![Carlo Patrignani]()
Con la Resurrezione del governo 'tecnico' del professor Mario Monti a fronte di un nuovo Parlamento e la anomala ed inusuale nomina, da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dei dieci saggi incaricati di trovare una convergenza tra le forze politiche su riforme economico-sociali ed istituzionali, la Politica è stata, di fatto, commissariata, in nome dei mercati finanziari e del 'non cambiamento' dello status quo. Siamo in tal modo finiti nel pieno di quella che, con acutissima lungimiranza, il politologo Marco Revelli ha chiamato "Finale di partito", ossia la ormai conclamata catastrofe dei tradizionali partiti politici del '900, considerati da sempre più ampie fasce di elettorato 'una oligarchia' separata dal popolo e portatrice di privilegi economici e di casta ingiustificati ed intollerabili. Ed è proprio nel momento della 'caduta' che emergono natura ed essenza dei fenomeni politici e sociali che ci riportano alla mente le folgoranti analisi, anno 1943, di Simone Weil nel pieno del naufragio della Terza Repubblica e dei suoi flebili sovrani: i partiti politici che l'avevano occupata monopolisticamente per oltre mezzo secolo e che la lasciavano estenuata moralmente e politicamente. Forme vuote, ostili al pensiero, incapaci di misurarsi con l'idea stessa di 'bene pubblico', punitive e autoreferenziali. Ognuno di essi, e tutti quanti insieme, si rivelarono allora con tutta evidenza inferiori al compito per il quale il moderno partito politico era nato: rendere possibile una vita pubblica fondata sulla partecipazione. Peggio: ostacolo, forse il principale, all'elaborazione di una soluzione all'altezza dei problemi e della crisi delle società contemporanee. Purtuttavia, è ancora possibile un sussulto di dignità: il nuovo Parlamento - indipendentemente dall'attività del governo e da qualsiasi iniziativa prendano le due commissioni dei dieci saggi - mantiene inalterato il suo 'potere legislativo' e dato che, "può legiferare in assoluta libertà - nota Revelli - Pd e M5S hanno la grandissima occasione, disponendo insieme della maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, Camera e Senato, di approvare la legge sul conflitto d'interessi. Legge che manca da vent'anni e che è la principale causa dell'inquinamento della Politica. Inizino a ripulire la politica italiana, poi si vedrà se il gioco si può riaprire". Difficile dire "cosa verrà fuori", avverte Revelli dall'inedito quadro politico ed istituzionale determinatosi con la Resurrezione del governo Monti e la inusuale nomina dei dieci saggi: "non lo sappiamo". Tutto però, in ultima analisi, ha concorso alla 'messa in mora' dell'unico, chiaro e limpido tentativo di 'cambiamento' portato avanti con coerenza dal leader del Pd, Pier Luigi Bersani. Più che rispondere alla richiesta di cambiamento venuta dall'esito del voto di fine febbraio, per cui invece del resuscitato governo Monti ci sarebbe dovuto essere il nuovo esecutivo guidato al leader del Pd premiato dal voto, si è scelta la strada di andare incontro ai mercati finanziari e non ai cittadini soffocati dalle diseguaglianze economiche e sociali crescenti divenute insopportabili per moltissimi. "Una legge sul conflitto d'interessi sarebbe un primo importante passo in avanti: farlo, metterebbe fuorigioco il maggiore fattore della corruzione e dell'inquinamento della politica degli ultimi vent'anni. Una volta fatto questo passo si vede se ad esso ne potranno, come mi auguro, seguire altri", auspica l'autore di Revelli 'Finale di partito' che sabato prossimo sarà presentato alla libreria Arion di via Cavour a Roma.