Sul nostro Paese, in occasione del 150esimo, tanto si è scritto. Qualsiasi commento, quindi, non sarebbe altro che una ripetizione, un inutile sfoggio di retorica. Quindi, invece di riscrivere, abbiamo pensato di andare controcorrente cercando sul web qualcosa che valesse la pena rileggere. Ecco, qui di seguito, un articolo apparso nel settembre 2010 sul portale dell'Associazione dei Radicali – Laici – Liberali di Como (www.radicalicomo.it). Non conosciamo il nome dell'autore, ma ne condividiamo appieno il pensiero, che forse non sarà il vostro. Ma tanto non importa, perché, anche se siamo tutti italiani, mica dobbiamo per forza pensarla allo stesso modo.
L’Italia è terra di conquista, lo è sempre stata dalla caduta dell’Impero Romano e lo è ancora adesso. Qui da noi comandano tutti: la Chiesa, l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e adesso anche Gheddafi. Comandano tutti tranne gli italiani, popolo mite che accetta ogni cosa passivamente facendo ‘spallucce’, ben diverso dai cugini francesi che se gli girano ti tagliano la testa. Da noi, l’unica cosa che si taglia è la pizza, però dipende dal coltello. Son vent’anni che l’Italia va indietro. Va indietro l’economia, l’industria, la società, la cultura. Nonostante questo, gli italiani imperterriti continuano a votare coloro che, ormai, si sono rivelati incapaci di invertire questa tendenza. Incapacità forse dovuta ai troppi padroni: dai retta a questo, dai retta a quello e va a finire che non si fa nulla. Basterebbe una folata di vento per farli cadere tutti quanti, ma non ditelo agli italiani: non serve, non vi ascolteranno. Si dice che in democrazia il popolo è sovrano. Forse è vero, ma non qui. Qui da noi il popolo è ancora suddito e come tale si comporta continuando a chinarsi ai padroni e ai padroncini. Gli italiani fan come quella canzone di Jannacci, quella che parla del Re che piange, del Papa che piange, del ricco che piange e il povero che ride. Mah, a me ‘sto povero sembra un po’ co ***one. Però, Jannacci ci ha preso in pieno: li conosce bene gli italiani. Agli italiani piacciono le ‘palle’, che siano bianche o nere o metaforiche purché siano palle. Ne abbiamo sentite a iosa di palle, di ogni tipo, di ogni colore e di ogni grandezza. E ancora ci crediamo. Forse speriamo nel ‘quarto uomo’. Un adagio dice: “Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso”. Facile a dirsi, ma molto meno a farsi. Eppure è più facile compiere questa prodezza che cambiare gli italiani. Non che siano cocciuti, è che sono impermeabili e permeabili allo stesso tempo. Si fanno passare le cose addosso, anche le fregature, con una nonchalance da far invidia alla regina Elisabetta e assorbono qualunque cosa gli venga propinata facendola propria e finendo per crederci. Il tutto agevolato da una memoria storica praticamente inesistente. Non si ricordano nemmeno che il tale politico è stato condannato l’altro ieri e lo fanno diventare ministro. Per non parlare dei tanti morti ammazzati per la patria e per l’onore. Ormai son morti, perchè ricordarli? Piuttosto che morire a Porta Pia, sul Piave, in Russia o nei lager avessero fatto un gol sarebbero passati a memoria imperitura. Stolti! Gli italiani dan credito a tutti, anche a chi ha dimostrato di essere un mentitore incallito. Non importa può sempre cambiare. Chissà magari stavolta dice la verità. Di verità ce n’è una sola, quella di prima quando parlavo di Jannacci. Però gli italiani no, son furbi loro, sono i più furbi del mondo. Credono con tutta la loro anima di fregarti e non importa se poi a essere fregati son loro, l’importante è crederci. Gli italiani son carne da macello, quando c’è qualche conflitto son lì pronti in prima linea. Operai, insegnanti, infermieri, artisti, studenti, pompieri, poliziotti, tutti in prima linea. Gli altri campano e loro crepano, crepa il lavoro, crepa la scuola, crepa la cultura, crepa la legge, crepa l’ambiente, e gli italiani stoici si immolano in silenzio per proteggere quei pochi che campano sempre, la classe eletta, i superuomini (e superdonne), i salvisti di professione che hanno i piedi al caldo e sempre ce li avranno, però piangono. Jannacci docet. Se qualche volta gli italiani si scansassero scoprirebbero quanto è bello salvarsi dall’ingordigia, dall’avidità, dalla disonestà, dal sopruso, dall’ipocrisia, dal moralismo, dall’ignoranza, dal razzismo. Ma che parlo a fare? Tanto gli italiani non si scanseranno mai.
(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)