi progettuali dimostrano come l’azione concreta possa trasformare le idee in un cambiamento reale, contribuendo alla costruzione di una società più equa, inclusiva e solidale. Agendo su ambiti diversi, i progetti scritti e sviluppati da ‘Idea Europa’ puntano, dunque, ad abbattere confini e pregiudizi, creando partnership internazionali in linea con gli obiettivi della Commissione europea e dei suoi organismi, a dispetto delle nuove politiche americane che sembrano minare il senso della democrazia. Se questa azione punta a dare impiego e a formare le professionalità del futuro, i giovani non possono non avere un ruolo focale nella spinta al cambiamento. E’ a loro, infatti, che sono indirizzati i workshop e i master di europrogettazione, facilmente fruibili e accessibili a tutti con tariffe agevolate, in cui il merito risulta premiante. Non ci sono età, né confini: chiunque può intraprendere questo percorso professionale, dove la parola d’ordine è “mettersi in gioco”. E, per ‘giocare’, bisogna mettercela tutta. Abbiamo incontrato l’artefice di tutto questo: Mattia Di Tommaso.
Sognatore, visionario, progettista e imprenditore: chi è Mattia Di Tommaso?
“Sono una persona che ha sempre creduto che le opportunità debbano essere accessibili a tutti. Non sono partito con grandi mezzi, ma con un’idea chiara: il cambiamento nasce dalla conoscenza, dall’impegno e dalla volontà di costruire qualcosa di utile per la società. Ho fondato ‘Idea Europa’ con questa visione. E oggi, dopo 450 progetti approvati, so che il vero impatto si misura nelle persone che hanno trovato supporto, nelle organizzazioni che abbiamo aiutato a crescere, nelle comunità che hanno potuto accedere a risorse per svilupparsi. Sono direttore del dipartimento di Scienze politiche e Cooperazione allo sviluppo di ‘Ego Education University’, perché credo nella formazione come strumento per trasformare le idee in azioni concrete. Nel 2022 sono stato nominato ambasciatore del programma ‘Erasmus Plus’: un riconoscimento che mi onora e che rafforza il mio impegno a rendere il programma sempre più inclusivo e accessibile. Sono anche il fondatore di ‘Sos Europa’, ‘Euro Mamme’ e ‘Sos Diritti e Legalità’. Tre realtà diverse, nate da esigenze precise, ma unite da un obiettivo comune: supportare chi lotta per i propri diritti, per dare voce alle categorie più vulnerabili e per creare reti di solidarietà e innovazione sociale. Nel 2019 ho lanciato la Masterclass di Europrogettazione: la prima scuola online in Italia dedicata ai fondi europei. Un percorso nato per colmare un vuoto formativo, offrendo competenze pratiche e strumenti concreti a chi vuole lavorare nell’europrogettazione. Non si tratta solo di teoria: la Masterclass è un ambiente di crescita reale, dove chi parte da zero può acquisire conoscenze solide e sperimentare sul campo grazie a un metodo basato su esperienza, ‘mentoring’ e progettazione pratica. In questi anni, centinaia di studenti hanno trasformato questa opportunità in una carriera, contribuendo allo sviluppo di progetti che hanno avuto un impatto concreto nelle loro comunità e nel mondo del terzo settore. Perché essere un ‘visionario’ non significa solamente avere delle idee, ma trovare il modo di realizzarle. Per questo, ogni mio progetto nasce da una necessità reale, da un bisogno collettivo, dalla voglia di costruire qualcosa che resti. E, più di tutto, sono un padre, perché so che il futuro si costruisce con responsabilità, cura e il coraggio di restare sempre fedeli ai propri valori. Questo è quello che sono. E il viaggio continua...”.
‘Prima gli ultimi’ (PS Edizioni) è il titolo del suo libro che racconta molto della sua missione: ma è davvero possibile realizzarla in una società dove regnano individualità ed egoismo?
“Credo fermamente che sia non solo possibile, ma necessario. ‘Prima gli ultimi’ non è solo un titolo, ma una visione concreta di come il terzo settore, le istituzioni e i cittadini possano costruire un mondo più giusto. Certo, viviamo in una società spesso dominata da individualismo ed egoismo, ma ciò non significa che la solidarietà sia scomparsa. Anzi, ogni giorno vedo persone e organizzazioni che si impegnano per chi è più fragile, che credono nella cooperazione e che trasformano l’indifferenza in azione. I progetti che ho avuto l’onore di coordinare, i volontari che ho incontrato, i giovani che hanno scelto di formarsi per cambiare il proprio futuro e quello degli altri, dimostrano che un altro modello di società è possibile. Una società dove la crescita personale non sia in contrapposizione alla crescita collettiva; dove il benessere di tutti venga visto come un valore e non come un ostacolo al successo individuale. La sfida è culturale: bisogna diffondere la consapevolezza che aiutare gli ultimi significa migliorare il mondo per tutti. Quando una società investe nell’inclusione, nella solidarietà e nella giustizia sociale, ne beneficia ogni cittadino, perché si crea un ambiente più sicuro, più equo, più sostenibile”.
