
Il
reintegro anticipato del
personale medico-sanitario non vaccinato dimostra, semplicemente, come
l’Italia sia il
Paese dei ‘condoni’. Alla fine, si trova sempre una soluzione anche per chi non solo
fa il ‘furbo’, ma addirittura teorizza la
diserzione sociale e la
viltà, spacciandola come atteggiamento di
disobbedienza civile. Una questione che incancrenisce molti settori della nostra società, la quale tende a
premiare chi, al contrario, dovrebbe essere
punito e
rieducato a una concezione ben diversa di
libertà, che non declini verso il
menefreghismo qualunquista. Una sorta di
visione ‘rovesciata’, totalmente sganciata da ogni idea di
interesse nazionale o
collettivo, che pur essendo numericamente
minoritaria, mantiene nel proprio seno una concezione di
irresponsabilità e di
‘doppiezza’ che zavorra il Paese, impedendogli di uscire da molti dei suoi problemi. Bisogna anche dire che, all’interno della
galassia ‘No vax’, abbiamo potuto constatare, in questi anni segnati da una pandemia molto contagiosa,
due concezioni distinte di
asocialità: da una parte, vi è chi propone determinati atteggiamenti come teoria individuale di
egoismo spicciolo, opportunisticamente ripiegato sul privato; dall’altra, vi è una
componente ‘religiosa’, che assume come presupposti di principio forme di
tradizionalismo ossessivo, che si richiamano a una
trascendenza confessionalista che genera
‘mostri’. In ambedue i casi, si tratta di
conservatorismi moralmente sterili, che professano
un’autoreferenzialità assai vicina alla
dissociazione bipolare. Ma ciò che più preoccupa di
simili mentalità, soprattutto nella categoria che tende a corrompere il principio di
disobbedienza civile, è una totale
mancanza di
valori e di
scrupoli, che finisce col devastare la nostra società, insinuando
dubbi e
sfiducia nelle
istituzioni. In estrema sintesi, la
tolleranza che molti
ambienti politici del Paese dimostrano o hanno dimostrato nei confronti di queste persone possiede finalità di
mero consenso elettorale, che tendono a non calcolare le gravi conseguenze di certi
atteggiamenti opportunistici, riscontrati anche negli ambienti professionalmente più
elevati e
‘visibili’, favorendo una
mentalità che arriva a giustificare forme di cittadinanza imperniate attorno a
concezioni fataliste, puramente
assertive, drammaticamente
diseducative: “Un liberalismo che declina verso il conservatorismo”, per dirla con le parole di
Benedetto Croce. Una
politica indulgente verso tali forme di
‘perdonismo’ nei confronti di chi si comporta scorrettamente, diffonde uno
‘sgomitamento’ piccolo borghese che tradisce ogni
ideale politico nobile che si cerca di proporre ai cittadini, innescando quello
svuotamento propagandistico che, in realtà, allontana le persone dalla
partecipazione attiva alla
democrazia. Chi è
più furbo vince, in buona sostanza, a scapito
dell’intelligenza e di ogni
etica o
idealità ‘alta’. Nel caso dei
medici e degli
infermieri ‘No vax’, vi è persino un rischio concreto di
danneggiamento doloso, poiché si espongono i
pazienti più anziani e
più fragili - in caso di recrudescenza di una pandemia non ancora debellata – a rischi di contagio da parte dei
portatori asintomatici. I quali, purtroppo, ci sono ed esistono. Simili forme di
perdonismo, che si richiamano, lo ribadiamo, a
un’idea giustificatoria di
cattolicesimo, eccessivamente
indulgente verso i nostri vizi più
atavici, introduce a sua volta un altro
virus: quello che impedisce la diffusione di una reale
tolleranza laica, imperniata attorno a forme più ragionevoli di
garantismo civile. Ed è esattamente questa la confusione che tende a provocare certe improvvise
‘ondate’ di
‘pseudocalvinismo’ giustizialista e
‘forcaiolo’: un
'populismo' che ha già prodotto tanti danni per il nostro Paese. Si continua a
svuotare la nostra
cultura nazionale più intrinseca, a cominciare da quella
filosofica o più strettamente
politico-umanista, di valori quali la
competenza e la
professionalità. In conclusione, il
Covid 19 involontariamente ha avuto un
merito, in questi anni: ha costretto tutti noi a
guardarci allo specchio, consentendoci di
individuare e
constatare le reali cause
dell’ambiguità italiana. Una patologia altrettanto grave, che se non combattuta diventerà
‘cronica’, indebolendo dall’interno la nostra
democrazia. A buoni intenditori,
poche altre parole...