
Ci sono troppe
ambiguità nel
centrodestra italiano. Troppe, ci dispiace. In questa prima fase della campagna elettorale per le
elezioni politiche del prossimo
25 settembre, abbiamo infatti notato una certa
riflessione in merito ad alcuni temi, insieme all’evidente volontà nel non andare a
intaccare certi
diritti di libertà acquisita dalla cittadinanza italiana. Ma il
‘modello Marche’ già oggi parla chiaro: troppi sono i
medici obiettori di coscienza che stanno rendendo praticamente impossibile la pratica
dell’aborto da parte delle donne. E chi vuol farlo nei tempi e nei modi previsti dalla
Legge n. 194 del
1978, è costretta a spostarsi in un’altra regione del Paese. Il
pregiudizio che si percepisce è cioé quello di un diritto esercitato come forma di
‘edonismo sociale’ e non per
l’impossibilità pratica di costruire una famiglia o per altri fattori di carattere
medico-sanitario. Anche i diritti della comunità
Lgbtq+ non li riteniamo a rischio, nel caso di una vittoria di
Fratelli d’Italia alle prossime elezioni politiche. Ma di certo, un parlamento eccessivamente spostato su
posizioni sovraniste non consentirà
alcun passo in avanti nemmeno su questo versante, al fine di tutelare il mondo
Lgbtq+ da quel
marchio di abominio che lo perseguita da
interi millenni. Insomma, non è tanto il
Partito di
Fratelli d’Italia in sé a preoccuparci, quanto la sua
militanza: un intero
‘pezzo’ di Paese in cui la
cultura della diversità non riesce minimamente ad
attecchire. E che potrebbe condurre a nuovi casi di
persecuzione, bullismo, violenza omofobica. Le moderate rassicurazioni provenienti dal movimento fondato da
Guido Crosetto e guidato da
Giorgia Meloni non bastano: serve una
rielaborazione dottrinaria più
articolata, nella quale coinvolgere la propria
militanza, per poter compiere alcuni
passi in avanti più convincenti sul terreno dei
diritti civili. Oltre a ciò, anche nei confronti della
cultura scientifica vediamo troppi
‘ammiccamenti’ alla comunità
‘No vax’ e al loro
becero vittimismo. E’ vero, come sostiene qualcuno, che si teme qualche
‘imboscata di retroguardia’ da parte del movimento guidato da
Gianluigi Paragone, il quale a sorpresa potrebbe sottrarre una serie di consensi dati per sicuri o, quantomeno, per
scontati. Ma ciò non può giustificare determinate forme di
ribaltamento concettuale, tese ad alimentare
sentimenti di vendetta nei confronti di quegli
esponenti politici, medici e
giornalisti che hanno dovuto assumersi la responsabilità di compiere
scelte difficili e
dolorose nelle fasi più dure della pandemia, già all’epoca definita
“una grande menzogna” da molti
ambienti complottisti, in seguito impegnatisi a
screditare persone e a
delegittimare ogni
evidenza scientifica, al fine di teorizzare la più
ottusa e
irrazionale chiusura ideologica nei riguardi del
progresso medico-sanitario e
biotecnologico. Una
campagna d’odio basata non soltanto sulla più totale
mancanza di prove, ma anche sul
continuato dileggio nei confronti della
stragrande maggioranza del popolo italiano, che invece ha coraggiosamente fornito il proprio contributo per
un’uscita in tempi rapidi dalla pandemia da
Covid 19. Un’uscita, tra l’altro, non del tutto
completata, anche se ormai appare raggiunta una nuova fase di
endemizzazione del virus. Insomma, nessun compromesso è possibile con chi cerca di far passare la
viltà e la
diserzione sociale come forme di
resilienza ideologica e
protestataria. E che su molte
piattaforme social continua a
provocare, a
insultare e a
minacciare proprio quella parte della popolazione che non si è voluta
tirare indietro, durante la battaglia contro il
coronavirus. Anche la frase sui
docenti con
“la tessera della Cgil in tasca” non ci è molto piaciuta: essa dice assai più di quanto sembri, ponendoci alcuni interrogativi in merito a quei
princìpi di
libertà di ricerca, di
autonomia e di
indipendenza culturale che potrebbero risultare a rischio. Un’affermazione imperniata, tra l’altro, su
scarse informazioni in merito al ruolo che svolgono i
sindacati all’interno del mondo della scuola, fornendo ai propri iscritti
assistenza legale gratuita, informazioni, orientamenti e
indicazioni. Quel che ci induce a pensare una frase del genere è la volontà di tornare a
battere sul ‘tasto’ di un
revisionismo manipolativo funzionale, anche in questo caso, a
giustificare o addirittura a
rimuovere il passato, tradendo quell’intenzione di
modernizzazione della
destra italiana che potrebbe aprirla verso
nuovi orizzonti, anziché
chiudersi verso un ritorno nostalgico allo
Stato di Polizia. Insomma, quel che si va profilando è una fase di
ulteriori scontri ideologici, non di
unità o di
collaborazione costruttiva. E se queste sono le basi per l’avvio della
nuova legislatura, noi
laici non possiamo che
dissociarci da simili intenzioni, poiché le riteniamo
storicamente superate, oltreché
rischiose per il futuro dell’Italia.
Direttore responsabile di www.laici.it