Nei giorni in cui mass media e politici sembrano parlare solo della gravidanza dichiarata da
Giorgia Meloni al
'Family Day', a
Londra l'Autorità per la fertilità e l'embriologia (Hfea) ha autorizzato i ricercatori a compiere specifici test su embrioni non utili alla gravidanza. Un via libera che, in un mondo ormai in crisi economica e sociale, spazza via gli steccati della morale e analizza per la prima volta in modo approfondito un fenomeno così comune quale l'aborto spontaneo. La
Hfea ha approvato un programma di sviluppo presentato dalla biologa
Kathy Niakan, presso la
Francis Crick Institute di
Londra, allo scopo di utilizzare il genoma di modifica tecnica
'Crispr-Cas9' in embrioni umani sani. Il team scientifico della
Niakan ha in programma di modificare i geni che sono attivi nei primi giorni dopo la fecondazione, fermando gli esperimenti dopo sette giorni, quando cioè terminano di esistere gli embrioni stessi. Lo scorso 7 dicembre, i maggiori scienziati ed esperti si sono riuniti a
Washington DC per fare il punto della situazione sui recenti progressi dell'editing genetico.
David Baltimore, premio
Nobel e virologo al
California Institute of Technology, ha centrato il punto 'caldo' delle ricerche in corso, ossia quale sia il limite alla valorizzazione e se il cambiamento debba andare oltre quello terapeutico, sconfinando nei cosiddetti
'miglioramenti opzionali'. La ricerca della
Niakan rientra, almeno per il momento, nella fase esclusivamente terapeutica. Infatti, la scienziata specifica che lo scopo del suo operato è indirizzato a individuare eventuali trattamenti per la fertilità. Tale ricerca rientra perfettamente nel quadro sociale attuale, in cui i giovani non sono più tali allorquando arrivano a concepire il secondo figlio e, quindi, una sperimentazione che porti ad accellerare il processo di fecondazione con garanzia di successo potrebbe essere la carta vincente per tali situazioni. Nel
Regno Unito, Hfea continua a considerare illegale qualsiasi intervento volto a modificare il genoma di embrioni utilizzati per concepire un bambino, ma tale nuova ricerca contribuirà ad alimentare il dibattito sulla distribuzione
'gene-editing' in embrioni per scopi terapeutici in clinica e costituirà un indirizzo per la comunità scientifica internazionale.