
Riapriamo le riflessioni di questo nuovo anno, con una panoramica molto importante sull'incidenza degli
sconvolgimenti climatici nel settore
agricolo della nostra penisola. Lo stravolgimento delle
condizioni climatiche in
Italia, da un po' di tempo in qua focalizza l'attenzione di molti, soprattutto quella dei
coltivatori. La netta frequenza dei cambiamenti medesimi ha infatti sconvolto il modo di operare sui
terreni e le diverse esigenze in termini di
costi produttivi, incidendo sull'intero andamento economico di comparti tradizionali, ma estremamente importanti, come nel caso delle
risaie del
vercellese. Se pensiamo a fenomeni come la
siccità o il
gelo, che da alcuni anni a questa parte colpiscono particolari regioni italiane in forme e modi spesso
'repentini', di riflesso notiamo che tutto questo tende a modificare le
zone coltivabili, la
scelta dei macchinari, gli
impianti da utilizzare in agricoltura, le
tempistiche e i
veicoli di distribuzione sul mercato concorrenziale, anche all'estero. Il
cambiamento climatico, nel caso delle
frequenti gelate, porta alla conseguenza automatica della variazione dei
tempi di raccolta, oggi molto spesso
anticipati per poter rispettare sia il grado di qualità del prodotto ottenuto, sia il suo deterioramento. Viceversa, nei casi di
siccità prolungata, anche l'irrigazione impiegata, logicamente, risulta
in abbondanza, aumentando il costo del
prodotto finito. In questi ultimi anni, vi è stata una
diminuzione del 40% della produzione, relativamente a determinati prodotti agricoli. Per cui, alcune
filiere distributive si sono rifornite nei Paesi stranieri. Nonostante ciò, non si tratta della stessa
qualità di produzione
garantita dai nostri sistemi di controllo. Dunque, anche a livello pre-competitivo il cambiamento è evidente, non essendo garantito un mercato in cui i prodotti distribuiti vengono
controllati secondo
dettami comuni per tutti. Altre problematiche derivano, inoltre, dal livello di
investimento per la
manodopera. Tutti quelli appena elencati sono
fattori incidenti, che accanto ai cambiamenti climatici stanno dettando le nuove
regole del mercato. Negli ultimi tre anni, si è anche assistito al cambiamento dei sistemi di
tutela assicurativa nei confronti dei coltivatori, esposti sempre più a rischi e costi emergenti. Le nuove
spese per gli impianti devono sopperire a
emergenze impreviste. Ecco per quali motivi, un
utilizzo energetico sostenibile è sicuramente un ottimo mezzo per sopperire ai
costi emergenti. Complessivamente, il quadro or ora delineato prospetta una
mutazione globale delle
scelte produttive dell'intero
ciclo economico e, soprattutto,
dell'origine e
controllo dei prodotti immessi sul mercato, i quali, come sappiamo, sono soggetti a
strettissime norme, soprattutto per quanto riguarda l'uso dei
fitofarmaci. Il rispetto di tali normative dovrebbe meritare, ovunque, un controllo funzionale della
salubrità dei prodotti. Ma tutto questo rimanda a una questione di fondo estremamente importante: quella relativo
all'indice si sostenibilità ambientale del nostro sviluppo. Anche in campo
agricolo e non solo nel settore della
produzione industriale. E' ormai necessario ripensare l'intero nostro
ciclo produttivo in termini di
'green economy', poiché questo è il solo e unico modo per garantire un
abbattimento dei costi e, al contempo, il mantenimento di un alto livello qualitativo della
produzione agricola. Solamente
l'alta qualità dei nostri prodotti può dare una
risposta competitiva sui mercati, senza costringere i nostri produttori
all'inseguimento forzato della
vendita sottocosto.