Abbiamo ricevuto, in questi giorni, molti comunicati che provenivano da associazioni e comitati più o meno impegnati attivamente in politica, che ci annunciavano la loro adesione alla manifestazione del 15 marzo, annunciata da Michele Serra, che di certo non aveva idea del 'casino' nel quale si stava cacciando. Molte delle associazioni in questione ci hanno comunicato di aver aderito in un primo tempo e di avere poi deciso di annullare l’adesione per motivi legati, soprattutto, al fatto che molti Partiti politici vi hanno aderito anch’essi, insieme ad altrettanti leader, sindacati e altre forze. La condizione richiesta per la partecipazione, infatti, era di non portare bandiere, né simboli di Partito, così come bandiere sindacali. Ma l’accusa perdura, anzi, brucia di più, perché anche da privati cittadini, i leader sono riconducibili ai loro Partiti di appartenenza. Insomma, siamo finiti nel solito “bla, bla, bla” tutto italiano. Ferme restando le decisioni di ognuno e con grande rispetto per le idee di chiunque, la sensazione – sgradevole – che si mostra di fronte ai tanti ‘puntini sulle i’, molti dei quali stavano già al loro posto, è che in troppi si chiedano se il 15 marzo si distingueranno di più se sono in piazza dopo avere aderito alla manifestazione o se non aderiscono (o ritirano l’adesione) rendendolo noto ai giornali. E ci tocca parafrasare Nanni Moretti.