Vittorio LussanaCi sono troppe ambiguità nel centrodestra italiano. Troppe, ci dispiace. In questa prima fase della campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre, abbiamo infatti notato una certa riflessione in merito ad alcuni temi, insieme all’evidente volontà nel non andare a intaccare certi diritti di libertà acquisita dalla cittadinanza italiana. Ma il ‘modello Marche’ già oggi parla chiaro: troppi sono i medici obiettori di coscienza che stanno rendendo praticamente impossibile la pratica dell’aborto da parte delle donne. E chi vuol farlo nei tempi e nei modi previsti dalla Legge n. 194 del 1978, è costretta a spostarsi in un’altra regione del Paese. Il pregiudizio che si percepisce è cioé quello di un diritto esercitato come forma di ‘edonismo sociale’ e non per l’impossibilità pratica di costruire una famiglia o per altri fattori di carattere medico-sanitario. Anche i diritti della comunità Lgbtq+ non li riteniamo a rischio, nel caso di una vittoria di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni politiche. Ma di certo, un parlamento eccessivamente spostato su posizioni sovraniste non consentirà alcun passo in avanti nemmeno su questo versante, al fine di tutelare il mondo Lgbtq+ da quel marchio di abominio che lo perseguita da interi millenni. Insomma, non è tanto il Partito di Fratelli d’Italia in sé a preoccuparci, quanto la sua militanza: un intero ‘pezzo’ di Paese in cui la cultura della diversità non riesce minimamente ad attecchire. E che potrebbe condurre a nuovi casi di persecuzione, bullismo, violenza omofobica. Le moderate rassicurazioni provenienti dal movimento fondato da Guido Crosetto e guidato da Giorgia Meloni non bastano: serve una rielaborazione dottrinaria più articolata, nella quale coinvolgere la propria militanza, per poter compiere alcuni passi in avanti più convincenti sul terreno dei diritti civili. Oltre a ciò, anche nei confronti della cultura scientifica vediamo troppi ‘ammiccamenti’ alla comunità ‘No vax’ e al loro becero vittimismo. E’ vero, come sostiene qualcuno, che si teme qualche ‘imboscata di retroguardia’ da parte del movimento guidato da Gianluigi Paragone, il quale a sorpresa potrebbe sottrarre una serie di consensi dati per sicuri o, quantomeno, per scontati. Ma ciò non può giustificare determinate forme di ribaltamento concettuale, tese ad alimentare sentimenti di vendetta nei confronti di quegli esponenti politici, medici e giornalisti che hanno dovuto assumersi la responsabilità di compiere scelte difficili e dolorose nelle fasi più dure della pandemia, già all’epoca definita “una grande menzogna” da molti ambienti complottisti, in seguito impegnatisi a screditare persone e a delegittimare ogni evidenza scientifica, al fine di teorizzare la più ottusa e irrazionale chiusura ideologica nei riguardi del progresso medico-sanitario e biotecnologico. Una campagna d’odio basata non soltanto sulla più totale mancanza di prove, ma anche sul continuato dileggio nei confronti della stragrande maggioranza del popolo italiano, che invece ha coraggiosamente fornito il proprio contributo per un’uscita in tempi rapidi dalla pandemia da Covid 19. Un’uscita, tra l’altro, non del tutto completata, anche se ormai appare raggiunta una nuova fase di endemizzazione del virus. Insomma, nessun compromesso è possibile con chi cerca di far passare la viltà e la diserzione sociale come forme di resilienza ideologica e protestataria. E che su molte piattaforme social continua a provocare, a insultare e a minacciare proprio quella parte della popolazione che non si è voluta tirare indietro, durante la battaglia contro il coronavirus. Anche la frase sui docenti con “la tessera della Cgil in tasca” non ci è molto piaciuta: essa dice assai più di quanto sembri, ponendoci alcuni interrogativi in merito a quei princìpi di libertà di ricerca, di autonomia e di indipendenza culturale che potrebbero risultare a rischio. Un’affermazione imperniata, tra l’altro, su scarse informazioni in merito al ruolo che svolgono i sindacati all’interno del mondo della scuola, fornendo ai propri iscritti assistenza legale gratuita, informazioni, orientamenti e indicazioni. Quel che ci induce a pensare una frase del genere è la volontà di tornare a battere sul ‘tasto’ di un revisionismo manipolativo funzionale, anche in questo caso, a giustificare o addirittura a rimuovere il passato, tradendo quell’intenzione di modernizzazione della destra italiana che potrebbe aprirla verso nuovi orizzonti, anziché chiudersi verso un ritorno nostalgico allo Stato di Polizia. Insomma, quel che si va profilando è una fase di ulteriori scontri ideologici, non di unità o di collaborazione costruttiva. E se queste sono le basi per l’avvio della nuova legislatura, noi laici non possiamo che dissociarci da simili intenzioni, poiché le riteniamo storicamente superate, oltreché rischiose per il futuro dell’Italia.




Direttore responsabile di www.laici.it

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