Dalla teoria alla pratica, abbiamo detto: come e in quali tempi si diventa progettisti?
“Diventare progettisti non è solo una questione di studio, ma un percorso che unisce teoria e pratica, conoscenza e esperienza sul campo. Non esiste un tempo fisso, valido per tutti, perché molto dipende dalla formazione iniziale, dall’impegno e dalle opportunità che si riescono a cogliere. Il primo passo è acquisire una base solida sulla progettazione europea, capendo il funzionamento dei programmi di finanziamento, i criteri di valutazione, le logiche che sono ‘dietro’ la scrittura di un progetto. Questo può avvenire attraverso corsi specifici, come la Masterclass di Europrogettazione: la prima scuola online nata in Italia, nel 2019, proprio con l’obiettivo di formare professionisti in grado di scrivere e gestire progetti finanziati dall’Unione europea. Dopo la formazione, è essenziale la pratica: non si diventa progettisti solo leggendo manuali o frequentando corsi, ma mettendosi alla prova concretamente. In genere, chi si avvicina a questo settore può iniziare affiancando un team esperto, collaborando con enti no profit, oppure partecipando a workshop e laboratori pratici per testare le proprie capacità. I tempi per diventare autonomi dipendono molto dall’intensità con cui ci si dedica: chi studia e, allo stesso tempo, inizia a lavorare su progetti reali, magari anche piccoli o in affiancamento, può iniziare a scrivere e presentare progetti già entro sei mesi o un anno. Dopo due o tre anni di esperienza concreta, si può considerare un vero professionista del settore, con la capacità non solo di scrivere progetti, ma anche di gestirli e coordinarli. Il percorso di crescita non si ferma mai. E ogni nuovo bando, ogni progetto approvato e ogni esperienza sul campo insegnano qualcosa di nuovo. La progettazione europea è un settore in continua evoluzione: chi vuole farne una professione dev’essere sempre aggiornato, flessibile e pronto a migliorarsi. L’importante è partire, mettere in pratica ciò che si impara e non aver paura di sbagliare, perché ogni errore è un passo avanti nella costruzione della propria competenza”.
Si può rientrare nei costi del vostro Master di Europrogettazione, se si porta un know how positivo a ‘Idea Europa’? Ci spiega come?
“Sì, è possibile rientrare nei costi della Masterclass di Europrogettazione portando un contributo concreto a ‘Idea Europa’. L’obiettivo della nostra formazione non è solo quello di fornire competenze teoriche, ma di creare una rete di professionisti capaci di scrivere progetti vincenti, generando opportunità reali per il terzo settore. Il meccanismo è semplice: se uno studente della Masterclass, grazie alle competenze acquisite, contribuisce alla scrittura di un progetto che viene poi approvato, può ottenere un riconoscimento economico che copre l’investimento fatto nella formazione. In pratica, se il progetto viene finanziato, lo studente può ricevere un compenso in base al ruolo svolto nella progettazione e nella sua eventuale gestione, permettendogli di rientrare dei costi sostenuti per il corso. Questa possibilità nasce dalla filosofia che sta dietro la nostra scuola: formare progettisti che non restino solo studenti, ma che diventino professionisti in grado di lavorare subito nel settore. La Masterclass, infatti, non è solo un corso, ma un vero e proprio percorso di inserimento nel mondo dell’europrogettazione, con opportunità concrete di collaborazione. Chi dimostra di avere talento, dedizione e capacità, può essere coinvolto in progetti reali e iniziare a scrivere con il supporto di un team esperto. Lavorare in questa rete significa non solo acquisire esperienza sul campo, ma anche avere la possibilità di guadagnare concretamente attraverso i progetti presentati. È un modello basato sulla meritocrazia e sulla crescita professionale. Chi porta valore a ‘Idea Europa’, chi dimostra di saper scrivere progetti di qualità e di avere capacità gestionali, non solo può rientrare nell’investimento fatto per la Masterclass, ma può trasformare questa opportunità in una carriera stabile e remunerativa nel mondo dell’europrogettazione”.
Nell’attuale corsa ai finanziamenti pubblici, non si corre il rischio di formare e progettare in termini di quantità, piuttosto che di qualità?
