Finalmente è finita quella buia fase storica,
densa di ideologismo, durante la quale nelle librerie italiane si trovavano solo (noiosissimi) volumi storicisti, marxisti, vetero - femministi e resta solo un ricordo, anche se triste, la deludente versione di Feltrinelli che poco pudicamente e con autocensura degna del peggior regime dispotico, traduceva da autori americani il termine
"capitalism" con
"efficienza economica". Il capitalismo era
il diavolo che non è mai opportuno nominare. A chi volesse approfittare dell'invasione dei libri di
Popper segnalo l'opportunità di acquistare:
"Alla ricerca di un mondo migliore" edito da
Armando editore nel quale il filosofo della scienza e della libertà, con un linguaggio semplice e scorrevole, pregio delle persone di cultura profonda, dissertando sulla conoscenza e sulla storia, nell'accettare la verità oggettiva della medesima, individua
il razionalismo critico come metodo della ricerca da contrapporre
tanto al dogmatismo, sia esso di natura determinista e storicista, quanto al relativismo emotivista.
Ciò che conta, infatti, non è la definizione di una
"Città del Sole" che non esiste e non può esistere, quanto
il metodo individuale e libero della ricerca che è infinita.
Marx sostenne che:
"i filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo, in vari modi, ma quel che occorre è cambiarlo". Con ciò il filosofo ha dato libero sfogo a tutto quel pensiero
cattocomunista sulla necessità di
cambiare la natura dell'uomo come mezzo per cambiare il mondo (si vedano in proposito le argomentazioni del gruppo “Testimonianze” che faceva capo a Padre Balducci), mentre
per il razionalista con le leggi della natura non si discute e cercare di sovvertirle non può che condurre al disastro.
In buona sostanza
tra un cambiamento definitivo, utopico, impossibile e foriero di illibertà violenta ed una
mera interpretazione dell'esistente, vi è la strada faticosa della
quotidiana ridefinizione delle regole di convivenza, nel quadro dell'accettazione, ovvia della natura (anche quella dell'uomo) unita alla delineazione di procedure razionali che ci mettono in grado di scoprire
dove si è sbagliato per imparare dai nostri errori. In questo splendido testo di Popper c'è tutta la
maturazione intellettuale che già si poteva intuire in
"Miseria dello storicismo" del 1944 e in "La società aperta e i suoi nemici" del 1945. Conforta e sprona il nostro impegno politico
la fiducia che Popper ripone nella possibilità di un autogoverno razionali degli uomini, soprattutto in questo momento in cui tanti
pseudopacifisti cercano di far lievitare
ingiustificati sensi di colpa dell'occidente verso il mondo mediorentale. Ed è ancora coraggioso sostenere che:
"nonostante tutto la nostra epoca è la migliore di cui ci dia testimonianza la Storia; e la forma di società in cui viviamo noi in Occidente è, nonostante numerosi difetti, la migliore di cui abbiamo conoscenza".