Claudia Palazzetti, ‘Iaia’ per gli amici, è un architetto pesarese che presiede una vivace associazione culturale di
‘area Pdl’ chiamata:
‘Evoluzionaria’. Su e giù per il territorio della sua provincia, è sempre a caccia di ricordi, di domande, di attese. Da anni, nutro nei suoi confronti sentimenti di sincera stima e ammirazione, poiché armata di un’autentica passione politica, sempre piena d’amore per il proprio territorio, una sorta di mondo ‘all’incontrario’ in cui domina, da tempi immemorabili, una burocrazia di sinistra ‘imbolsita’ e stanca, che non ha mai voluto accettare un qualsiasi progetto di possibile alternanza amministrativa. Da sempre convinta dell’indispensabilità di dover sostituire una politica del ‘day by day’, misera e sciatta, con un riformismo liberale ‘alto’, fatto di progetti e di rielaborazioni individuali e collettive integralmente realizzabili, il suo è un perenne viaggio nel bisogno e nella speranza: il bisogno rispetto alla pochezza d’idee e alla non-presenza della politica ufficiale; la speranza di riuscire ad andare oltre la crisi economica, la diffidenza, i proclami, le ‘tornate’ elettorali dell’ultima ora, per un futuro migliore. Questo è il genere di persone al quale il centrodestra italiano dovrebbe tornare a rivolgersi, al fine di ricostruire un'immagine dell’Italia generosa e diversa.
Claudia Palazzetti, lei presiede una delle associazioni culturali più attive della cosiddetta area laica del Pdl: cosa dovrebbe fare, oggi, questa forza politica per riorganizzarsi e affrontare la nuova fase apertasi con le recenti elezioni amministrative, anche in vista delle consultazioni politiche del prossimo anno?“Riorganizzare il Pdl per le prossime elezioni politiche significa saper riconquistare la fiducia degli elettori attraverso una seria elaborazione di proposte chiare, per tentare di uscire da una crisi economica dura, lunghissima, devastante sotto il profilo delle nostre effettive capacità e potenzialità produttive. Ovviamente, tali proposte non potranno essere divulgate attraverso quei personaggi che hanno letteralmente ‘ridicolizzato’ l’intero Partito”.
Ma non sarebbe un’idea interessante tentare un'ultima orgogliosa ‘discesa in campo’ di Silvio Berlusconi, anche al fine di assistere all’ultima ‘zampata’ di un ‘vecchio leone’ come lui?“Silvio Berlusconi ha avuto il merito di intuire il Popolo delle Libertà, ma il demerito di non scegliere le persone che dovevano attuarlo in quanto progetto politico: o spiega agli elettori perché si è comportato così, o non avrà più la loro fiducia”.
Se il Pdl dovesse cambiare nome, quale potrebbe essere, secondo lei, quello più significativo?“Ho appena affidato a uno specialista l’incarico di scegliere il nome per una mia nuova attività, poiché onestamente non mi ritengo in grado di intuire questo genere di cose. Tuttavia, posso suggerire il ‘concept’: capacità oggettive e merito…”.
Lei opera, da molti anni, in una regione, le Marche, storicamente amministrate da Giunte, regionali e locali, di sinistra: può raccontarci qualcosa di questa specie di mondo ‘alla rovescia’, in cui la classe politica locale sembra davvero inamovibile?“Posso solo sottolineare come nelle Marche governino, da sempre, gli stessi: ex comunisti ed ex democristiani che, negli anni, hanno cambiato solamente il nome dei rispettivi Partiti di appartenenza. Sono inamovibili, un po’ per ragioni clientelari, ma molto perché da queste parti non è mai stata creata un’autentica alternativa credibile”.
Sotto il profilo dei contenuti, che tipo di nuovo centrodestra consiglierebbe ad Angelino Alfano? Un’innovativa linea liberalpopolare? Un conservatorismo colto, attento alle esigenze concrete del singolo cittadino? Oppure è meglio seguire il ‘battuto’ e più rassicurante sentiero del cattolicesimo moderato?“Senza alcun dubbio, consiglierei l’opzione politica liberale, senza mortificare le categorie più deboli”.