Marta De LucaDopo le recenti polemiche in merito alla serietà di alcuni esami di Stato, che hanno visto qualche esponente politico di spicco laurearsi in Lombardia per poi diventare avvocato a Reggio Calabria, continuano a giungere voci di comportamenti alquanto ‘bizzarri’ da parte di svariate commissioni, sia nei semplici test universitari di profitto, sia in quelli di abilitazione professionale. Le ultime giungono da Tor Vergata, stimata università della capitale d’Italia con il merito di aver ‘lanciato’, nel corso degli ultimi decenni, una nuova ‘covata’ di professionisti versatili e, al contempo, assai preparati, in cui inspiegabilmente - e anche un po’ inaspettatamente - durante i recenti esami di Stato di metà settembre avrebbe abilitato a esercitare la professione di commercialista molti bravissimi ‘copiatori’ di compiti scritti, respingendo numerosi altri candidati sulla base di giudizi inerenti la loro personalità o alcuni ingenui atteggiamenti ‘esteriori’. Certamente, l’esigenza di sveltire le procedure a causa del gran numero di persone da esaminare nell’odierna cultura di massa - quella che da almeno un trentennio sta ‘sfornando’ gente che non sa scrivere in ‘italiano corrente’ o funzionari che regolarmente, sul proprio posto di lavoro, non sono minimamente consapevoli di quel che stanno facendo - sta cominciando a giocare bruttissimi scherzi. Fino al punto da far teorizzare a qualcuno criteri assolutamente innovativi di ‘accelerazione’ degli esami. Che poi è quanto ci è stato riferito da alcuni aspiranti commercialisti romani, i quali non lamentano atteggiamenti ‘baronali’ da parte della commissione preposta, bensì vere e proprie ‘stravaganze psicanalitiche’. In breve, i fatti denunziati sono, nell’ordine, i seguenti: criteri di selezione poco attinenti con la reale preparazione dei candidati; orali nozionistici, sulla falsariga di un quiz televisivo; qualche ‘zitella inacidita’ in commissione palesemente stressata dalla propria condizione. Attendiamo con ansia la nuova rivoluzionaria coordinata di selezione professionale di un commercialista, una teoria sul genere: “Si ritiene il candidato X respinto poiché poco flemmatico, dunque inadatto a contenere lo stress psicofisico che dovrà subire nel corso dell’esercizio della professione”. Così, al posto degli attuali commercialisti ‘casinari’, in futuro siamo destinati ad averne di un nuovo genere e tipo: quelli ‘sonnacchiosi’ ma tanto, tanto, ‘rilassanti’, che dovremo pagare proprio per non fare un ‘tubo’, nemmeno la dichiarazione dei redditi. E’ anche vero che un commercialista che ‘dorme in piedi’ danni non ne può fare: hai visto mai sia proprio questa la soluzione migliore?


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