
Il centrodestra italiano è ancora in tempo per riflettere sulla propria ragion d'essere, poiché possiede personalità ed energie, umane e politiche, interessanti, in grado di aprire un nuovo ciclo per l'intera nostra democrazia. Noi riteniamo necessaria - e persino urgente - una rifondazione dello schieramento conservatore italiano: un 'rilancio' basato sull'individuazione di alcuni contenuti laici e liberali che prendano in esame una nuova 'configurazione sociale' del Paese, respingendo definitivamente quello che Tocqueville definì "individualismo errato", totalmente imperniato sul mero possesso materialistico delle cose, figlio di una concezione distorta della democrazia. L'individualismo nasce come passione per la libertà, come sovranità dell'individuo che si libera da ogni dogma. Ma un individuo totalmente slegato dagli altri, indifferente al bene comune e all'interesse generale, oltre a declinare facilmente verso un 'superomismo' anacronistico, rischia di certificare la fine stessa dell'uomo libero, sinceramente autonomo. Nel centrodestra italiano, in questi ultimi due decenni è infatti emersa una concezione dell'individuo scarsamente progettuale, mai realmente sovrana: un atomo all'interno di una società massificata. Tale errore ha prodotto una mentalità 'indifferentista' alle esigenze sociali. E ha diffuso una cultura aziendalista e gerarchica della 'forma-Partito', realizzando una sorta di 'antitesi' della democrazia stessa. E' un errore a cui si può ancora rimediare, poiché la gran parte del mondo moderato italiano è sinceramente democratico: l'unico ed evidente problema che questa 'parte' deve saper superare è il necessario passaggio da un'accezione 'delegante' a un'idea progettuale e concretamente 'partecipativa' della democrazia. Un individuo che delega ogni cosa, che si occupa e preoccupa solamente dei valori tradizionali, esclusivamente legati al benessere del proprio nucleo familiare, incaricando di tutto il resto le gerarchie partitocratiche, rinuncia, di fatto, alle possibilità e alle grandi potenzialità dello stare insieme, del partecipare attivamente alla vita democratica del Paese, a una gestione corretta della cosa pubblica. E' questo l'equivoco di fondo che sta tenendo lontani milioni di cittadini moderati, già da qualche tempo rifugiatisi nell'astensione. Un centrodestra ancora attraversato da demagogie post ideologiche e faziosità autoritarie finisce col considerare i cittadini dei semplici sudditi, tradendo i reali bisogni dell'individuo democratico. Noi abbiamo spesso criticato, dalle colonne della presente testata, questa 'maggioranza silenziosa' del nostro Paese. Ma per quanto familista e ripiegata sul privato possa risultare, essa non è affatto composta da 'cretini'. Un centrodestra colto 'in flagrante' nel considerare i cittadini una massa di 'atomi', privi di effettive relazioni sociali, sta faticando moltissimo nel liberarsi dalla 'trappola' del 'dispotismo morbido', in apparenza tutelante, ma in realtà scarsamente attento nel sostenere le speranze di emancipazione, sociale ed economica, di tanti italiani, finendo con l'apparire esso stesso uno schieramento lontano e indifferente, 'scollato' dai problemi concreti della società. La rinascita del mondo conservatore italiano potrebbe, invece, passare esattamente da qui: da un ritorno alla realtà, da un 'risveglio' che lo affranchi da faziosità e astrattezze, dimostrando di possedere la consapevolezza di come la democrazia sia un contesto niente affatto scontato o meramente assodato, bensì un bene comune da coltivare e sviluppare in tutte le sue potenzialità, valorizzando le differenze anziché guardarle con sospetto. I mali della nostra democrazia si affrontano riproponendo la sfera pubblica del confronto, ricostruendo il rapporto tra individualità e società, intervenendo propositivamente sul terreno dei diritti civili e delle nuove libertà pubbliche. Questo è quanto si chiede ai tanti amici, che tali consideriamo, del centrodestra italiano: niente di più.