Marta De LucaSilvio Berlusconi si è dimesso e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato il via alle consultazioni per assegnare l’incarico a Mario Monti. L’opposizione in questi gironi esulta ma, prima ancora dei Partiti, a festeggiare sono stati molti cittadini che si sono ritrovati davanti a palazzo Quirinale in attesa della notizia ufficiale delle dimissioni del capo del Governo. Mario Monti, secondo molte fonti, potrà contare sull’appoggio pieno delle attuali opposizioni e persino del Pdl, che dopo giorni di discussioni e rischi di spaccature, ha accettato di sostenere un esecutivo tecnico ponendo tuttavia una serie di condizioni: prima fra tutte, l’ingresso di Gianni Letta nel Governo. Il sottosegretario ha invece annunciato al presidente Napolitano di voler fare “un passo indietro, con senso di responsabilità e dello Stato, per evitare di essere un problema o un ostacolo”. In realtà, Mario Monti aveva già chiarito, nei giorni scorsi, direttamente a Silvio Berlusconi di essere intenzionato a procedere in solitario nella stesura del programma, così come nella composizione della nuova squadra di Governo, che sarà tutta ‘tecnica’, con piena convinzione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. In effetti, un Governo tecnico, sostenuto dal Pdl ma senza la presenza di suoi ministri, potrebbe diventare un buon ‘viatico’ per non rompere definitivamente l’alleanza con la Lega Nord. Un ragionamento scaturito nel corso di una riunione dello stato maggiore del Partito a palazzo Grazioli durante un vertice carico di tensione, non solo per la decisione di doversi arrendersi e accettare un esecutivo Monti, ma anche per le contestazioni giunte dalla ‘piazza’. Il sì a Monti, però, non significa accettare tutto a ‘scatola chiusa’. Berlusconi lo ha ribadito a muso duro anche al Quirinale, durante un ‘faccia a faccia’ che nel Pdl viene descritto “gelido e carico di tensione”. Il Cavaliere ha ribadito la richiesta di volere Letta nell'esecutivo come “rappresentate” del centrodestra. In più, avrebbe preteso che il programma del nuovo Governo ricalcasse gli impegni presi dal suo esecutivo con l’Unione europea. Insomma, disponibilità a votare la fiducia a Monti facendo però chiarezza sugli obiettivi dell’esecutivo che va a nascere. Il nuovo premier dovrà tener ben presente che il Popolo delle Libertà, con i suoi numeri, in parlamento potrà sempre risultare decisivo. Chi, invece, non sembra minimamente disposta ad appoggiare il nuovo Governo è la Lega Nord, già pronta, come annunciato da Umberto Bossi, a “fare l’opposizione”. Il nuovo esecutivo avrà invece il ‘sì’ compatto di Pd, Udc e Terzo Polo, mentre l’Italia dei Valori si è riservata di ufficializzare il proprio sostegno dopo aver valutata la piattaforma programmatica che sarà presentata alle Camere dal professor Monti. Un testo su cui già ci si domanda se conterrà quella riforma elettorale, da molte parti auspicata, in grado di portare il Paese serenamente al voto nella primavera del 2013. Oltre alle evidenti difficoltà economiche, infatti, questa esigenza sembra motivata proprio dalla pericolosità dell’attuale sistema di elezione dei parlamentari, completamente svincolati dal problema di dover rispondere a un proprio collegio elettorale dei propri atti politici e pericolosamente ‘scollati’ dai problemi concreti del nostro Paese.


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