
Le differenze tra
nord e
sud del mondo sono il principale problema del pianeta
Terra. La stessa
Chiesa cattolica ha più volte richiamato i governi occidentali ad affrontare la questione, in particolare quella relativa a una
redistribuzione delle ricchezze più equa ed efficace. Ecco per quale motivo insistiamo su una corretta interpretazione dei fatti storici relativi alla caduta del
muro di Berlino del
1989: non si è trattato affatto della vittoria del
capitalismo sul
socialismo 'coatto', bensì della
democrazia sui sistemi
assolutisti e
totalitari. Persino l'accusa di
relativismo che noi
laici abbiamo dovuto tollerare per anni
(sic!) discende da questo
'equivoco storico'. Il vero problema non è quello di rivolgere nostalgicamente il nostro sguardo verso un mondo diviso in blocchi contrapposti, in cui si confrontavano una
religione atea, il
comunismo, contro le
religioni vere e proprie. Si tratta, invece, di
rivedere tutta la nostra politica, in particolar modo nei confronti
dell'Africa. Occorre, cioè, ridisegnare una
'mappa' degli
aiuti ai Paesi del
'Terzo mondo', i quali non possono essere elargiti in base a progetti che favoriscono la
corruzione delle
burocrazie locali e degli
organismi internazionali. L'alternativa più valida sarebbe quella di coinvolgere i
contadini dei Paesi poveri a impostare uno
sviluppo agricolo 'meccanizzato', in grado di fungere da
'base' per il successivo
progresso industriale, a sua volta accompagnato da buone politiche
educative, culturali e
sociali. Una seconda questione riguarda una forma di
neo-colonialismo che l'occidente, in forme più o meno dissimulate, mantiene ancora oggi come atteggiamento politico complessivo, vincolando i
Paesi africani a subordinare la
campagna rispetto alle
grandi città. Ciò finisce con l'imporre ai contadini dei Paesi poveri dei
'prezzi politici', funzionali a calmierare, in particolare, quelli dei
prodotti alimentari. Ciò scoraggia la produzione di ogni
'surplus', costringendo i governi locali a indebitarsi con l'estero per l'importazione di
cereali e di
derrate alimentari, determinando altresì la
malnutrizione di milioni di esseri umani, soprattutto dei
bambini. Il
prezzo 'politico' favorisce le
burocrazie cittadine, che utilizzano le loro risorse interne a basso costo per poter
'consumare' beni superflui, imitando in forme
'caricaturali' il nostro modello di vita. Viceversa, il coinvolgimento dei
contadini e delle
unità produttive alla gestione della cosa pubblica e, nello specifico,
dell'economia, potrebbe generare un
surplus di
produzione agricola da immettere sui mercati internazionali, vincendo le resistenze dei
Paesi occidentali, i quali possono anche avere qualche barlume di ragione nel voler proteggere le proprie produzioni interne, ma poi non possono pretendere di
devastare i mercati dei
Paesi poveri. Stati che, quando vendono i loro prodotti alle nostre aziende a basso costo, nessuno dice niente, ma se si presentano direttamente sui mercati, come accaduto, per esempio, con la
Cina, ci inducono a invocare
protezionismi e
dazi doganali: se questa non è
ipocrisia, allora qualcuno venga a dirci di cosa si tratta... Per scardinare la dipendenza culturale dal
capitalismo più selvaggio e
ricattatorio dovremmo impedire, innanzitutto, quei processi di
'deculturazione' che spingono i Paesi poveri verso
un'urbanizzazione delirante. Inoltre, bisognerebbe combattere la formazione di
dittature o di
'elites' ristrette nei sistemi di governo asiatici e africani, coinvolgendo maggiormente le
giovani generazioni scolarizzate affinché gettino le fondamenta dei loro
sistemi democratici interni, superarando le antiche
diatribe etniche o
tribali. In poche parole, i problemi del cosiddetto
'Terzo mondo' dobbiamo risolverli, prima di tutto,
qui da noi, comprendendo che il livello di vita che conduciamo è fondato su una massa di
iniquità che non sarà possibile perpetuare in eterno. Sono queste le vere cause
dell'esodo 'biblico' proveniente dal continente africano: il nostro problema, oggi, è quello di dover
'restituire' a queste popolazioni ciò che, per tanti secoli,
abbiamo loro sottratto. Ma dato che una cosa del genere, esponenti come
Matteo Salvini o
Giorgia Meloni non la comprenderanno mai, nel loro
'delirio' piccolo borghese, noi
laici continueremo a farci
lunghe e grasse risate innanzi a
crisi, scontri e
dibattiti televisivi assolutamente
ridicoli, che evidenziano come la
selezione di una classe politica degna di questo nome sia, anche per il mondo occidentale, un
fattore determinante. Gli italiani possono votare per il
Partito che vogliono e il
leader che preferiscono, anche fosse un
ex calciatore, un
domatore di elefanti o un
personaggio 'disneyano' qualsiasi. Ma quando comprenderanno che i Partiti e gli esponenti politici veramente
all'altezza di questioni di questo genere e dimensioni sono divenuti
un'esigua minoranza, allora non solo rivaluteranno
l'Unione europea in quanto entità sovranazionale, ma costringeranno noi
laici, qualche
socialista sopravvissuto e il
'buon' Papa Bergoglio ad aggirarci vittoriosi tra le macerie di un Paese che non vuole mai
cambiare nulla, incapace di comprendere un problema qualsiasi poiché divenuto
'piatto', illogico, totalmente privo di
lungimiranza. Un panorama desolante, a cui gli
italiani del futuro, ovvero i
figli di immigrati nati sul
suolo italiano, dovranno mettere una
'pezza a colori', con quella stessa
umiltà e quella medesima
speranza che gli italiani dell'immediato dopoguerra avevano e che quelli di oggi
non possiedono più. Buone vacanze, carissimi italiani. Rilassatevi e divertitevi, prima che arrivi
l'uomo 'nero' che vi spaventa tanto.