La magistratura ha posto sotto inchiesta il ministro dell'Interno,
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e segretario della
Lega. Da una parte, sono in molti a tirare per la
'giacchetta' persino il
Movimento 5 Stelle, mettendo in risalto un vecchio
'twett' di
Luigi Di Maio contro
Angelino Alfano, risalente al periodo in cui quest'ultimo era a capo del
Viminale. Dall'altra, c'è chi, invece, fa notare come, a fronte della celerità sicula, a
Genova, per il disastro del
ponte Morandi, costato la vita a
43 persone, ancora non si muova nulla e la
Procura genovese stia indagando contro ignoti. Quest'ultimo è un paragone
giuridicamente inconsistente: i reati ipotizzati sono completamente diversi, così come diverse sono le Procure che se ne stanno occupando, secondo metodi organizzativi e tempistiche totalmente autonome, indipendenti dalla volontà del singolo magistrato. Passiamo, quindi, alle ipotesi di reato nei confronti di
Matteo Salvini: sequestro di persona, arresto illegale e
abuso d'ufficio. Dalle toghe ordinarie, adesso, si passerà al
Tribunale dei ministri: una sezione particolare, che dovrà decidere sulla procedibilità o meno della questione. Insieme al
ministro dell'Interno, è finito nel registro degli indagati anche il
capo di gabinetto del ministro medesimo. Il caso è gravissimo:
giuridicamente, si è creata una questione delicata;
politicamente, lo è divenuta ancor di più, poiché finisce col porre in discussione un metodo di fare politica, quello cosiddetto
'muscolare', che non sempre riesce a rimanere agganciato a interpretazioni giuridiche plausibili, sconfinando nella
demagogia. Impegnata nell'ennesima battaglia, abbiamo poi una
sinistra disorientata, che con punte di ridicolo invoca addirittura la
'lotta di popolo armato' contro l'avversario politico. Intanto,
Salvini sembra non voler cedere di fronte a quanto sta succedendo:
"Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che, invece di indagare un ministro, indaghi i trafficanti di essere umani. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna. Se un giudice vuole fare politica, non faccia il magistrato o il procuratore, ma si candidi con il Pd". Queste le sue più recenti dichiarazioni. Per il momento, non è dato sapere come la quesitone si concluderà. Possiamo solo dire che non è la prima volta che un magistrato indaga su un politico che, in Italia, gode di grande popolarità e consenso: si tratta di un
film che abbiamo
già visto. Cos'è il Tribunale dei ministriIl
Tribunale dei ministri è una sezione specializzata del
Tribunale ordinario, competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La materia è regolata dalla
Legge costituzionale del 16 gennaio 1989 n. 1, che ha modificato, tra gli altri,
l'articolo 96 della Costituzione, il quale prevede che
"il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale". Presso il
Tribunale ordinario del capoluogo del distretto di
Corte d'appello viene istituito un collegio composto di
3 membri effettivi e
3 supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei
Tribunali del distretto che abbiano, da almeno cinque anni, la qualifica di
magistrato di Tribunale o
qualifica superiore. Il collegio, noto appuno come
Tribunale dei ministri, è competente per tutti i reati ministeriali commessi nel distretto nel quale è istituito.
Cosa prevede la leggeI rapporti, i referti e le denunce per i
reati ministeriali sono trasmessi al
procuratore della Repubblica presso il
Tribunale del capoluogo del distretto di Corte d'appello competente per territorio, il quale, senza compiere nessun tipo di indagine, entro
15 giorni deve trasmettere gli atti al
Tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati, affinché possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati. Poi, entro
90 giorni, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il
Tribunale può decidere
l'archiviazione - non impugnabile - oppure la
trasmissione degli atti, con una relazione motivata, al
pubblico ministero, affinché chieda l'autorizzazione a procedere al ramo del parlamento di appartenenza dell'inquisito. Nel caso di
Salvini, la competenza è del
Senato della Repubblica. Secondo quanto previsto dalla legge, la
Camera competente può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti,
negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione
insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la
tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente
interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo. Il presidente del Consiglio, i ministri, nonché gli altri inquisiti, che siano membri del
Senato della Repubblica o della
Camera dei deputati, non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche o sequestro o a violazione di corrispondenza, ovvero a perquisizioni personali o domiciliari, senza l'autorizzazione della
Camera competente.