Marta De LucaDurante le recenti elezioni primarie del centrosinistra, si è fatto un gran parlare di quel “profumo di sinistra” vagheggiato dal governatore della Puglia, Nichi Vendola, come ingrediente politico irrinunciabile per un futuro Governo progressista. Tuttavia, essere di sinistra oggi non può continuare a considerarsi un qualcosa di vago, figlio di una cultura ideologico-generalista. Né può limitarsi a un concetto che si richiama ad alcuni desueti atteggiamenti schematici, come ad esempio portare un maglione ‘girocollo’, oppure ancora affrontare l’inverno con addosso un ‘eskimo’. Dunque, affinché questo ‘profumo di sinistra’ non risulti un qualcosa di astratto, bisognerebbe cominciare a delineare il campo di ciò che si intende, oggi, innanzitutto in termini culturali, con la parola ‘sinistra’. Ebbene, la principale idea che balza alla mente in tal senso non è quella di una generica ‘uguaglianza’, come dichiarato di recente dal Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, bensì la parola ‘umanità’. Dunque, traduciamo quel ‘profumo di sinistra’ evocato dal leader di ‘Sinistra e Libertà’ come un bisogno di ‘nuovo umanesimo’. La società italiana, in effetti, rischia di cadere nell’angoscia, poiché sta ormai comprendendo come fini assoluti e realtà trascendenti non esistano, benché da più parti si insista nel volerli perseguire per pura omologazione, per abitudine mentale o totale mancanza di originalità. Ma corrisponderebbe a un gravissimo errore quello di illudersi di poter dare un significato all’esistenza per paura della verità, ovvero per quel processo di accettazione di una vita che non ha alcun senso, in cui non v’è nessun ‘oltre’. Questa va invece vissuta con desiderio, come libera realizzazione di noi stessi. Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, giustizia, bellezza, l’uomo non avrebbe bisogno di autoilludersi per poter sopravvivere, costruendo metafisiche morali o religiose. L’umanità occidentale, passata attraverso il cristianesimo, percepisce oggi un senso di vuoto, poiché ogni costruzione metafisica viene meno innanzi alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà una sinistra in grado di sopportare l’idea secondo cui l’universo non ha alcun senso, la politica e la cultura continueranno a perseguire e a mettere in atto quei disvalori assoluti tesi a ‘rimpiazzare’ quelli obsoleti, alla ricerca di surrogati ‘idolatrici’ quali, per esempio, la spettacolarizzazione irrazionale di un epicureismo estetizzante, o la semplice esaltazione di uno sviluppo tecnologico fine a se stesso. Disvalori che derivano semplicemente dal crollo di ogni senso metafisico e idealistico della vita, una deriva che spinge sempre più la società verso la disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo riconoscendo l’uomo in quanto vera sorgente di tutti i valori e di tutte le virtù: ecco quali possono essere le più autentiche radici culturali di un nuovo umanesimo, in grado di porre con coraggio l’umanità al di sopra del caos della vita, generando nuovi significati, imponendo nuove volontà. Questa dev’essere la nuova impresa della cultura progressista: dare nuovo significato alla vita e alla società, portare ordine e razionalità laddove regnano il disordine, l’inciviltà, i retaggi atavici presenti nelle multiformi realtà culturali del nostro Paese. L’Italia dev’essere riunita attorno a una nuova formulazione di princìpi che la ricompattino sotto ogni profilo, in base a una nuova umanità e a nuove concezioni di solidarietà che sappiano esprimere una vera cultura libertaria, dinamica, evolutiva del progresso. I battuti sentieri del materialismo storico fondavano l’uomo ‘nuovo’ e il sogno stesso di una società socialista in base agli aspetti economici e strutturali della produzione industriale, ovvero secondo la massima che un uomo liberato dal bisogno sarebbe stato in grado di soccorrere il prossimo, di aprirsi alla fratellanza e all’eguaglianza. Ma la Storia ci ha insegnato che le cose non stanno affatto così: il percorso dell’umanità non è affatto lineare, poiché essa continua a rimanere immersa in un eterno medioevo in cui, risolto un problema, ne sorgono dei nuovi. Ciò avviene perché la nostra analisi non può più limitarsi a una visione pragmatica della vita e della realtà, bensì deve aprirsi a una metamorfosi dello spirito che sappia completare il passaggio tra dovere e volontà, sino a raggiungere quel principio di accettazione che sta alla base della tolleranza, della solidarietà, della democrazia stessa. Il mondo deve senz’altro aprirsi verso nuovi sogni, nuove libertà scientifiche e artistiche, ritrovando la propria generosità, la più vera gioia di vivere e di esistere. Ma, per far questo, diviene necessario far comprendere all’umanità che la sacralità - in un certo senso religiosa - della vita si basa sul rispetto tra gli uomini, su un altruismo, individuale e collettivo, in grado di bruciare alle nostre spalle tutti quei ‘ponti’ rimasti ancora aperti con l’arretratezza materiale e spirituale. Alla logica della lotta di classe deve essere perciò sostituito il conflitto tra ‘uomo del futuro’ e ‘uomo del passato’, in cui il primo rappresenta non una finalità idealistica, bensì un orizzonte concretamente realizzabile, un mezzo consapevole di un’umanità rigenerata in grado di riuscire a controllare il male al fine di conoscerlo, utilizzarlo e, infine, sconfiggerlo definitivamente. Questo sì che rappresenterebbe un ‘profumo’ di sinistra.



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