Tra pochi mesi, anche il sottoscritto avrà completato il percorso di addestramento alla
professione giornalistica. Un'esperienza formativa importante, che mi ha dato modo di crescere come uomo e come professionista. Il contatto con la redazione di
'Laici.it', spesso animata da idee assai diverse rispetto alle mie, mi ha dato modo di assorbire alcuni metodi e rudimenti senza, tuttavia, dover rinnegare le mie
convinzioni personali. In questi anni, ho preferito scrivere di
televisione, o presentare alcuni
talenti artistici emergenti, anche per rispetto della linea editoriale del direttore. Ma ho anche incontrato alcuni punti di
convergenza che, oggi, ritengo molto importanti. In particolare, ho compreso come la volontà di alcuni ambienti
laici e
liberali non sia affatto contraria a una
destra aperta e
moderna, in grado di garantire
un'alternanza democratica alla guida del Paese. In particolare, ho constatato sempre più chiaramente la condivisione di molti sentimenti che non fossero la semplice espressione di un malessere totalmente di
'pancia'. Un'idea di
laicità niente affatto
elitaria o
'arcadica', che non vede nel
popolo un
nemico, bensì
un'energia, una
forza, una
vitalità. Quel che oggi la destra italiana può cominciare a rielaborare è un nuovo concetto di popolo, che sappia distinguesi dal
'calderone' confusionario del cosiddetto
'populismo'. Esiste un percorso diverso, che proprio la collaborazione con la presente testata mi ha aiutato a
individuare. Un sentiero che passa per l'archiviazione di
vetuste ideologie e
vuoti slogan, al fine di abbandonare ogni
conflittualità di classe, perché
l'amore per il popolo prescinde dalle
dottrine politiche, precede il
razionalismo critico. Un
impegno civico che sappia incontrare e confrontarsi anche con
culture e
tradizioni distanti dalle nostre, pur difendendo quest'ultime
gelosamente. Non si tratta di
un'evoluzione, bensì di un
ritorno alle origini, al principio fondativo della nostra
identità nazionale. Perché eravamo italiani già
prima del Risorgimento, prima dell'illuminismo, prima del
marxismo dialettico. La
destra italiana può finalmente uscire alla luce del sole e interpretare
l'anima più autentica del
popolo italiano, poiché siamo giunti in una fase della Storia dove è ormai palese come le ideologie abbiano generato soprattutto
alienazione, perdità d'identità, appiattimento sociale. Tutte questioni che lo
storicismo illuminista non sempre ha saputo
'inquadrare', tralasciandole nel
cono d'ombra della sua stessa
luce. Lo sviluppo economico risolve alcuni problemi, ma ne crea altri totalmente nuovi e imprevisti, che anche a destra non sempre siamo stati in grado di
riconoscere per tempo. Un ritardo che ci ha a lungo impedito di tornare alle nostre
radici identitarie più autentiche. Oggi, le cose stanno cambiando. Forse, la
destra italiana sarà ancora a lungo una
forza d'opposizione. E forse è anche vero che la nostra idea di
sovranismo risulta ancora
confusionaria e
superomista, mentre invece dovremmo cominciare a
non temere la contraddizione, soprattutto quando essa è tipicamente
umana, motivata da una sincera
etica della convizione. Un'etica consapevole anche dei nostri
limiti, che può insegnarci a procedere
passo per passo, con maggior moderazione ma con la stessa nostra
ferma coerenza. Esattamente come il percorso che ho potuto fare, in questi anni, sulle colonne di
'Laici.it': articolo dopo articolo, servizio dopo servizio, intervista dopo intervista. Un sentiero formativo che considero prezioso, di cui sento il dovere di ringraziare il direttore con sincera e profonda
amicizia. Quell'amicizia che può nascere, crescere ed esistere al di là delle diverse provenienze culturali, politiche o familiari. Un'amicizia tra
italiani sinceri e
leali.