Caterina Di PerriA livello mondiale, l’arte sta vivendo un attacco molto duro da parte degli ecologisti. E dopo gli attacchi dei mesi passati nei musei, lo scorso 17 marzo è toccato a Firenze, dove alcuni ‘vandali ambientalisti’ hanno imbrattato Palazzo Vecchio con della vernice arancione. Gli attacchi, ormai, avvengono sempre di venerdì. E quello appena trascorso era anche un 17: proprio di brutto auspicio. Anche per i tanti turisti presenti nella celebre piazza fiorentina si è trattato di uno ‘sfregio alle opere d’arte’: molti hanno fischiato e qualcuno si è unito alla squadra che subito si è messa all’opera per la pulitura. Il sindaco della capoluogo toscano, Dario Nardella, si è fatto partecipe degli interventi di pulitura dei muri. Infatti, il caso ha voluto che si trovasse con un gruppo di restauratori all’Arengario del Palazzo, per un sopralluogo alle statue. Pertanto, l’opera di pulitura è iniziata subito, prima che le vernici potessero, asciugandosi, arrecare danno. Quindi, tutti i presenti, insieme al sindaco, si sono dati da fare con tubi dell’acqua, spazzole e spugne. Alcuni dei manifestanti, attivisti di ‘Ultima generazione’, sono stati fermati dai vigili urbani, dopo che il sindaco li ha visti all’opera e, prontamente, bloccati. L’indagine sui fatti sta interessando anche la Digos e i Carabinieri. Non è il primo ‘incidente’ che interessa la Toscana: nelle scorse settimane, nel mirino degli haters dell’arte erano finiti sia la sede della Regione Toscana, sia la sede regionale del ministero dell’Economia. Il primo cittadino di Firenze ha rilasciato una dichiarazione ai cronisti accorsi in piazza della Signoria: “Sono dei barbari: non è così che si protesta. Dovrebbero difenderla la civiltà”. Anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha avuto parole dure nei confronti degli attivisti: “Lo scempio di Palazzo Vecchio è l'ennesima azione sconsiderata: puro vandalismo senza alcuna attenuante. Non si tratta di gesti dimostrativi senza danni, perché oltre ai notevoli costi di pulizia, che ricadono sulla collettività, vanno considerate le conseguenze sul piano dell'immagine dell'Italia, intimamente legata al suo patrimonio culturale nazionale. Stiamo lavorando a un rafforzamento del sistema sanzionatorio, soprattutto a norme che facciamo pagare ai responsabili i costi di pulizia e ripristino dei luoghi”. Ma perché questi ‘barbari’ agiscono contro le opere d’arte? La rivendicazione è arrivata nella stessa mattinata del 17 marzo, con l’affermazione: “Non paghiamo il fossile”. Gli attivisti di ‘Ultima generazione’, ‘Scientist rebellion’ e ‘Veglie contro le morti in mare’ hanno agito imbrattando i muri per mostrare il loro dissenso contro la bocciatura in commissione, al Senato, di alcuni emendamenti. In Italia aumentano sempre di più i sussidi ambientalmente dannosi, con opere che rimandano, in un modo o nell’altro, alle fonti fossili. Tutto ciò che riguarda la questione energetica legata a petrolio, gas o altre fonti fossili è, per gli attivisti, motivo d’interesse e non hanno altro modo che questo per farsi sentire. Ma è proprio questa la strada giusta? Si può pensare di tutelare il patrimonio ambientale rovinando, violando o arrecando danno a quello artistico? In Italia ci restano l’arte e l’ambiente: se gli ambientalisti radicali distruggono l’arte e le grandi opere distruggono l’ambiente, davvero non ci resterà che estinguerci tra cemento e rovine, perdendo dai nostri occhi e dal nostro pensiero la possibilità di percepire l’immagine della bellezza.





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