Immaginiamo di camminare su una spiaggia
dell’Oceano Pacifico. I granelli di sabbia bianca sotto ai nostri piedi sono ricoperti da piccoli resti erosi di conchiglie, pezzi di
calcite emersi dalle acque grazie alle
maree e a
piccoli paguri, sempre in movimento alla ricerca di nuove case da trasportare con sé. Con lo sguardo si può scorgere, tra le acque cristalline, le
ghiotte tartarughe in cerca di
alghe direttamente dalle mani dei turisti, che ben volentieri le alimentano in cambio di qualche
selfie. Piccoli
squali bebè nuotano intorno a una
barriera corallina, che si trova poco più in là. Ciò di cui, però, non si ha
consapevolezza, durante queste splendide passeggiate, è che i
coralli non si trovano solo nella
linea costiera, brulicante di vita, che si trova di fronte ai nostri occhi, ma anche sotto ai nostri stessi piedi. Difatti, l’isola in cui ci troviamo è anch’essa
formata da coralli. E la maggior parte delle forme di vita che abitano questa terra emersa dipendono da questi splendidi
invertebrati marini. Animali invertebrati dalle caratteristiche inusuali, i
coralli hanno destato sin da subito una certa curiosità tra gli esseri umani. Ma come tutte le cose sconosciute e misteriose, ci è voluto del tempo prima di arrivare a una quanto minima
comprensione. Dapprima, i
geologi, nel
XVIII secolo, iniziarono ad analizzare ciò che sembrava essere una particolare formazione di
rocce di calcite, formatesi nel mare. Solamente un centinaio di anni dopo, anche i
biologi iniziarono a studiare l’incredibile
biodiversità che si generava intorno a essi, per poi scoprirne i funzionamenti. Il primo scienziato che spiegò il
meccanismo semplicizzato della formazione dei
coralli intorno alle zone vulcaniche sottomarine fu
Charles Darwin. In pratica,
Darwin osservò che i
coralli sono
organismi viventi che formano
esoscheletri calcarei, grazie alla loro interazione con gli
ioni di carbonato presenti nell'acqua di mare. Man mano che i
coralli crescono e si riproducono, gli
esoscheletri si accumulano, formando
strutture solide chiamate
polipi corallini. Essi hanno una
simbiosi molto particolare con
piccole alghe, note come
'zooxantelle', che vivono all'interno dei loro tessuti. Queste
alghe sono responsabili della produzione di
energia attraverso la
fotosintesi, che fornisce nutrimento ai
coralli stessi. Grazie a questa preziosa collaborazione, i
coralli possono sopravvivere e crescere nelle acque marine poco profonde. Ma come può un accumulo di
coralli dar vita a
un'isola intera? La risposta sta nel
tempo e nel
processo di accrescimento dei
coralli. Durante lunghi periodi di tempo, l'accumulo di
esoscheletri di corallo formano delle
macchie e delle
barriere coralline che si estendono per chilometri. Queste strutture possono diventare abbastanza grandi da
emergere dall'acqua e formare le
isole coralline che conosciamo. Esse sono tra le
meraviglie della natura, perché ospitano una
biodiversità unica, che include non solo i
coralli stessi, ma anche una vasta gamma di
specie marine e
terrestri. Tuttavia, gli
ecosistemi corallini sono delicati e vulnerabili agli effetti del
cambiamento climatico, dell'inquinamento e
dell'attività umana. È importante proteggere e preservare questi
habitat unici, al fine di garantire la sopravvivenza sia dei
coralli, sia delle
specie che dipendono da essi. Il mondo dei
coralli è affascinante e complesso: questi
invertebrati marini, infatti, svolgono un
ruolo cruciale nella formazione di
isole coralline e supportano una vasta gamma di vita. Ed è nostro dovere
apprezzare e
proteggere questa
meraviglia naturale, così da garantire la continuazione della bellezza e della
biodiversità dei coralli sul nostro pianeta. I quali, purtroppo, stanno sempre più
degradando.