Quando si pensa al
cinema indipendente, vengono in mente i prodotti cosiddetti
'd'essai', oppure pellicole il cui significato diventa profondamente intimista, meditativo, riflessivo, la cui finalità non è
commerciale. Questo genere, infatti, vive di una propria
bellezza, perché non si piega alle logiche di mercato e propone, senza doversi troppo giustificare, l'autenticità del pensiero dello
sceneggiatore e del
regista. Capita, spesso, che i
film indipendenti siano
'fuori dal comune', per i significati indotti o per lo spirito generale, che oltre ad avvalersi di attori non noti, finisce per lanciare una
'frecciata' culturale contro il
conformismo di massa. Un grande impulso ai
film indipendenti si è avuto circa a metà degli
anni '80 del novecento con le prime
videocamere. Poi, più recentemente, grazie ai
modelli digitali, che hanno permesso a schiere di giovani registi di evitare i costi proibitivi delle pellicole tradizionali, dei noleggi delle attrezzature, della stampa dei negativi, il cinema indipendente è tornato di
gran voga. E anche la cosiddetta
post-produzione risulta più economica e veloce. Ciò è dovuto al significativo aumento delle prestazioni dei
pc, all'introduzione dei
Dvd e al contemporaneo sviluppo di
software semi-professionali, talvolta completamente
'free' o a costi davvero irrisori. Di conseguenza, molti giovani e promettenti registi, sia italiani, sia esteri, in questi ultimi anni stanno contribuendo a far crescere in modo considerevole il numero delle produzioni di valore del
cinema indipendente. Tra i più recenti film di rilievo internazionale, stando alle osservazioni di
Richard Brody, critico cinematografico del
'New Yorker', troviamo
'Madeline's Madeline' di
Josephine Decker (Usa, 2018), pellicola passata per il
Sundance, per il Festival internazionale del cinema di
Berlino e per quello di
Torino. Un'opera dallo stile audace, inquieto, sperimentale. Un
'dramma di formazione', con un'adolescente
(Helena Howard) colpita da disturbi mentali, che frequenta un
corso di teatro a mo' di
terapia. Tra i film italiani, invece,
'Non si può morire ballando' di
Andrea Castoldi (2019): un film sincero, diretto, con il coinvolgimento e la passione di chi conosce bene ciò che sta raccontando. Una bella favola sui sentimenti, che viaggia su binari paralleli: da una parte il limite della vita, della scienza e della medicina e dall'altra la forza dell'amore e degli affetti. Infine, noi di
Laici.it non possiamo non citare il recente
'Aquile randagie' di
Gianni Aureli (2019): la coerente e coraggiosa vicenda dello
scoutismo lombardo durante gli anni del fascismo, riconosciuto come film di
rilevante interesse culturale sia dalla
Direzione generale del Cinema del
ministero dei Beni culturali italiani, sia dal
parlamento europeo.