Vittorio LussanaIl centrodestra italiano è ancora in tempo per riflettere sulla propria ragion d'essere, poiché possiede personalità ed energie, umane e politiche, interessanti, in grado di aprire un nuovo ciclo per l'intera nostra democrazia. Noi riteniamo necessaria - e persino urgente - una rifondazione dello schieramento conservatore italiano: un 'rilancio' basato sull'individuazione di alcuni contenuti laici e liberali che prendano in esame una nuova 'configurazione sociale' del Paese, respingendo definitivamente quello che Tocqueville definì "individualismo errato", totalmente imperniato sul mero possesso materialistico delle cose, figlio di una concezione distorta della democrazia. L'individualismo nasce come passione per la libertà, come sovranità dell'individuo che si libera da ogni dogma. Ma un individuo totalmente slegato dagli altri, indifferente al bene comune e all'interesse generale, oltre a declinare facilmente verso un 'superomismo' anacronistico, rischia di certificare la fine stessa dell'uomo libero, sinceramente autonomo. Nel centrodestra italiano, in questi ultimi due decenni è infatti emersa una concezione dell'individuo scarsamente progettuale, mai realmente sovrana: un atomo all'interno di una società massificata. Tale errore ha prodotto una mentalità 'indifferentista' alle esigenze sociali. E ha diffuso una cultura aziendalista e gerarchica della 'forma-Partito', realizzando una sorta di 'antitesi' della democrazia stessa. E' un errore a cui si può ancora rimediare, poiché la gran parte del mondo moderato italiano è sinceramente democratico: l'unico ed evidente problema che questa 'parte' deve saper superare è il necessario passaggio da un'accezione 'delegante' a un'idea progettuale e concretamente 'partecipativa' della democrazia. Un individuo che delega ogni cosa, che si occupa e preoccupa solamente dei valori tradizionali, esclusivamente legati al benessere del proprio nucleo familiare, incaricando di tutto il resto le gerarchie partitocratiche, rinuncia, di fatto, alle possibilità e alle grandi potenzialità dello stare insieme, del partecipare attivamente alla vita democratica del Paese, a una gestione corretta della cosa pubblica. E' questo l'equivoco di fondo che sta tenendo lontani milioni di cittadini moderati, già da qualche tempo rifugiatisi nell'astensione. Un centrodestra ancora attraversato da demagogie post ideologiche e faziosità autoritarie finisce col considerare i cittadini dei semplici sudditi, tradendo i reali bisogni dell'individuo democratico. Noi abbiamo spesso criticato, dalle colonne della presente testata, questa 'maggioranza silenziosa' del nostro Paese. Ma per quanto familista e ripiegata sul privato possa risultare, essa non è affatto composta da 'cretini'. Un centrodestra colto 'in flagrante' nel considerare i cittadini una massa di 'atomi', privi di effettive relazioni sociali, sta faticando moltissimo nel liberarsi dalla 'trappola' del 'dispotismo morbido', in apparenza tutelante, ma in realtà scarsamente attento nel sostenere le speranze di emancipazione, sociale ed economica, di tanti italiani, finendo con l'apparire esso stesso uno schieramento lontano e indifferente, 'scollato' dai problemi concreti della società. La rinascita del mondo conservatore italiano potrebbe, invece, passare esattamente da qui: da un ritorno alla realtà, da un 'risveglio' che lo affranchi da faziosità e astrattezze, dimostrando di possedere la consapevolezza di come la democrazia sia un contesto niente affatto scontato o meramente assodato, bensì un bene comune da coltivare e sviluppare in tutte le sue potenzialità, valorizzando le differenze anziché guardarle con sospetto. I mali della nostra democrazia si affrontano riproponendo la sfera pubblica del confronto, ricostruendo il rapporto tra individualità e società, intervenendo propositivamente sul terreno dei diritti civili e delle nuove libertà pubbliche. Questo è quanto si chiede ai tanti amici, che tali consideriamo, del centrodestra italiano: niente di più.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Alice - ITALIA - Mail - lunedi 15 dicembre 2014 12.2
Bell'analisi, aspettiamo quella che chiede Massimo, anche se, in realtà, ricordo che lei ne ha proposta una interessante un po' di tempo fa...
Alba - Fabrica di Roma (Vt) - Mail - lunedi 15 dicembre 2014 11.58
Condivido molte cose di questo scritto.
Cristina - Milano - Mail - lunedi 15 dicembre 2014 11.57
Grazie: lei ha proprio ragione.
Renzo - Milano - Mail - lunedi 15 dicembre 2014 0.18
Potrebbe essere così con una cultura diversa da quella esistente oggi in Italia... dove la politica è soprattutto intesa come una valvola di accesso al potere che ammette solo gente disposta ad arrembare e a scommettere, e fare le scarpe a chiunque nei modi più deteriori e falsi. La dx italiana (ma anche la sx) non è matura per concepire una idea di individualismo sano e capace come lo tratteggia lei. Il potere è ricerca prima e assoluta per la dx come per la sx. E questo aspetto è favorito da una realtà pseudo-culturale di basso livello, che fa della politica una materia per arrivisti senza scrupoli. Fin tanto che sarà così, io non credo che quella parte di italiani che si astengono, che si ritraggono, possano trovare terreno favorevole verso un confronto aperto e costruttivo. Inoltre, il troppo tempo trascorso ai ripari e senza motivi veri che quello di vedere la politica terreno infido e marcio non danno la forza e la convinzione di uscire allo scoperto su un terreno in cui vince solo chi non ha regole morali ed è inaridito da una cultura vecchia e stantìa... Sarebbe un terreno su cui venire travolti, come dimostra la attuale società italiana, privata di risorse morali e culturali.
Massimo - Roma - Mail - domenica 14 dicembre 2014 23.37
Quando scrive qualcosa su come deve fare ed essere la sinistra in Italia? La destra italiana è quello che è, lo sappiamo, è la sua natura, altrimenti non sarebbe una destra, ma la sinistra, in Italia, dov'è? Come dovrebbe essere? Cosa fa? E cosa dovrebbe fare?
Carlo Cadorna - Frascati - Mail Web Site - domenica 14 dicembre 2014 17.23
Ammesso che oggi sia ancora attuale parlare di schieramenti in termini tradizionali, mi pare che il centro-destra è morto con il pareggio di bilancio: prima nel 1884 dopo essersi svenato per dotare il Sud delle infrastrutture indispensabili, poi nel 1956 per mano di una banda che voleva rubare i soldi dell'ENI e poi dell'ENEL. Quello di B. era un centro-destra finto in funzione anticomunista. La cultura liberale è oggi quasi sconosciuta.


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