Francesca Buffo“Accumulare benessere in un polo equivale allo stesso tempo ad accumulare miseria… nel polo opposto”. A dirlo è stato Karl Marx, nel 1867. E all’oggi è incontestabile che almeno qualche punto della sua ‘visione sociologica’ aveva una ragion d’essere. Non occorre essere di sinistra per constatarlo. Basta solo leggere le notizie per quello che sono. Per esempio: il tempio della gastronomia Peck ha fatturato, nel 2009, 23 milioni di euro. Per chi milanese non è, forse la notizia passa inosservata, semplicemente perché non conosce quella realtà. Ovvero la storia di un bellissimo negozio specializzato in delikatessen, tanto buone quanto pregiate. Proprio dietro il Duomo meneghino, Peck è l'ostentazione del benessere concesso a pochissimi, della specialità gastronomica di qualità eccelsa per la quale il prezzo elevato è un dato irrilevante. Un consumo riservato a pochi ‘fortunati’, che possono e che probabilmente non nutrono neanche la preoccupazione di non poterlo più fare nell'immediato futuro. Non così è, purtroppo, per la maggior parte degli italiani. Le associazioni dei consumatori rilevano che nei carrelli della spesa della gente comune aumenta di giorno in giorno il numero dei prodotti in offerta o dei 'primi prezzi'. E sono in molti quelli che scelgono l’orario di chiusura per cogliere le occasioni di fine giornata. È, in sintesi, ciò che emerge anche dal bollettino economico trimestrale della Banca d'Italia. E i motivi li conosciamo tutti: la debole dinamica dei redditi, che continua a frenare le decisioni di consumo delle famiglie, insieme a un tasso di disoccupazione che, nel secondo bimestre 2010, è cresciuto dell’11%. Una fotografia del Paese un po' meno drammatica, ma comunque ‘grigia’, è quella che emerge dall'indagine Acri-Ipsos 2010, presentata a fine ottobre in occasione della 86a Giornata mondiale del Risparmio. Un sondaggio sul grado di percezione delle famiglie italiane rispetto al mantenimento di uno standard di vita al quale tutti, chi più e chi meno, restiamo ‘aggrappati’. Sì, perché anche se risulta che il numero di coloro che riescono a risparmiare si mantiene costante rispetto agli ultimi anni, attestandosi al 36% (contro un 37% di quelli che consumano tutto ciò che guadagnano, con una famiglia su quattro che deve ricorrere a debiti o al decumulo di risparmio pregresso) fortemente in calo, in particolare nel centro Italia, è invece l'ottimismo sul futuro dell'economia in generale (dal 57% del 2009 al 39% del 2010). Inutile negarlo: per la gran parte di coloro che sono cresciuti nel consumismo, il benessere è finito.




(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio