Nel libro di
Paloma M. uscito poco più di un mese fa ed edito da
Pegasus Edition, il nome dell'autrice è uno
pseudonimo dietro al quale ha deciso di non svelarsi. Nel testo viene messo in pratica una sorta di
'esperimento sociologico': la scrittrice, laureata in comunicazione, marketing e pubblicità, è anche la protagonista del romanzo che si immerge, piena di curiosità, nella realtà di una famosa applicazione virtuale, che altro non è che una
chat d'incontri per relazioni d'amore. La protagonista vive mille avventure fatte di sorrisi, arrabbiature, corteggiamenti e tanto altro, ritrovandosi in una realtà nuova e moderna, in cui lo spazio fisico lascia il posto a un'altra dimensione, dove spesso si pensa che possa essere più semplice incontrare
"l'altra metà della mela", per dirla con
Platone. Una realtà
'dolce/amara', in cui i rapporti autentici si perdono nel
virtuale e gli amori sono più leggeri, spesso destinati a ridursi a incontri fugaci, ma che a volte esplodono anche nel grande amore duraturo. E' dunque il nostro moderno modo di amare, il vero protagonista di questo interessante lavoro: il
'vedo non vedo', il
'vero e non vero' della nostra
identità dietro al computer, l'incontrarsi e salutarsi in modo veloce, o l'innamorarsi e il lasciarsi poco dopo, come racconta
Paloma M. L'autrice si sofferma proprio sul fatto che, nel nostro tempo, il termine
'impegno' spaventa. E che il grande amore conosciuto in giovane età, destinato a diventare l'amore eterno che colorava di rosa i nostri decenni passati, è ormai diventato
'fuori moda'. La nostra società, che va sempre più di fretta, viene raccontata come un mondo che a volte dimentica i rapporti veri, ma
Paolma M., che abbiamo voluto incontrare, ci spiega anche che i
'social' e le
applicazioni oggi diventano importanti, poiché la nostra necessità di incontro con
'l'Altro' è dura a morire. E che, se usati nel modo giusto, anche i
'social' possono essere d'aiuto alle nostre necessità.
Paloma M., per la stesura del suo ultimo romanzo, 'App's Amore' edito da Pegasus Edition, quanto le è stata utile la sua conoscenza dovuta alla sua laurea in comunicazione e marketing?"Le conoscenze di marketing e comunicazione sono state fondamentali. Consideri che il testo, oltre a narrare un'esperienza diretta, rappresenta una vera e propria analisi sociologica del fenomeno relativo alle conoscenze a mezzo 'app' e non solo. La padronanza della materia, dunque, aiuta a comprendere ed elaborare in maniera lucida le vicende vissute, guidando anche un eventuale lettore nel labirinto dei rapporti 'uomo/donna' in questo Terzo Millennio così veloce, ma soprattutto così confuso. Io mi sono chiesta quali fossero le maggiori difficoltà vissute dalla mia generazione e da quella precedente, da dove arrivassero le crisi, le paure, le ansie legate a un rapporto di coppia, ma anche a una semplice conoscenza. E proprio grazie a un'analisi lucida delle criticità e delle carenze comunicative, sono arrivata a capire quelli che, secondo me, rappresentano i reali problemi relazionali di questo momento storico".
Ma nel mondo odierno, divenuto virtuale anche per l'utilizzo dei social e delle applicazioni, c'è ancora spazio per i rapporti umani?"Assolutamente sì: il 'segreto' è riuscire a trovare la strada per riscoprirlo. Il vero problema è rappresentato da quella che è stata, negli ultimi anni, una sovraesposizione agli stimoli 'social'. Siamo tutti 'in vetrina', bisognosi più di apparire che di essere. In questo modo, siamo andati a spersonalizzare sempre di più una delle componenti più importanti della nostra vita: il confronto con l'Altro, quello vero, fatto ci carne, di emozioni, di cuore. La vita spesso si svolge altrove, dietro a uno schermo o a uno smartphone. Perciò, dobbiamo semplicemente rimpadronirci della nostra dimensione umana, ricominciare a coltivare i rapporti, senza aver fretta e senza il timore di essere inadeguati. Ovviamente, se usati con moderazione, i canali 'social' sono straordinari. Tuttavia, dobbiamo comprendere che bisogna differenziare la vita virtuale da quella reale. O, per lo meno, affidarci al canale 'social' come se fosse complemento di una vita in cui possiamo sentire il vento tra i capelli e sul viso pensando che ciò sia meraviglioso. La ricetta perfetta? Una sorta di 'social sociale', insomma".
Questo suo romanzo è autobiografico e, oltre a esserne l'autrice, ne è anche la protagonista: quanto della sua esperienza personale è presente nel suo scritto?"Il romanzo presenta un'esperienza diretta nell'utilizzo della piattaforma 'Happn'. I protagonisti di cui parlo sono persone realmente esistenti che, a vario titolo, hanno incrociato la propria vita con la mia. Ritengo che un esperimento del genere non sia applicabile senza avere una reale conoscenza di ciò di cui si parla. Sarebbe come decantare le doti di una bottiglia di vino senza averla nemmeno aperta. E io, quindi, l'ho 'stappata' e anche bevuta. Anche se, in alcuni casi, sapeva un po' di 'tappo', me lo consenta...".
Nonostante l'alienazione moderna, dovuta all'era tecnologica e al nostro isolamento, ci sono ancora il desiderio e l'esigenza di incontrarsi?"Certo: siamo animali sociali, abbiamo bisogno dell'altro, sempre e comunque. L'alienazione crescente del genere umano, l'isolamento, l'individualismo esasperato stanno facendo scoperchiare il problema in maniera evidente. Ed è proprio questo il contesto in cui hanno proliferato i social network. Siamo tutti soli e fintamente felici di esserlo, ma non possiamo fare a meno degli altri. È come se vivessimo all'interno di una contraddizione che non ci fa capire qual è la parte verso cui vogliamo 'pendere'. Teniamo lo sguardo basso su cellulari e cerchiamo la 'compagnia' delle decine di applicazioni installate, però ci sentiamo soli. Ci rifugiamo nella solitudine e nell'isolamento, però sogniamo l'amore. Un bel problema, eh? Il fatto è che non sappiamo più come si fa: è difficile conoscersi e anche solo parlare, a volte. Non ci siamo più abituati, ne abbiamo quasi timore. C'è una metafora che ho utilizzato su 'App's Amore!' abbastanza esemplificativa di ciò: "L'altra metà della mela è diventata una pera. Ci si incontra solo quando si è pronti a diventare macedonia".
Il romanzo rappresenta, quindi, un esperimento sociologico ben riuscito e lei cita un'applicazione particolare, ideata da Didier Rappaport, che ha avuto anche il piacere di conoscere di persona: come avete collaborato per la riuscita del romanzo?"Sì, ho incontrato Didier Rappaport a Parigi, dopo una corrispondenza abbastanza fitta, durata molti mesi. L'ho contattato perché ero curiosa di sapere da dove arrivasse questa 'app', a mio avviso innovativa e di buon livello. Desideravo sapere chi ci fosse dietro, quale fosse il suo volto. Volevo incontrare l'happener numero 1 e l'ho fatto. Gli ho chiesto di scrivere la prefazione e, dopo aver letto il libro, mi ha dato il suo 'placet', insieme alla possibilità di utilizzare il nome e il logo dell'applicazione. È stata un'esperienza davvero bella e divertente. E poi, vuole conoscere un segreto? Il pormi un obiettivo mi ha dato la spinta a imparare il francese e, adesso, non posso più farne a meno: et oui, aujourd'hui, je suis un peufrançais...".E' stato interessante collaborare con Rappaport, per l'arricchimento e la riuscita del romanzo?"Sicuramente: Didier Rappaport è stato fondamentale per la nascita di questo libro. Così come lo è stato il mio editore, Roberto Sarra della Pegasus Editioni e tutti i protagonisti, più o meno inconsapevoli, del romanzo. A tutti loro va il mio 'grazie' incondizionato e il mio augurio, il migliore che possa fare, con il cuore e con la penna. Quale? Che per tutti sia sempre amore. Anzi, App's Amore!".