‘Italialavoro’ è un’agenzia tecnica del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Questa, seppur dipendente dal Governo, si regge quasi esclusivamente su ‘collaboratori’: sui precari insomma. Cioè proprio quei rapporti di lavoro che, a parole, si dice di voler disincentivare. Uno dei tanti paradossi di questa azienda, quelli per i quali ‘Italialavoro’ attua uno dei progetti più importanti chiamato ‘Welfare to work’, è finalizzato proprio alla stabilizzazione dei lavoratori. Mentre altri pensavano a come lasciare ‘a casa’ proprio i ‘collaboratori’ di ‘Italialavoro’. Sì, perché dal dicembre scorso, il Governo Monti-Fornero li ha abbandonati. Fino a quel momento, di contratto in contratto, essi riuscivano a ‘collaborare’. Poi, dal dicembre scorso, non più. E collaboratori anche ‘storici’ sono rimasti esclusi senza alcuna prospettiva. Gente che magari, nella loro ‘follia’, aveva anche fatto un figlio, oppure si era sposata (a oggi si contano più di 100 vertenze individuali da parte di co. pro. che rivendicano i propri diritti). Il ministero, ovverosia ‘Italialavoro’, ha messo in pericolo la loro stessa sopravvivenza. In piena recessione, li ha completamente abbandonati al proprio destino. Per fare il loro lavoro, a questi ‘collaboratori’ veniva assegnato un Centro per l’impiego e, in questi ultimi anni, tanti lavoratori di questi centri sono riusciti ad andare in pensione, mentre tanti altri vi andranno prossimamente. Ciò significa che questi uffici si stanno sguarnendo sempre più e che, tra qualche tempo, non ci sarà quasi più nessuno a svolgere questo tipo di servizio. Nessuno si sta preparando all’evenienza e, come sempre, si parla con vaghezza di un ricollocamento dei ‘collaboratori’. E, al momento, di riaprire un ‘tavolo’ per discutere le assunzioni sembra un’eresia. Nel frattempo, un’agenzia interinale privata come ‘Obiettivo Lavoro’ ha stabilizzato i propri impiegati, mentre l’agenzia del ministero ‘ItaliaLavoro’, che attua progetti di supporto e di ricollocazione, ha mantenuto i suoi lavoratori in regime di precariato e, oggi, li manda via, o non li chiama neanche più. A tutti coloro che in questi giorni hanno parlato, autolesionisticamente, di un Governo Monti bis crediamo sia doveroso chiarire che, dopo le elezioni della prossima primavera, servirà assolutamente un Governo politico e non ‘tecnico’. Perché solo un esecutivo dotato di un approccio globale, socialmente sostenibile, potrebbe mettere un poco d’ordine in situazioni di questo genere. Se da un Governo tecnico, invece, si dovesse passare a un altro di natura ‘tecnico-politica’, noi crediamo che questo Paese non riuscirà a emergere da quel teatrino ‘impazzito’ capace solamente di chiedere visibilità ai media senza poi far nulla di concreto nel riformare il Paese. Serve un ricambio generazionale proprio tra i ‘quadri’ dirigenziali e i ceti ‘alti’, dunque. Altrimenti, l’opinione pubblica non sarà più in grado di accogliere determinati ‘sacrifici’, soprattutto se ‘scaricati’ sempre nella stessa direzione: quella delle famiglie e dei lavoratori.