
Alla fine che m'importa di chi mi ascolta? Ciò che veramente m'interessa è poter manifestare tutto il mio sdegno, la mia rabbia, la mia invidia, la mia pochezza umana e intellettuale a scapito della tua libertà personale e della tua capacità di sopportazione. E se condisco tutto questo con la mia innata maleducazione, che mi porta ad accavallare le gambe spostandole continuamente da destra a sinistra, sbattendoti allegramente con le scarpe addosso come se non esistessi, che importa? Sono troppo impegnata a parlare dei "napoletani" che si sono appropriati del "mio" posto e che si rifiutano di alzarsi: tanto il treno è vuoto (hanno ragione loro: saremo in 50 su tutto il convoglio...) perché si stigmatizza sempre la responsabilità altrui. Sono i disastri del cattolicissimo senso di colpa. Cosicché, il malcapitato (lo scrivente, nel caso specifico) si vede costretto a lasciare lo scompartimento (e il 'mio' posto prenotato) dominato dalla 'squilibrata', per godersi con relativa tranquillità un viaggio di 5 ore. Se ne va dal capotreno, gli chiede se il posto che si è scelto in alternativa al suo è prenotato e, ricevuta risposta negativa, si sistema bel bello, senza isterismi, né 'dive' attorno. Diventa davvero sempre più difficile vivere civilmente in questo Paese.