
A livello mondiale,
l’arte sta vivendo un attacco molto duro da parte degli
ecologisti. E dopo gli attacchi dei mesi passati nei
musei, lo scorso
17 marzo è toccato a
Firenze, dove alcuni
‘vandali ambientalisti’ hanno imbrattato
Palazzo Vecchio con della vernice arancione. Gli attacchi, ormai, avvengono
sempre di venerdì. E quello appena trascorso era anche un
17: proprio di
brutto auspicio. Anche per i tanti
turisti presenti nella celebre piazza fiorentina si è trattato di uno
‘sfregio alle opere d’arte’: molti hanno
fischiato e qualcuno si è unito alla squadra che subito si è messa all’opera per la
pulitura. Il sindaco della capoluogo toscano,
Dario Nardella, si è fatto partecipe degli interventi di pulitura dei muri. Infatti, il caso ha voluto che si trovasse con un gruppo di restauratori
all’Arengario del
Palazzo, per un sopralluogo alle statue. Pertanto, l’opera di pulitura è iniziata subito, prima che le vernici potessero, asciugandosi, arrecare danno. Quindi, tutti i presenti, insieme al sindaco, si sono dati da fare con
tubi dell’acqua, spazzole e
spugne. Alcuni dei manifestanti, attivisti di
‘Ultima generazione’, sono stati fermati dai
vigili urbani, dopo che il sindaco li ha visti all’opera e, prontamente,
bloccati. L’indagine sui fatti sta interessando anche la
Digos e i
Carabinieri. Non è il primo
‘incidente’ che interessa la
Toscana: nelle scorse settimane, nel mirino degli
haters dell’arte erano finiti sia la
sede della Regione Toscana, sia la
sede regionale del
ministero dell’Economia. Il primo cittadino di
Firenze ha rilasciato una dichiarazione ai cronisti accorsi in
piazza della Signoria: “Sono dei barbari: non è così che si protesta. Dovrebbero difenderla la civiltà”. Anche il
ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha avuto parole dure nei confronti degli attivisti:
“Lo scempio di Palazzo Vecchio è l'ennesima azione sconsiderata: puro vandalismo senza alcuna attenuante. Non si tratta di gesti dimostrativi senza danni, perché oltre ai notevoli costi di pulizia, che ricadono sulla collettività, vanno considerate le conseguenze sul piano dell'immagine dell'Italia, intimamente legata al suo patrimonio culturale nazionale. Stiamo lavorando a un rafforzamento del sistema sanzionatorio, soprattutto a norme che facciamo pagare ai responsabili i costi di pulizia e ripristino dei luoghi”. Ma perché questi
‘barbari’ agiscono contro le
opere d’arte? La rivendicazione è arrivata nella stessa mattinata del
17 marzo, con l’affermazione:
“Non paghiamo il fossile”. Gli attivisti di
‘Ultima generazione’, ‘Scientist rebellion’ e
‘Veglie contro le morti in mare’ hanno agito imbrattando i muri per mostrare il loro dissenso contro la
bocciatura in commissione, al
Senato, di alcuni
emendamenti. In
Italia aumentano sempre di più i
sussidi ambientalmente dannosi, con
opere che rimandano, in un modo o nell’altro, alle
fonti fossili. Tutto ciò che riguarda la
questione energetica legata a
petrolio, gas o altre
fonti fossili è, per gli attivisti, motivo d’interesse e non hanno altro modo che questo per farsi sentire. Ma è proprio questa la
strada giusta? Si può pensare di
tutelare il patrimonio ambientale rovinando, violando o arrecando danno a quello
artistico? In
Italia ci restano
l’arte e
l’ambiente: se gli
ambientalisti radicali distruggono
l’arte e le
grandi opere distruggono
l’ambiente, davvero non ci resterà che
estinguerci tra
cemento e
rovine, perdendo dai nostri occhi e dal nostro pensiero la possibilità di percepire
l’immagine della bellezza.