Vittorio Lussana

Nella sua furia dirigista e autoritaria, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha approvato, nei giorni scorsi, un ordine esecutivo contro gli alberi. Un decreto che intende aggirare tutte le protezioni previste sul territorio federale statunitense, per il ricambio dell’ossigeno o finalizzate a contenere l’effetto-serra. Senza minimamente considerare tutte le fondamentali funzioni che svolgono le foreste, a cominciare dalla protezione di molti centri abitati dalle valanghe invernali, fino alla preservazione delle biodiversità. Per farvela breve, in preda a un’avidità semi-delinquenziale, il neo-presidente degli Stati Uniti vuole abbattere migliaia di ettari di foreste americane, nel tentativo di ottenere legname più velocemente e ridurre le importazioni dal Canada. La direttiva è mirata a soddisfare, autarchicamente, la domanda interna nel settore del legno, al fine di avvantaggiare i costruttori e i muratori dell’industria edile americana. I quali, messi di fronte a un cambiamento improvviso, sono persino perplessi, poiché costretti a reinventarsi come dei novelli spaccalegna: ma non era più semplice continuare a comprare i tronchi già lavorati dai canadesi? No, niente da fare: la 'rosicata' reazionaria ormai la fa da padrona, generando conseguenze ridicole come nelle ‘Olimpiadi assurde’ dei Monty Python. La cosa, ovviamente, non fa che aumentare le preoccupazioni degli scienziati per lo smantellamento continuo di tutte le politiche ambientali, viste come sostitutive delle dottrine socialiste o delle varie forme di marxismo occulto sottilmente celate dietro alla cosiddetta “cultura woke”: una stupidaggine assoluta, che sta ponendo all’indice persino alcune serie televisive degli anni ’90 del secolo scorso. Insomma, dopo l'uscita dagli Accordi di Parigi, il negazionismo più ottuso nei confronti del Global Warming e le migliaia di licenziamenti di ricercatori, forestali ed esperti delle agenzie sul clima, il nostro Donald Trump vuol tornare ai combustibili fossili e, al contempo, abbattere i nostri principali alleati nell’assorbimento della Co2: gli alberi. Se esistesse una macchina del tempo come quella del film ‘Ritorno al futuro’, tenterebbe persino di tornare agli anni ’50 del secolo scorso: quelli del 'sogno americano' e delle mogliettine morigerate e dimesse, tanto carine nei loro vestitini rosa e la messa in piega sempre a posto. Si tratta, naturalmente, di una visione irresponsabile, che esporrà intere aree americane a vari tipi di risposte da parte della natura, come abbiamo già visto di recente sia in California, sia sulle coste orientali della Louisiana o della stessa Florida, tanto amata da questo stravagante 'tycoon', totalmente in preda a una forma di arteriosclerosi galoppante. Che poi, non è neanche vero che gli Stati Uniti non possano rilanciare la propria produzione interna di legname: semplicemente, la cosa è regolamentata da una sorta di testo unico, l'Endangered Species Act, che richiede solamente alcune valutazioni ambientali più approfondite, al fine di garantire che certe attività, come per esempio il disboscamento, non danneggino la fauna selvatica e gli ecosistemi. Insomma, ispirato da quell’altro pazzo scriteriato del presidente argentino, Javier Milei, il presidente Trump intende seguirlo sulla stessa strada in senso letterale: quella della libertà di motosega contro le foreste federali. Cosa diamine abbiano fatto gli alberi a questa gente qui, non è dato sapere: le foreste offrono solamente benefici, come aria pulita e acqua potabile. Invece, si preferisce aprire la porta al saccheggio di intere aree incontaminate senza neanche ottenere tutto questo guadagno economico, perché nel medio-lungo periodo tutto ciò peggiorerà gli effetti dei cambiamenti climatici, distruggendo interi habitat naturali e numerose specie animali assai utili per l’uomo. L’amministrazione Trump 2 è in preda a una vera e propria furia 'cattivista': tutto ciò che è 'buono', anche senza riferimenti morali o etici, va combattuto in barba a quanto afferma la comunità scientifica. La quale sta cercando di ricordare al neo-presidente degli Usa che rendere i terreni più aridi non farà altro che aumentare le temperature, favorendo gli incendi e rendendo i fenomeni meteorologici più intensi e repentini. Una eresia totale per l’illuminatissima amministrazione Trump, che per tutta risposta ha nominato a capo del Forest Service, l'agenzia americana che dovrebbe supervisionare circa 78 milioni di ettari di foreste nazionali, mister Tom Schultz: un ex imprenditore del settore del legno il quale, sin da subito, ha cominciato a licenziare migliaia di agenti della forestale, interrompendo tutti i finanziamenti relativi alla piantumazione degli alberi. La sola conclusione che possiamo trarre da una simile furia anti-ambientalista è la seguente: gli alberi si vendicheranno. Perché non è affatto vero quel che si dice in giro, cioè che la democrazia non sarebbe in grado di risolvere i problemi o di avviare processi virtuosi di lunga lena. Negli Stati Uniti di Donald Trump si vuol dimostrare che si possono ottenere risultati immediati: quelli che lasciano il tempo che trovano e che, spesso, sono addirittura dannosi. Siamo ormai di fronte al pieno dispiegamento di tutte le forme di antipolitica più ottuse e autolesioniste. Ma alla fine, il vero buon senso trionferà. Come sottolineato, di recente, anche da Roberto Vecchioni: “State calmi, che alla fine si vince…”. Per 'coglioneria' altrui, aggiungiamo noi, che diverrà pienamente evidente senza più alcuna vergogna. Come le 'corna' in pubblico, davanti a tutti. Pura pornografia al potere.




(articolo tratto dalla rubrica settimanale 'Giustappunto!' pubblicata su www.gaiaitalia.com)

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