
Riguardo alla scomparsa di
Fidel Castro, possiamo solo affermare che giunge alla fine anche l'ultimo
'strascico' di
guerra fredda. Il
'900 in quanto
secolo orribile dell'umanità finisce qui, con le sue idee e le sue suggestioni. Dispiacque maggiormente, a suo tempo, la notizia della scomparsa di
Ernesto 'ché' Guevara, poiché si trattava, innanzitutto, di un
ottimo medico, di un
ragazzo colto, di un personaggio che realmente nutriva un profondo
sentimento di umanità nei confronti dei
'campesinos' latino-americani e della loro condizione di arretratezza.
Castro, invece, è stato semplicemente un
leader 'naif', assai pericoloso proprio per le sue prese di posizione estemporanee e imprevedibili, quasi umorali. Inoltre,
Castro si schierò con
l'Unione sovietica strumentalmente, concependo il socialismo come
'mantello ideologico' che potesse assicurargli il potere
'vita natural durante'. E così è stato: ben
'tristi figure' quelle dei segretari di Partito e dei capi di Stato
'a vita'. Laicamente, certi leader noi li paragoniamo a
papi, druidi, ayatollah o
sacerdoti messianici. Anzi, le
dimissioni di
papa Benedetto XVI del
2013 hanno segnalato una possibile
evoluzione delle
dottrine religiose, anziché di quelle politiche, in evidente fase
regressiva. Il mondo degli
anni '60 del secolo scorso stava vivendo un felicissimo
ciclo di sviluppo economico e di progresso tecnologico. Eppure, proprio a causa della
'scempiaggine' di
Nikita Kruscev e
Fidel Castro si rischiò il
'baratro' di una
guerra nucleare terrificante. Quel momento, quello della
'crisi dei missili a Cuba' del novembre
1962, pesa come un
'macigno' nel nostro giudizio, per gli stessi motivi per cui non abbiamo apprezzato, di recente, la scelta
'populista' di eleggere alla
Casa Bianca un
'outsider' come
Donald Trump. Questo continuo ricorrere a
figure 'esterne' alla politica rappresenta
un rimedio peggiore del male, in una fase in cui, crollate le vecchie
ideologie 'coattive', ogni ragionamento risulterebbe
aperto a
esperimenti e
'innesti' culturali assai più
libertari. Invece, ancora una volta buona parte del mondo preferisce rinchiudersi nei
sistemi semi-autoritari. Anche la
'deriva reazionaria' intrapresa dal leader turco,
Recep Tayyip Erdogan, ci piace ben poco, se non niente. Quando i sistemi tendono a chiudersi, ciò è quasi sempre
'prodromo' di ulteriori crisi politiche internazionali. Le ideologie di un tempo sembravano avere un senso, poiché si ponevano un
obiettivo strategico: erano cioè dotate di una
linearità 'apparente', come nelle
religioni. Ma quando i processi di
secolarizzazione hanno condotto l'umanità a prendere atto della loro
congenita 'doppiezza' si è
'sbandato' verso
l'eccesso opposto delle
demagogie 'leaderistiche', ai
'culti' della personalità, anziché mettersi di
'buzzo buono' a riformare e rafforzare le
democrazie partitiche per renderle più
umane e
trasparenti. Tornando a
Cuba, alla sua
'doppia economia' e al suo
turismo sostanzialmente
'sessuale', praticato dal mondo occidentale e giustificato con motivazioni
'pseudo-culturali' di amore verso il
socialismo egualitario, amiamo ricordare il modo a dir poco
'stravagante' in cui
Guevara divenne
ministro dell'Economia della bella isola caraibica. Ciò accadde per un mero equivoco:
Castro, durante una delle prime assemblee successive alla caduta di
Fulgencio Batista, aveva domandato se vi fosse
"un economista in sala". Guevara, seduto in quel momento in fondo alla stanza, aveva mal percepito la richiesta del
'leader maximo': convinto fosse stato chiesto se vi era
"un comunista in sala" aveva alzato la mano. Ma
Guevara era un medico e conosceva ben poco le leggi dell'economia. Perché in politica, la
competenza conta:
eccome se conta.