I dati incoraggianti espressi in occasione della presentazione del nuovo
Rapporto annuale del Censis 2015 sono solo piccole
'pillole', per guarire le urgenze di una società incapace di guardare a una progettualità futura. Questa la fotografia scattata alla società italiana durante la presentazione del
49esimo Rapporto Censis, tenutasi presso la splendida cornice di
Palazzo Flaminio a
Villa Borghese, attuale sede del
Cnel. Il
Rapporto ha infatti interpretato, attraverso i dati i più significativi, i fenomeni economici e sociali responsabili dei cambiamenti in atto in Italia. L'espressione
'limbo italico' presente in questo rapporto, altro non fa che esprimere tutta
l'immobilità di un Paese che ha paura di innovare e di rischiare, aggrappandosi al
'resto'. Una condizione di stasi, in cui verte non solo
l'Italia, a dire il vero, ma
tutto l'occidente, nel suo accontentarsi delle
'metà', ossia delle
'mezze tinte e mezze persone'. Il resto è ciò che resiste a una
'corrente' che, inevitabilmente, trascina vite umane verso il disastro e si alimenta di sentimenti di sfiducia nei confronti delle istituzioni o di ogni possibile cambiamento. In questi casi, gli italiani si appellano alla cosiddetta
'saggezza popolare', che li ha salvati già in passato: è questa la costante forza che impedisce al Paese di
naufragare. I principali concetti espressi in quest'ultimo rapporto, le sue parole-chiavi, sono:
rischio, ripartenza, fiducia e 'ibridazione'. "Nell'Italia dello zero virgola", afferma il direttore generale,
Massimiliano Valerii, "si assiste a una piccola rimonta di qualche punto percentuale degli indicatori economici, che tendono al rialzo". Tale situazione crea l'opportunità di nuove
'piattaforme' per alcuni settori tradizionali, che stanno facendo
'ibridazione', ossia stanno avviando delle grandi opportunità per il Paese, come nel caso del successo della
gastronomia, che ha trainato l'intera filiera agroalimentare legandola al turismo
(47,2% in più dal 2000 al 2014) attraverso l'uso delle
'piattaforme digitali'. Nel
turismo è interessante vedere i dati della capitale poco prima dell'anno del Giubileo:
il Colosseo, nel 2014, ha avuto 6,2 milioni di visitatori (erano 2,5 milioni nel 2000: +148%); i Musei Vaticani 5,8 milioni di visitatori (3 milioni nel 2000: +93%); Castel Sant'Angelo 1 milione di visitatori (590 mila nel 2000: +69%). Non vi è ancora l'assunzione del
rischio: si preferisce usare il
'cash cautelativo' e si rileva una bolla del
risparmio, che sta dilagando a discapito degli
investimenti. Quest'ultimi sono praticamente
fermi, insieme
all'inflazione. Il blocco di tali indicatori, vicini allo zero, desta molta preoccupazione nell'ottica di una
ripresa occupazionale solida, al di là dei dati raccolti quest'anno.
L'imprenditore innovatore non rischia più, perché non può condividere un progetto, in quanto molto spesso non vi sono le condizioni culturali e istituzionali che lo mettano nella condizione di
'osare'. L'Italia risulta essere un Paese ostile a chi vuole prendersi dei rischi, in quanto la pubblica amministrazione e i sistemi della giustizia, soprattutto civile, non adottano politiche di
incentivazione delle performances. In
politica, ci sarebbe bisogno di un trasferimento di fiducia dalle istituzioni ai cittadini e di riappropriazione di quella sicurezza che costituiva, in passato, un baluardo sicuro per le famiglie, nonostante l'incremento di
45 miliardi di euro della liquidità (+6,3%) e di 73 miliardi in assicurazioni e fondi pensione. La soluzione reale ai problemi della
mancanza di lavoro e dell'instabilità del quadro economico e politico è la messa a reddito del
patrimonio immobiliare, con
560 mila italiani che gestiscono attività ricettive, come
'case-vacanze' e
'bed & breakfast'. Il decremento delle aspettative si fa ancora più rilevante nel
settore sanitario, dove il
42,5% degli italiani pensa che il sistema pubblico stia
peggiorando, un dato che
nel Mezzogiorno sale al
64%. Sempre in questo comparto, il
55,5% considera inadeguato il servizio sanitario regionale e tale sfiducia al sud raggiunge
l'82,8%. La spesa sanitaria pubblica ha registrato un inversione di tendenza dal 2010 a oggi, attestandosi,
nel 2014, a
110 miliardi e 300 milioni. Se dalla fiducia si passa alla necessità di utilizzare il sistema sanitario nazionale, la situazione diventa preoccupante in quanto il
66,7% degli italiani rivela che almeno un membro delle famiglie a basso reddito ha dovuto rinunciare o rimandare a prestazioni mediche e più di
7 milioni e mezzo di persone che si sono indebitate per pagare delle cure sanitarie. Nel campo dell'innovazione,
15 milioni sono gli italiani che ormai fanno acquisti su internet:
2,7 milioni hanno acquistato prodotti alimentary; il
46,2% degli utenti sul web utilizza il sistema
'Home banking'. Da segnalare il picco del valore dell'economia dello
'sharing', con
2 milioni di italiani che hanno utilizzato il
'car sharing', ridisegnando i cosiddetti
'nuovi stili di consumo'. Infine, dal punto di vista dell'immigrazione e dell'integrazione, tra il 2008 e il 2014 i titolari di impresa
stranieri sono
aumentati del 31,5%, soprattutto nel settore del commercio, mentre nello stesso periodo
le aziende guidate dagli italiani sono diminuite del 10,6%. Nell'epoca della mancanza di una
'patria culturale condivisa', le famiglie italiane hanno dunque individuato la loro soluzione nel
'resto', cioè tutto quel che non può essere controllato dalla politica, ormai appiattita e sempre più povera di un'approfondita analisi della realtà.