Cinzia Salluzzo RovitusoLo ‘speaker’s corner’ nasce a Londra, ad Hyde park, in un angolo del famoso parco dove un cittadino qualsiasi sale su una cassetta, propone un discorso e coinvolge il pubblico presente in un dibattito ‘aperto’. Un ‘a tu per tu con la gente’ che non richiede permessi o pretesti per essere attuato. Niente a che vedere, quindi, con i dibattiti culturali organizzati per promuovere l’uscita di un libro, una mostra o un evento. Ed è proprio in questa sua semplicità che l’angolo degli oratori si è diffuso in tutto il mondo, giungendo anche in Italia. Sinonimo di ‘confronto diretto con la gente’, il termine ha fatto ‘capolino’ nelle riviste e nei programmi radiofonici, affermando l’idea che molti dei temi che riguardano la politica, l’economia e il sociale possano e debbano essere resi accessibili a tutti, in maniera semplice e diretta. Evidentemente, la cosa funziona (tanto che persino la politica ha cercato di appropriarsene per scendere in piazza e discutere con la gente). La casistica, comunque, è piuttosto ampia. Dal ‘semplice’ cittadino un po’ ‘arrabbiato’, che sottolinea le ‘indecenze’ del sistema, all’associazione culturale che organizza una serie di incontri pubblici, al professionista ‘impegnato’ che sente la necessità di risollevare gli italiani da quel diffuso torpore culturale dal quale sembrano non voler più riemergere. Come ci racconta Daniele Poto, un giornalista che, nel corso degli anni, ha collaborato per numerose testate (Tuttosport, il Messaggero, il Corriere della Sera, Il Tempo, la Repubblica, Olimpico). Ha iniziato la carriera come reporter per Paese sera, Liberazione (nella versione del quotidiano radicale), Lotta Continua, Gazzetta del Popolo (fino all’estinzione), Prealpina. Ha lavorato all'Ansa e nella prestigiosa rivista ‘La fiera letteraria’. Come esperto di sport è stato ospite delle prime storiche emittenti capitoline come SPQR, Telefantasy, Gbr, Videouno, Rete Oro, Quarta Rete, Tele Roma Europa, Super Tre, Teleradiosole. È stato più volte ospite del ‘Processo del lunedì’ di Biscardi come opinionista. Eccolo a voi all’indomani di uno ‘speaker's corner’ organizzato a Monterotondo sul tema: ‘Vivere di economia o vivere in economia’.

Daniele Poto, lo speaker's corner si è molto diffuso in questi ultimi anni e ce ne sono di vari tipi: potresti darci la tua definizione?
“E’ un luogo d’incontro per una partecipazione democratica dal basso in un momento in cui la politica (soprattutto i Partiti) mostrano il ‘fiato corto’. Cittadinanza attiva vuol dire questo: esprimersi sui problemi di base, fossero pure la gestione dell’acqua pubblico o il nuovo piano trasporti di una città, per far contare la propria voce e non rimanere in una protesta senza articolato”.

In Italia funziona come all’estero?
“Lo speaker’s classico ad Hyde Park più che altro è diventato un luogo di predicazione, a volte fanatico- religiosa. La versione italiana vorrebbe rispondere a criteri di normalità e di senso comune, ma non banale nella interpretazione del succedere della vita, affidato al copione libero di chi partecipa”.
Per gli italiani è una novità: il pubblico come interagisce con il relatore?
“Sta alla capacità del relatore sulla singola materia (che sia esperto, neutrale o di parte) stimolare il pubblico che, alternativamente, diventa protagonista in un’interazione foriera di sviluppi dialettici e di apprendimento. Idealmente, da ogni incontro bisognerebbe uscire arricchiti (sia chi ha parlato, sia chi è rimasto silente). Altrimenti, non avrebbe senso incontrarsi”.

Come si organizza uno speaker’s corner?
“Attraverso i social network, le e-mail, i gruppi d’ascolto. Parte la convocazione in un luogo propizio, possibilmente comodo e invitante. Naturalmente, si può anche arricchire l’incontro con convivialità, brindisi, spuntini: un momento piacevole, ma stimolante”.

Il confronto con la ‘piazza’ evidenzia buona o scarsa conoscenza degli argomenti che trattano i media?
“Molte tematiche sono conosciute solo in parte, o superficialmente. Mi rendo che la lettura dei giornali è diventata un ‘optional’. Eppure, la formazione ha bisogno di un ampio ventaglio di informazioni e non può bastare la televisione, nella sommarietà dei telegiornali, internet, i blog, la free press. Penso che il quotidiano, nella sua obsolescenza, abbia ancora qualcosa di dirci, soprattutto per quanto riguarda l’approfondimento e quel che resta delle inchieste”.

Lo speaker's corner è un modo per diffondere una notizia, o lo possiamo intendere come una forma di cultura dal basso?
“Esattamente: cultura e informazione dal basso. Che però, progressivamente, si fa ‘alta’ e cresce nella scala. Una cultura che vuole poter contare, democraticamente. Non è cosa da poco, visto che abbiamo un Governo non democraticamente eletto, al momento”.

Su che basi scegli gli argomenti da proporre?
“Argomenti su cui mi sento preparato, che mi stimolano o che possono stimolare. Argomenti di interesse pubblico quasi prioritario, emergenziale”.

Nel tuo ultimo intervento hai scelto il tema ‘Vivere l’economia’: su argomenti così complessi quali sono le ingenuità più diffuse nel pubblico?
“Confrontarsi immediatamente con il proprio quotidiano, che pure è importante. Ma dal ‘micro’ bisognerebbe salire al ‘macro’, sul terreno dei problemi comuni. Politica, da ‘polis’, in senso nobile è anche questo: partecipazione e condivisione del problema”.

Il contatto diretto con la gente come relatore ti ha dato una diversa prospettiva su come si diffonde la cultura e l’informazione in Italia?
“Mi ha fatto constatare, per la ridotta partecipazione e l’isolamento in cui finiamo nel cadere, che effettivamente l’Italia è un Paese in declino, succube dei ‘disvalori’. Solo ritrovando un cammino, un percorso, una comunità, una finalità, un’idea di dover essere collettivi ci risolleveremo da questo torpore”.

Qual è l’argomento o i temi di cui si parla troppo poco?
“Ci sono tante tematiche. Anche gli argomenti normalmente più popolari, di largo interesse, spesso richiedono un approfondimento, poiché sono conosciuti superficialmente. Senza contare quelle tematiche di cui si parla poco perché sottovalutate, o censurate dai media. L’alternanza dei due registri, nel caso dello speaker's corner, da vita a un’interessante e stimolante varietà di interventi, in genere”.

Dove svolgi attualmente lo speaker’s corner?
“Dopo un lungo periodo di attività nei parchi romani e al Casale del Podere Rosa, attualmente la seconda domenica del mese alla grafica ‘Campioli’ di Monterotondo, sotto l’egida dell’associazione culturale Reseda”.




(intervista tratta dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
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