Marta De LucaLa priorità politica dei prossimi anni dev’essere quella di combattere la gravissima disoccupazione giovanile e di riuscire a emergere da questa lunghissima fase di stagnazione economica. Ma per raggiungere un simile obiettivo si dovrà avere il coraggio di intervenire sulla morfologia di quella speciale variante del welfare state rappresentato dall’assistenzialismo italiano, a norma del quale la mano pubblica, anziché erogare servizi collettivi creando sane opportunità di impiego, prosegue invece nel consolidare l’occupazione fissa, impegnando mezzi ingenti nella sicurezza sociale. Oppure rilancia gli investimenti finanziari, accollandosi una parte degli aggravi mediante politiche di esenzione tributaria nelle aree depresse, o attraverso la fiscalizzazione degli oneri sociali. La famiglia italiana ‘miracolata’ ha perciò sancito la fine della civiltà del patrimonio e iniziato quella del consumo non tanto perché il possesso di ricchezze, mobiliari o immobiliari, da trasmettere in eredità non rappresentino un segno tangibile di distinzione, quanto perché la delega del rischio alla pubblica amministrazione, che garantisce la stabilità del potere d’acquisto con legislazioni sociali favorevoli o con provvedimenti antinflazionistici, ha incitato tutti a forme di spesa indirizzate a beni secondari più o meno durevoli. Ciò in quanto il volume dei guadagni non è mai praticamente bastato ai cittadini-consumatori per accumulare risparmi o proprietà a basso quoziente di remunerazione, mentre era più che sufficiente per assecondare l’acquisto di generi voluttuari, caratteristica che ha sempre contraddistinto i Paesi da poco emersi dall’arretratezza. Come, appunto, l’Italia.


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