
E' notizia di ieri che il presidente del
Partito socialista europeo ha sbattuto la porta in faccia al nuovo
Mpd - quella
'cosa' di sinistra del
4% stimato che rosica voti al buon
Pisapia invece di prenderli al
Pd - perché
"i socialisti europei non accettano nelle loro fila chi rompe l'unità dei progressisti". La domanda sul perché
Bersani & company smaniassero per entrare nel
Pse quando per anni, dopo la nascita del
Partito democratico, hanno rifiutato di entrarvi rimarrà senza risposta. O meglio, la risposta è già stata data dagli eventi. Si consuma così, a pochi giorni dallo strappo, un'altra umiliazione dell'uomo che
'smacchiava i giaguari' e le prendeva in diretta streaming dal
M5S e da due
'statisti' del calibro di
Roberta Lombardi e
Vito Crimi. Tuttavia, non sono questi i soli
'terremoti' che accompagnano le tristi ed esilaranti settimane politiche dell'italico cittadino: ci sono anche le esternazioni del
'piagnone' Di Battista, secondo il quale un ministro del
Pd che riceva un avviso di garanzia deve
dimettersi, mentre una
sindaca del
M5S che ne riceva ben
tre può stare al suo posto; c'è lo sprezzo del pericolo delle
inchieste ad orologeria, basate su
sigle e
iniziali che vengono attribuite a
questo o a
quello; c'è una situazione così fluida che chiunque fosse dotato di un minimo di cervello e di lungimiranza politica potrebbe prendere in mano le
'redini' e, se ne avesse voglia, far diventare la nostra penisola il
Paese straordinario che merita di essere. Ma cosa volete? Tra impegni con i
post su
Twitter, altri con i
post su
Facebook, la
'fotina' per
Instagram, la
'bacheca' per
Pinterest, una qualche parolina su
Tumblr e una
'sveltina' di fronte a una
webcam, di tempo per la
'roba' ordinaria, tipo
lavorare, ne rimane ben poco. Molto meglio
lamentarsi sui social che le cose non vanno, piuttosto che prendersi una
responsabilità. Ne deriva che, a parte i vari
catafalchi, razzisti, xenofobi, movimenti ultraterreni con sede in un
blog e
nuove sinistre che si
'scannano' per un punto percentuale, le uniche figure politiche in grado di dire agli italiani che fanno sul serio sono
Giorgia Meloni all'estrema destra e
Matteo Renzi all'estremo centro, che pare essere l'unica sinistra credibile e possibile. Seri e preparati quanto basta per gli
'standard' attuali,
Renzi e la
Meloni peccano entrambi quando esagerano: l'uno con le manifestazioni di
eccessivo ottimismo; l'altra quando va in tv con il trucco discreto che avrebbe una
'discotecara' alle prime uscite. Entrambe le cose minano la loro credibilità. Ed entrambi, al dialogo preferiscono lo
slogan e, in questo, va detto, certe
destre ignoranti - da quelle che governano
Roma a quelle che stanno al
Pirellone - riescono
meglio. Diverso è quando si ha la rara fortuna di sentirli argomentare di politica in luoghi dove possono manifestare la loro preparazione. Certo è che
due politici su decine sono un po'
pochini. Tra loro, nella
'terra di nessuno' occupata da chi grida più forte e le racconta più grossa, la possibilità di una vera forza
socialdemocratica che contribuisca, con puntiglioso progressismo, a riportare
l'Italia e gli
italiani là dove devono stare, riscoprendo i valori dell'uguaglianza e della partecipazione reale, non sembra emergere. Purtroppo, anche da quelle parti, dopo
posizionamenti a destra e a manca e
lotte fratricide, tutto
tace, anche in un periodo così
favorevole, dove basterebbe davvero poco per riconquistare la fiducia di chi, pur di avere un punto di riferimento, è disposto a tutto. Anche a guardare a
Beppe Grillo e
Matteo Salvini.