“Il rischio esiste. Tuttavia, la vera sfida è formare progettisti che sappiano scrivere con qualità e visione a lungo termine, piuttosto che inseguire i finanziamenti senza un impatto reale. L’europrogettazione non è solo una questione di numeri, ma di risultati concreti e sostenibili. Negli ultimi anni, con l’aumento delle opportunità di finanziamento europeo, molte realtà hanno cercato di accedere ai fondi senza una reale strategia o senza un obiettivo chiaro. Questo porta spesso alla creazione di progetti frammentati, con un ‘focus’ più sulla quantità delle proposte presentate che sulla loro qualità. Ma questa mentalità è un errore, perché un progetto scritto solo per ottenere finanziamenti, senza una reale coerenza e sostenibilità, difficilmente porta valore aggiunto e rischia di non superare la selezione o di non essere realizzato in modo efficace. Proprio per questo motivo, nella Masterclass di Europrogettazione il nostro approccio è diverso: noi non insegniamo semplicemente a compilare domande di finanziamento, ma a ragionare in termini di strategie di sviluppo, di impatto sociale e di gestione sostenibile dei progetti. Formiamo professionisti che sappiano valutare quando un progetto ha davvero senso e quando, invece, è meglio non presentarlo perché non porta un valore concreto. La qualità, in questo settore, paga sempre più della quantità: un progetto ben scritto, con un’idea chiara, partner credibili e obiettivi misurabili, ha molte più possibilità di ottenere finanziamenti rispetto a un progetto scritto in fretta solo per partecipare a un bando. Inoltre, i progetti finanziati devono essere gestiti e rendicontati in modo impeccabile, altrimenti si rischia di perdere i fondi o di dover restituire parte delle risorse ricevute. L’obiettivo, insomma, non deve essere quello di scrivere tanti progetti, ma di scrivere i progetti ‘giusti’, per le persone e le organizzazioni ‘giuste’, con la ‘giusta’ strategia d’impatto. Ed è su questo che puntiamo nella nostra formazione e nel nostro lavoro quotidiano con Idea Europa”.
Molto della sua vita personale lo ha riversato nell’impegno professionale e nella progettualità: ci parla di ‘Bacio in fronte’?
“Il progetto ‘Bacio in Fronte’ nasce da un’idea profondamente legata alla mia esperienza personale e alla mia visione del mondo. Spesso, nella vita ci troviamo ad affrontare momenti difficili, situazioni in cui ci sentiamo soli, incompresi o semplicemente messi alla prova. Ma c’è un gesto, semplice e potente, che ha il potere di racchiudere tutto l’amore, la cura e il rispetto che possiamo offrire a qualcuno: un bacio in fronte. Questo progetto non è solo un’iniziativa, ma un messaggio sociale, un simbolo di riconoscenza e di valore per chi, in ogni contesto della vita, s’impegna per gli altri. Si rivolge, in particolare, ai genitori separati, ai padri e alle madri che ogni giorno lottano per mantenere un legame solido con i propri figli, nonostante le difficoltà. La società spesso dimentica quanto sia importante tutelare questi affetti. Invece, noi vogliamo dare voce a queste storie, creare consapevolezza, offrire supporto concreto. Attraverso ‘Bacio in fronte’, portiamo avanti campagne di sensibilizzazione, incontri, eventi e progetti europei che mettono al centro il valore delle relazioni familiari, l’importanza della presenza genitoriale, il diritto dei figli di crescere con entrambi i genitori. Credo che l’amore e il rispetto non si dimostrino solo con le parole, ma con i gesti, con il tempo dedicato, con l’impegno nel costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Questo progetto è una parte importante del mio percorso e della mia missione. Vuol essere un punto di riferimento per chi crede che il cambiamento parta proprio dai legami più profondi e autentici”.
Da ‘Sinner’ dei progetti, quali sono i prossimi campionati da vincere e i sogni ancora da realizzare?
“Se c’è una cosa che ho imparato, in questi anni, è che i progetti non sono solo numeri e finanziamenti, ma strumenti concreti per cambiare la vita delle persone. Quando mi definiscono un ‘Sinner’ della progettazione, penso al fatto che ogni vittoria è solo una tappa, perché c’è sempre un nuovo traguardo da raggiungere, un altro progetto da costruire, un’altra sfida da affrontare. Il mio prossimo obiettivo non riguarda solo la scrittura di nuovi progetti europei, ma un sogno più grande: far studiare chi non se lo può permettere e dare ai giovani persi una speranza di riscatto, proprio come è stato per me. So cosa vuol dire partire senza certezze, senza risorse economiche, ma con la voglia di non arrendersi. E oggi sento la responsabilità di creare strumenti che permettano a chi ha talento e determinazione di emergere, indipendentemente dalla propria condizione di partenza. Per questo sto investendo sempre più nel settore della formazione accessibile, attraverso i Master universitari di ‘Idea Europa’ con ‘Ego Education’ e i programmi di coaching come ‘IdeaLab’, affinché giovani talentuosi, ma senza possibilità economiche, possano formarsi e costruire il proprio futuro nella progettazione europea e nel terzo settore. Io vorrei che ogni ragazzo che, oggi, si sente perso o senza prospettive, sappia che c’è un’alternativa, che esiste un modo per riprendersi il proprio futuro. E il mio impegno è quello di continuare a creare progetti che aprano queste porte, che diano non solo competenze, ma anche fiducia e possibilità reali di crescita. Inoltre, i miei sogni da realizzare non si fermano qui: voglio portare avanti un modello in cui il terzo settore sia riconosciuto come un vero motore di sviluppo sociale, dove le persone che lavorano nel no profit abbiano le stesse opportunità di crescita di altri settori. E soprattutto, voglio costruire percorsi che trasformino il disagio in opportunità, perché credo che nessuno sia destinato a restare indietro, se gli si dà una possibilità concreta di riscatto”.