Vittorio LussanaIn questi giorni abbiamo assistito a una pagina decisamente interessante della vita politica italiana: le elezioni primarie del centrosinistra. I due contendenti, Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani, hanno cercato di esporre le loro ragioni alla luce del sole, facendo un po’ tornare alla mente dei cittadini il gusto per la buona politica. Tuttavia, c’è da sottolineare come ciò non possa bastare al mondo politico italiano per rimettersi in ‘carreggiata’: tutte le belle idee e i proclami che abbiamo ascoltato nel corso del confronto - non solo tra Renzi e Bersani, ma anche dagli altri candidati del primo turno - sono destinati a rimanere, in larga parte, sulla ‘carta’, o a dar vita a provvedimenti ‘monchi’, ad allungare l’agonia di un sistema strutturalmente portato alle mezze verità e agli obiettivi parziali. Tutto ciò non deriva dall’incapacità dei diversi leader che si sono presentati in prima persona a vivacizzare la contesa, bensì da una strutturazione politico-parlamentare che doveva essere riformata attraverso una legislatura costituente, basata su larghe intese. Tale ‘passaggio’ non solo non si è mai potuto realizzare in passato, ma è ben al di là dal verificarsi in futuro. Siamo infatti di fronte all’ennesima legislatura caratterizzata da governi deboli e infingardi, che cercheranno semplicemente di rimanere al potere il più a lungo possibile, tamponando le emergenze anziché risolverle alla radice. Forse, non ha del tutto torto chi ipotizza come simili eventualità possano essere aggirate mediante la riproposizione di un Governo tecnico, il cosiddetto ‘Monti bis’, il quale darebbe modo alle forze politiche di guadagnar tempo, al fine di mettersi d’accordo attorno a una serie di riforme costituzionali di alto profilo. Ma una simile opportunità sarebbe comunque destinata a naufragare sugli scogli dell’incompatibilità culturale e dell’ormai accertata inadeguatezza del modello bipolare imposto dalla cosiddetta ‘seconda Repubblica’. Centrodestra e centrosinistra continuano a rappresentare due ‘rassemblement’ palesemente inadatti. E ciò non può far altro che andare a rafforzare quelle nuove forze che stanno emergendo all’orizzonte, le quali saranno, come al solito, portatrici di qualche novità, insieme a nuove numerose contraddizioni. Un mio personale ‘endorsement’ nei confronti di un pur auspicabile Governo Bersani a questo punto servirebbe a ben poco: non convincerebbe gli ambienti moderati a tener fermo il centrodestra almeno per un ‘giro’, in attesa di un suo rinnovamento interno; non porterebbe a strapparsi i capelli per l’entusiasmo un elettorato di sinistra complessivamente esacerbato dalle vicende politiche di questi ultimi decenni. Gli errori son tutti lì, alla luce del sole, pieni ed evidenti: un bipolarismo indistinto, privo di ogni identità e coerenza; un centrodestra immobilista, regressivamente qualunquista nella sua gretta astrattezza, incapace persino di approcciare una propria consultazione interna; un centrosinistra ancora in mezzo al guado tra il proprio naturale approdo verso il laburismo socialdemocratico e le antiche ‘incrostazioni’ ideologico-burocratiche; la mancanza di un centro moderato autentico, con il compito di contemperare il cattolicesimo controriformista e accidioso degli italiani con quel minimo di elasticità ‘maritainiana’ in grado di affrontare il confronto anche sui difficili terreni dei diritti civili e di un nuovo civismo laico. Insomma, si è andati avanti secondo vecchi schemi e antichi metodi, primarie a parte. Se il centrodestra si fosse per lo meno dimostrato in grado di riorganizzarsi, affrontando anch’esso una propria consultazione interna, per lo meno si sarebbe avuta quella specularità capace di fornire agli elettori un’alternativa di sintesi. Macché! Nemmeno le primarie riescono a fare quelli del Pdl, un Partito che veramente sta evidenziando tutti i suoi limiti nella propria incapacità di decidere una qualsiasi cosa, democraticamente e in piena autonomia. Di ciò me ne dispaccio vivamente, poiché anche il centrodestra stava cominciando a mostrare qualche interessante elemento di novità. Come, per esempio, l’ex ministro per le Attività giovanili, Giorgia Meloni, la quale in passato mi ha fatto anche sapere di non amare particolarmente i miei editoriali. Spiace, tuttavia, vederla oggi - e solamente oggi - prendere coscienza delle clamorose contraddizioni della propria parte politica. Caro onorevole Meloni, io le cose di certo non le ‘mando a dire’, poiché il mio mestiere è esattamente quello di denunciare le contraddizioni, o quanto meno di sottolinearle: eravate voi quelli tenuti a non mostrare il fianco alle critiche del ‘quarto potere’. Ma veramente credevate di potervi considerare al di sopra di ogni controllo, secondo una concezione ‘plebiscitaria’ della democrazia? Io posso anche capire, Giorgina cara, come Berlusconi e i suoi vi abbiano abituati a considerare tutti quanti, persino i laici moderati, i ‘crociani’ eterodossi e i riformisti ‘turatiani’, come dei rivoluzionari che, alla sera, vanno a letto con un fucile mitragliatore nascosto sotto al cuscino. Ma poi non potete lamentarvi quando qualcuno si domanda se non abbiate portato il cervello all’ammasso, poiché questa è stata la sensazione che, per larghi tratti, è apparsa evidente. Adesso, ogni altro genere e tipo di evoluzione possibile giungerà comunque con gravissimo ritardo. E sarà connotata da una mediocre parzialità. Una buona parte del corpo elettorale italiano è ormai pronto a dare il benservito a un’intera classe politica, riversandosi su forze totalmente nuove, dunque inesperte, che denunceranno ben presto i propri gravi limiti, con il rischio di far sprofondare definitivamente il Paese. Non si è potuto far nulla di diverso al fine di evitare simili esiti, poiché gli italiani, di destra o di sinistra che siano, fino a quando non ci ‘sbattono il muso’ la realtà non la capiscono, non la colgono, non la leggono, non la vedono proprio. Questo rimane il dato culturalmente più grave dell’intera questione presa nel suo complesso: qui da noi tutto deve sempre finire in un disastro! Prepariamoci al peggio, dunque. Perché questo è ciò che, alla fin fine, meritano un popolo e una società che proprio non sanno riconoscere nella lungimiranza un sacrosanto principio di valore e di vita.




Direttore responsabile di www.laici.it e di www.periodicoitalianomagazine.it
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Alice - ITALIA - Mail - martedi 4 dicembre 2012 15.22
Sì, lei ha perfettamente ragione su tutto: siamo messi malissimo, da qualsiasi parte la si voglia guardare...
Roberto - Livorno - Mail - martedi 4 dicembre 2012 15.18
Essere preoccupati per l'immediato futuro è "sentimento razionale".
Cristina - Milano - Mail - martedi 4 dicembre 2012 15.13
Sono veramente preoccupata...
carlo cadorna - frascati - Mail - lunedi 3 dicembre 2012 13.18
Ottima analisi!!!


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