Quando alcuni di noi hanno cominciato a scrivere per il sito
'Laici.it', ci siamo resi conto che si trattava di uno spazio colto, sofisticato, capace di arrivare al
'nocciolo' di molti problemi culturali, scardinando i luoghi comuni e le banalità che, ogni giorno, leggiamo sui giornali. Solo che, purtroppo, in
Italia non c'è più una classe culturale e giornalistica in grado di comprendere uno
'spazio' del genere.
'Laici.it' non è solo un bollettino che riflette sulla religione, i costumi o il potere, bensì ci ha fatto comprendere, con i suoi
500 numeri, che la
Storia, in particolar modo quella del nostro Paese, va letta per
'strati sovrapposti'. Ci voleva coraggio per occuparsi di una testata che non fosse redatta secondo le regole
'rimbambite' che vengono insegnate nelle varie
scuole di giornalismo, o in quelle facoltà di
Scienze della comunicazione che stanno mandando all'ammasso il cervello delle giovani generazioni. E ci voleva coraggio a spazzare via qualsiasi logica di
schieramento politico, qualsiasi riferimento alla nostra sinistra, alla nostra destra, alla politica corrotta, alla nostra attuale mancanza di ideali. Come direttore responsabile di questo sito,
Vittorio Lussana ha saputo liquidare ogni questione ideologica demolendo l'ideologia stessa. Ed è proprio su questo punto che una parte dei nostri
'binari culturali', capaci solamente di ricreare
scarne dicotomie, hanno cominciato ad apprezzare una sincera, appassionata e altruistica
"libera circolazione delle idee". Scrittori e giornalisti, intellettuali e artisti, attori e poeti hanno tutti trovato, su queste colonne, una
'boccata d'ossigeno' rispetto a quel provincialismo affamato solamente di un po' di
visibilità, o interessato a ritagliarsi un
luogo di potere attraverso il quale compiacere la grande politica. Noi giovani allievi e provetti giornalisti abbiamo cominciato a rileggere, tra le pagine di
'Laici.it', più di quindici anni della nostra vita, in un Paese in cui è in atto una
dissoluzione che non è solo
fisica, non è solo
morale, ma addirittura
ancestrale. Una difesa della nostra
Storia che diviene
'pietra di sacrificio' e luogo di profonda sensibilità. Perché se la
Storia è
luce, a cosa serve la luce?
'Laici.it' è una piccola postazione sulla frontiera della cultura italiana. Un ultimo luogo della nostra
memoria repubblicana ancora esistente, in cui si percorrono corridoi che portano sempre là, in fondo a quei misteri e a quei
'pezzi' della nostra vita che rivelano
incoerenze e
religiosità sincretiche, eclettismi e
pensieri, visioni e
punti di vista. Su
'Laici.it' abbiamo letto personaggi ed esponenti politici di tutti i generi e tipi, di tutte le provenienze e tradizioni. Un'idea di
libertà in cui ritrovare, quasi con stupore, il
candore nel potere e il
potere del candore. Esponenti e personaggi che odorano di
saggezza, ma anche di
passione, dolore e
amore verso un Paese, che nelle sue profondissime
crisi d'identità viene amato come una
sorella, come
un'amica, come
un'amante, come
una madre. Come se
l'Italia fosse ancora oggi un'idea tutta da creare e completare. E mentre queste preoccupazioni e complessità si legano assieme l'una all'altra, nel tentativo di difendere un'idea nuova di
laicità che nulla ha a che fare con il
censo, con la
cultura, con le
posizioni sociali e
professionali, dall'altro lato viene a crearsi una
semplicità quasi 'isolata', tesa a occupare caselle che sembravano non interessare più a nessuno. Un
eroismo semplice, in cui la
Storia diviene
lineare. E attorno a questa
'roba' c'è un mondo di
uffici stampa, di
parole, di
eventi e
manifestazioni. A molti può anche dare fastidio che
'Laici.it' non voglia
'puntare il dito' su ogni cosa, non indichi
nemici culturali o
politici, non racconti
un'Italia che, forse, non esiste, né è mai esistita. In una
Storia rovistata
'a strati', la
cultura laica sta sempre un po' più
'sotto', poiché scava in profondità, verso il punto originario della nostra
Repubblica e della nostra stessa
unità risorgimentale. E i vari contributi a quella che è l'influenza e la tradizione
laica, non sono altro che un tentativo di
'fare il verso' all'Italia di oggi, vuota e inconcludente, stupida e incompetente. E' lo sforzo, in fondo, di proseguire un discorso iniziato da
Camillo Cavour e
Giuseppe Garibaldi, che continua una visione
anticlericale che possa finalmente affrancarci dagli
atavismi e dai
dogmatismi, che prosegue con
l'Italia della modernizzazione e della
trasformazione dei suoi
costumi, giungendo là dove nessuna ideologia è mai riuscita ad arrivare. E cioè lungo la frontiera del nostro futuro, coniugando una strana forma di
neo-liberalismo che rifiuta di declinare verso il
conservatorismo e le politiche di mera
propaganda irrazionalista. 'Laici.it' è un sito di approfondimento culturale, prima ancora che politico. Un tentativo di regolare
l'orologio della Storia prima della nascita dei
Partiti di massa, osservando con coraggio e razionalità l'avvento di un
politeismo televisivo in quanto forma di
religiosità pagana, in cui ogni cosa è divenuta
chiacchiera sommessa di un Paese che continua a dimenticarsi di
Giordano Bruno, di
Benedetto Croce, di
Giovanni Gentile e
Antonio Gramsci. Ma non è ciò che si è perduto a preoccupare noi giovani, approdati quasi per caso in questo
'spazio' di dibattito e di opinione: è quello che è rimasto ad affascinarci. E' un amore per il
giornalismo e per un
senso del dovere quasi di discendenza
militare, a farci entrare nella testa certi pensieri e a lasciarceli dentro. Non si tratta di
'narrazione': su
'Laici.it' non si raccontano mai delle storie. Ma ogni suo numero settimanale viene montato in maniera quasi sempre diversa, poiché ogni singolo articolo è una
storia a sé, come se l'anima di una moderna cultura dell'italianità potesse, al contempo, rimanere
aperta a tutto e
resistere a tutto. Insomma, questo sito che combatte il
vuoto, che talvolta tratta quel
'divino' che va a svilirsi in una
bellezza 'scheggiata', segmentata, consumata dal tempo, non è altro che un lungo viaggio dentro la nostra
perdita di identità. E non potrebbe essere altrimenti, perché quando non ci si vuole rassegnare alla
pochezza, resta la vita com'era: il diario di una
vecchia Italia che rifiuta
l'ipocrisia; un luogo che rispetta
l'antico immaginario di un passato che ancora una volta ha dimostrato la forza di
sorreggersi da solo. Perché il vero scandalo dei nostri giorni è la mancanza di un
pensiero che sappia essere un
nuovo punto di partenza per tutti coloro che hanno il coraggio e la voglia di ricominciare davvero. Questi
500 numeri di 'Laici.it' hanno segnato
l'anno zero dei primi decenni del
Terzo Millennio. E noi non possiamo far altro che ringraziarlo, per questo.