Dario CecconiTra pochi mesi, anche il sottoscritto avrà completato il percorso di addestramento alla professione giornalistica. Un'esperienza formativa importante, che mi ha dato modo di crescere come uomo e come professionista. Il contatto con la redazione di 'Laici.it', spesso animata da idee assai diverse rispetto alle mie, mi ha dato modo di assorbire alcuni metodi e rudimenti senza, tuttavia, dover rinnegare le mie convinzioni personali. In questi anni, ho preferito scrivere di televisione, o presentare alcuni talenti artistici emergenti, anche per rispetto della linea editoriale del direttore. Ma ho anche incontrato alcuni punti di convergenza che, oggi, ritengo molto importanti. In particolare, ho compreso come la volontà di alcuni ambienti laici e liberali non sia affatto contraria a una destra aperta e moderna, in grado di garantire un'alternanza democratica alla guida del Paese. In particolare, ho constatato sempre più chiaramente la condivisione di molti sentimenti che non fossero la semplice espressione di un malessere totalmente di 'pancia'. Un'idea di laicità niente affatto elitaria o 'arcadica', che non vede nel popolo un nemico, bensì un'energia, una forza, una vitalità. Quel che oggi la destra italiana può cominciare a rielaborare è un nuovo concetto di popolo, che sappia distinguesi dal 'calderone' confusionario del cosiddetto 'populismo'. Esiste un percorso diverso, che proprio la collaborazione con la presente testata mi ha aiutato a individuare. Un sentiero che passa per l'archiviazione di vetuste ideologie e vuoti slogan, al fine di abbandonare ogni conflittualità di classe, perché l'amore per il popolo prescinde dalle dottrine politiche, precede il razionalismo critico. Un impegno civico che sappia incontrare e confrontarsi anche con culture e tradizioni distanti dalle nostre, pur difendendo quest'ultime gelosamente. Non si tratta di un'evoluzione, bensì di un ritorno alle origini, al principio fondativo della nostra identità nazionale. Perché eravamo italiani già prima del Risorgimento, prima dell'illuminismo, prima del marxismo dialettico. La destra italiana può finalmente uscire alla luce del sole e interpretare l'anima più autentica del popolo italiano, poiché siamo giunti in una fase della Storia dove è ormai palese come le ideologie abbiano generato soprattutto alienazione, perdità d'identità, appiattimento sociale. Tutte questioni che lo storicismo illuminista non sempre ha saputo 'inquadrare', tralasciandole nel cono d'ombra della sua stessa luce. Lo sviluppo economico risolve alcuni problemi, ma ne crea altri totalmente nuovi e imprevisti, che anche a destra non sempre siamo stati in grado di riconoscere per tempo. Un ritardo che ci ha a lungo impedito di tornare alle nostre radici identitarie più autentiche. Oggi, le cose stanno cambiando. Forse, la destra italiana sarà ancora a lungo una forza d'opposizione. E forse è anche vero che la nostra idea di sovranismo risulta ancora confusionaria e superomista, mentre invece dovremmo cominciare a non temere la contraddizione, soprattutto quando essa è tipicamente umana, motivata da una sincera etica della convizione. Un'etica consapevole anche dei nostri limiti, che può insegnarci a procedere passo per passo, con maggior moderazione ma con la stessa nostra ferma coerenza. Esattamente come il percorso che ho potuto fare, in questi anni, sulle colonne di 'Laici.it': articolo dopo articolo, servizio dopo servizio, intervista dopo intervista. Un sentiero formativo che considero prezioso, di cui sento il dovere di ringraziare il direttore con sincera e profonda amicizia. Quell'amicizia che può nascere, crescere ed esistere al di là delle diverse provenienze culturali, politiche o familiari. Un'amicizia tra italiani sinceri e leali.


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